La morte e il tassista

L’ennesima morte di un collega a Firenze non solo ci addolora profondamente ma pone un riflettore su un problema che non può più essere ignorato, soprattutto dai cosiddetti rappresentanti della categoria alcuni dei quali sembrano  in ferie tutto l’anno: la tutela della salute dei tassisti per via legislativa e il riconoscimento immediato del lavoro usurante a cui siamo sottoposti.  Nell’ambito di una progressiva cancellazione dei diritti dei lavoratori, sempre più giustificata con lo spread e le follie neoliberiste spacciate per verità rivelate, la nostra categoria riesce persino ad andare controtendenza: mentre i dati degli infortuni mortali sul lavoro per la prima volta dopo molti anni sembrano regredire, forse perché i lavoratori sono sempre meno, noi riusciamo nel silenzio totale e nell’assenza completa di qualsiasi statistica ad accumulare decessi per cause “naturali” ictus, infarti, malattie respiratorie. E’ questo, ancor prima di tutti gli altri temi che dovranno costituire la piattaforma da consegnare all’authority o a chi per essa, il primo problema da porre sul tappeto del governo. A meno che le forze del libero mercato evocate ogni giorno sui principali quotidiani nazionali ritengano la morte dei tassisti naturale e leggera come una piuma.

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