Non c’è più niente da liberalizzare

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Giovedì 29 Dicembre 2011, una istantanea dei taxi fermi in alcuni posteggi di Milano:

via Arcimboldi: il primo taxi sta attendendo da 71 minuti

largo Boccioni: il primo taxi sta attendendo da 80 minuti

via Briosi: il primo taxi sta attendendo da 61 minuti

via Caldera:: il primo taxi sta attendendo da 49 minuti

piazza Corvetto: il primo taxi sta attendendo da 62

via Farini: il primo taxi sta attendendo da 40 minuti

piazza Fontana: il primo taxi sta attendendo da 44 minuti

piazza Frattini: il primo taxi sta attendendo da 60 minuti

stazione porta Genova: il primo taxi sta attendendo da 41 minuti

via Liberazione Corsico: il primo taxi sta attendendo da (contatore fuori scala, ha superato 99 minuti)

Milano Fiori: il primo taxi sta attendendo da (contatore fuori scala, ha superato 99 minuti)

Corsico piazza al Ponte: (il primo taxi sta attendendo da (contatore fuori scala, ha superato 99 minuti)

37 commenti

  1. Pensate che con la liberazione sarebbe sempre cosi meditate gente meditate forse col salone del mobile qualcosina meno!!!!!

  2. Confermo quanto detto dal Collega Mi11…anche a Firenze è il delirio….lavoro… 0, il lato positivo (se così lo possiamo chiamare) è che l'”attentato” che ci stanno preparando Monti & Co. è diffuso in modo capillare anche trai colleghi meno attenti alle questioni della categoria, così da preparare tutti alla “battaglia” nessun escluso.

  3. Ore 23.54 posteggio stazione sono terzo da60 minuti che gioiaaaaaaa! Ciao ragazzi b lavoro

  4. Curioso Giove 75 ma e quel collega o penso qualcosa in piu che scrive in modo particolare magari Marco ha capito io e un po’ che lo seguo anche su facebook

  5. Invece di lamentarvi, usate il tempo che la vostra brama di denaro vi regala per diffondere il blog, parlare ai colleghi assiderati, prepararvi per gennaio, febbraio, marzo, aprile……..

  6. Ma di cosa vi meravigliate io sono fermo in torricelli da mezzanotte sono quasi le 2 e sono ancora qui magari o forse per le 6 vado via o con un cliente o a casa!!!!!!!!!

  7. A Bologna non abbiamo il vostro radiotaxi l’avevamo prima di quello che abbiamo montato adesso però i risultati sono uguali se faranno le liberalizzazioni bisogna chiedere al Comune di appartenenza se ha delle aere disponibili per ospitarci tutti quanti.

  8. Marcegaglia, datti pace! Non ci sono più margini. Confindustriali tutti, vi toccherà lavorare!
    Che disdetta!

  9. liberalizare i taxi e l’italia si salva dal debito le corse costeranno meno si creeranno posti di lavoro( di pezzenti) questo fanno credere alla gente e molti ci credono… certo è che monti..”mariolino” non taglia e non prevede di tagliare lavoragine di spese dello stato che generano il debito e così non ci sar à mai fine …! bravo “mariolino” stai facendo gli intressi delle banche dei massoni dei grossi gruppi industriali e finanziari w l’italia!!!!

  10. ma mi sono distratto (l’humor sullo spread mi ha fatto sbellicare chiaro) o nel comunicato di ieri di Monti non ho sentito di tagli agli sprechi della politica, o di far pagare l’ici anche alle banche? e di altre cosucce a sei zeri…

  11. “Se l’insalata costa di più perché l’IVA è aumentata, io ne vendo di meno, ma la benzina che metto nel furgone quando vado all’ortomercato adesso è più cara, anche se carico 10 cassette invece di 20!”, mi dice il fruttivendolo. Lo stesso giorno, in ascensore, incontro il vicino del piano di sopra: “A fine gennaio non mi rinnoveranno il contratto alla Coop e quindi venderò la macchina perché non so con cosa pagare l’assicurazione”. Siamo in recessione e sarà dura “quasi” per tutti. Le ragioni sono state spiegate e rispiegate, ma quel “quasi” fa la differenza e chi governa un paese non può non sapere che, quando la maggior parte dei cittadini è allo stremo, prima di chiedere “ancora uno sforzo”, occorre dare almeno l’impressione che i primi a “sforzarsi” siano proprio coloro che decidono per tutti. Corrado Passera è Ministro dello Sviluppo, Infrastrutture, Trasporti e i suoi ministeri dovranno, più di altri, partorire una crescita che per ora non si intravede. Considera giustamente prioritario saldare i debiti della Pubblica Amministrazione e pensa di farlo con i titoli di stato. Obiezione: l’azienda creditrice con questi titoli potrà pagare gli stipendi ai suoi dipendenti? In caso affermativo, perché non allargare questa modalità al mensile degli onorevoli…

    Come ministro deve controllare e decidere se finanziare quelli che fino a ieri erano suoi clienti o soci nella grande industria italiana (dall’editoria alle telecomunicazioni, dai trasporti al settore energetico). Lo farà nell’interesse generale, della banca o di questa o quella società partecipata? Tra l’altro la crisi è stata generata anche da quel potere finanziario che lui prima deteneva, e allora ci chiediamo: non c’era proprio nessun altro all’altezza di quell’incarico? Certamente sì, ma Monti ha scelto Passera e Passera ha accettato. Per sistemarsi, visto che per le banche non sono più i tempi delle vacche grasse? O per spirito di dedizione alla grande causa? Poco importa, ma se davvero gli sta a cuore l’uscita dalla palude, ha l’opportunità di dimostrarlo liberandosi subito di tutti quei vischiosi, possibili conflitti. Le ombre e i sospetti uccidono e, in questo momento, la forma è anche sostanza.

    Possiede 7 milioni e mezzo di azioni di Intesa San Paolo: le venda domattina, invece di continuare a dire “Le venderò”. Capiamo che è una disgrazia, perché quando le ha comprate valevano di più, ma è un gesto che l’avvicinerebbe a tanti disgraziati veri. Inoltre ci toglierebbe il pensiero obliquo che, da azionista di Intesa, possa interferire nelle scelte che rigurdano NTV, la società di Montezemolo e Della Valle (di cui Intesa possiede il 20%), che dovrebbe partire a gennaio e far concorrenza a Trenitalia. Poi c’è lo 0,11% di partecipazioni nel Campus Biomedico Spa, una società per azioni con sede a Milano, legata all’omonima università privata di Roma, con annesso Policlinico, nata nel ’93 per volontà dell’Opus Dei. Certamente il suo investimento ha ragioni etiche e non di profitto, ma siccome questa società è legata a un’università e a un centro di ricerca che ruotano nell’orbita dei finanziamenti pubblici, sarebbe bene che il ministro ne uscisse. Anche per indicare la volontà di un distacco da un mondo (quello dell’Opus Dei) che non brilla per trasparenza, parola che invece il Ministro usa spesso. Dovrebbe liberarsi anche di quel 10.77% del Day Hospital International Srl che sta ad Aosta ed appartiene al gruppo D.H.I. Dovrebbe essere un centro diagnostico e forse anche una clinica privata. Il centro era nato per mandare gli eventuali utili alla sanità africana, ma sembrerebbe in perdita e quindi nulla di fatto per gli Africani.

    Nella sua storia professionale c’è una liquidità consistente parcheggiata per una decina d’anni nella zona franca di Madeira (come ha recentemente scritto Gerevini sul Corsera), perché facendosi due conti era più conveniente. C’è il fratello piazzato nel cda della NH hotel, a zero stipendio ma a grande conflitto, visto che Intesa è azionista al 44%. Poi c’è l’eredità della famiglia d’origine, un 33% della Lariohotels Spa, che a sua volta ha una piccola quota dell’hotel Villa d’Este di Cernobbio (dove ogni anno si riunisce il gotha di finanza, politica e imprenditoria). Anche da questo sarebbe opportuno allontanarsi per sgombrare il campo da malignità. La maggioranza della società Villa D’Este (il più lussuoso albergo del mondo) la compra Loris Fontana, l’operazione è finanziata da Intesa, che sta anche nel patto di sindacato. Nulla di male, se questo non sembrasse il surrettizio controllo dei grandi alberghi del lago di Como. Il gruppo Fontana poi lo ritroviamo nella cordata Alitalia.

    E su Alitalia val la pena di rinfrescare la memoria: nell’estate del 2008, Intesa San Paolo, ex alleata di Air One, viene nominata da Berlusconi advisor di Alitalia. L’Amministratore Delegato Corrado Passera deve fare un piano e trovare una cordata. ll piano si chiama “Fenice” e prevede che debiti, passivo ed esU…i siano a carico dello Stato, mentre l’attivo finisca dentro una nuova società, che si fonda con Air One. La cordata nasce il 27 agosto e si infila in uno strumento già esistente e messo a disposizione da Intesa, che si chiama Cai (una srl che prima produceva passamaneria..). Intesa da advisor diventa socio e fra i soci c’è pure Air One, il che significa: fine della concorrenza sulla rotta Roma–Milano. Ciò è vietato dalle norme antitrust, ma il giorno dopo – con un decreto ad hoc – le norme vengono sospese. Intesa, amministrata da Passera, è stata quindi prima advisor, poi socia e sicuramente anche creditrice di alcuni soci, compresa Air One. A valutare Alitalia per conto del governo, invece, c’è Banca Leonardo, che ha dentro alcuni dei soci che comprano: Benetton, Ligresti, Tronchetti Provera…

    Insomma,una storia che di regole, trasparenza e libera concorrenza – di cui oggi il ministro si riempie ogni giorno la bocca – ne ha ben poca. A tre anni di distanza, mentre stiamo ancora pagando i debiti di Alitalia, è possibile che debba prendere posizione sulla fusione con Air France o sul destino stesso dell’azienda. Ecco, con questo curriculum, perché oggi dovremmo pensare che il Passera-super Ministro sarà “sopra le parti”? E’ veramente difficile ma, non avendo alternative, si può fare uno sforzo, a condizione che ne faccia uno anche lui: quello di liberarsi di tutti gli ingombri. Subito, non quando gli fa comodo, visto che ai comuni cittadini non è stato concesso di scegliere quando prendersi la mazzata. Dimostri che anche nel suo ambiente si possono avere ideali nobili. Coraggio, ci stupisca!

    Milena Gabanelli e Giovanna Boursier
    28 dicembre 2011(ultima modifica: 30 dicembre 2011 | 7:20)

  12. Rimando tutti gli internauti che leggono solo l’ultimo post al mio commento sul discorso di Monti nel post precedente#52 .
    Supponiamo che voi tassisti, invece di aspettare come il nostro amico in Torricelli 2 ore i fantasmi la notte del 30 dicembre aveste scelto un mestiere più intelligente: il tosatore. Avreste subito scoperto che usando delicatamente le cesoie le pecore si fanno tosare sempre e manco se ne accorgono. Ma se vi capita un imprevisto, e dovete tagliare più pelo del solito, quelle prendono freddp e cominciano ad agitarsi. Allora che si fa? Le si divide per piccoli gruppi e si preparano recinti diversi. Poi si va di recinto in recinto. Certo sono già state tutte tosate, ma in questo modo assiderano una per volta. E sopratutto, vedendo assiderare le altre si convincono dell’ineluttabilità del proprio destino. Così se anche alla fine rimanessero completamente prive di lana ma ancora vive sarebbero persino felici. Tanto la licenza l’hanno già pagata. Buona attesa nei posteggi.

  13. ragazzi ci pensate se ci liberalizzano come saranno i nostri posteggi con lunghe code di taxi (parlo di milano) che non ci staremo da nessuna parte, poi arriva il vigile che ti manda via, tipo in LOtto in Carrobbio, pensate in centrale che lasciamo i clienti e non riusciamo più ad uscire (lato miki) in duomo con code che arrivano in Mazzini in Babila poi che si ricongiunge con Tricolore in 5 Giornate in LOdovica che già adesso molte volte non riusciamo ad entrarci x i troppi taxi, e poi via scorrendo con tutti gli altri posteggi di Milano e delle altre città. Pensiamoci e arrovelliamoci.

  14. Si ma a quanto pare a Monti non gliene frega niente, ma i nostri rappresentanti non ci dicono Piu niente? Ci lasciano in balia del nostro panico?

  15. Ho lavorato dodici anni con il sistema della microtec: vi aasicuro che quando si vedono dei minutaggi del genere e’ una vera tristezza.Chiamate i presunti tecnici del governo e’spiegate che il taxi driver e’ fermo al freddo e senza introito.Se questa e’ una lobby e una vera lobby di ….a.Ciao e buona fine d’anno.Toro 13 Bologna.

  16. Certo che se la preoccupazione dell’essere liberalizzati, sta nel non trovare piu’ posto nei posteggi… andiamo bene!
    Giusto per tranquillazzare i piu’, e per darvi qualcosa da leggere e su cui riflettere nelle lunghe attese ai posteggi, allego due link di due nostri sindacati.
    Due per la par condicio, visto che sono politicamente posizionabili in parte opposte del panorama politico italiano.
    http://www.unicataxifirenze.com/node/639
    http://www.uritaxi.it/portaltest/?q=node/1980
    Questo per farci capire che nessuno sta dormendo sugli allori, NESSUNO!

  17. delta17 » Grazie. Veramente stupendo il lavoro che fanno i colleghi per informarci di quello che succede nel panorama taxi italiano. Fieri di essere al centro dell’attenzione con taxistory!

  18. Ok amici visto che le metafore qui funzionano poco: una trattativa la si fa innanzitutto decidendo il terreno e buttando esche per i pesci: ti dico che entro il 23 gennaio, massimo 30. devi decidere e sparo cazzate sulla doppia licenza. Tutti i furbi, quelli che a noi non ci tocca nessuno, quelli che io la licenza l’ho già pagata, quelli che al supermercato si sta peggio e via delirando sono già pronti a beccarsi in faccia la liberalizzazione degli ncc, il 20% delle licenze in più, l’apertura dei turni e Dio solo sa quante altre schifezze. Hanno già vinto e il mandato alle organizzazioni sindacali più misteriose che abbia conosciuto nella mia vita possono cedere quel che gli pare e hanno vinto. SVeGLIATEVI LA TRAttativa e’ gia’ cominciata e noi abbiamo solo da perdere E NIENTE DA GUADAGNARE. a meno che cominciate TUTTI A CAPIRE DI AVERE RAGIONE E CHE AL TAVOLO CI SI VA PER DARE E PER PRENDERE CIOE’ PER SCAMBIARE E CHE LA FORZA DEI TASSISTI L’HANNO IN MANO SOLOI TASSISTI, E CHE I RAPPRESENTANTI RAPPRESENTANO SE RAPPRESENTANO E CHE LO DECIDIAMO NOI, MOMENTO PER MOMENTO QUELLO CHE SI DEVE O NON SI DEVE FARE. sE NO, AMICI, IO UN ALTRO LAVORO LO TROVO DI CERTO. UN CARO SALUTO

  19. Tanto semplice e convincente e condivisibile dall’utenza l’intervento di Bittarelli su SKY quanto lucida e determinata la disamina di CGIL a testimonianza che la politica quando tramite organizzazioni sindacali anche contrapposte si occupa di LAVORO VERO rimane come ora armonica.
    L’azione congiunta dei nostri sindacati a loro volta colleghi lavoratori e la nostra compattezza ci permetteranno di proseguire la nostra attivita’ che portiamo avanti con passione e professionalita’ nonostante alle quotidiane difficolta’ si aggiungono le variabili apportate dal tecnocrate di turno.
    CALMA & GESSO & RIFLESSI PRONTI

  20. SE nn erro, mi sembra…..
    @marco, nn so perche m hai censurato, solo perche nn sono d accordo con questo topic?

    scriviamo che nn abbiamo lavoro, quando la citta è deserta, m sembra ovvio, c sono giorni peggiori e giorni migliori, fa parte del lavoro, cmq se vuoi censurare censura, poco democratico cmq.

  21. chrichri » ??? Di tuo non mi risulta niente nel cestino, neanche per errore. Sicura di avere ricevuto l’ok del server quando hai postato? Comunque ti assicuro che l’ultima settimana dell’anno degli ultimi 21 anni di lavoro che ho fatto non è mai stata così magra.
    Qualcuno può confermare o smentire?

  22. Io mi sono segnato gli incassi degli ultimi tre dicembri.
    Stesso turno stesse ore stessa radio settimana antecedente il Natale -20% settimana dopo il Natale -25%.
    Il giorno 26 mi concedo sempre una sciata ristoratrice a Cervinia dove conosco un responsabile delle casse skipass mi ha detto di un calo altamente preoccupante,il 27 ho portato un amministrativo del Coin mi parlava di un -30% il dicembre un mio amico titolare di un negozio di elettrodomestici mi confida un -25% il dicembre non vedo perche’ noi che siamo un preciso termometro dovremmo esserne indenni.
    La manovra natalizia ha avuto un immediato ed istantaneo EFFETTO PANICO e l’abbiamo visto anche dal traffico.L’uomo comune non ha apprezzato l’effetto immediato e recessivo della manovra che gli ha messo le mani in tasca di conseguenza e’ estremamente scettico e guardingo su quanto succede e questo e’ avvertito dalle forze politiche che nel momento piu’ a loro confacente lo faranno traballare.

  23. confermo,negli ultimi 10 anni questa è la peggiore tanto che dopo 4 ore di lavoro e 17,60€ di incasso lordo ho deciso di tornare a casa…..

  24. Koolaas, non e’ detto che se non si commentano le tue metafore non si capiscano, anzi funzionano bene e servono ! Che tu possa trovare posto di lavoro e’ facilmente prevedibile ma e’ altrettanto facilmente prevedibile che ti roda il cu.o perdere il capitale speso per la licenza o buona parte di esso ! Quindi lasciamo perdere polemiche, stiamo uniti in riga, pedaliamo insieme e soprattutto continuiamo a mettere sale sulla coda ai nostri sindacati !

  25. Contro l’ideologia delle liberalizzazioni

    Incurante dei referendum, il governo dei professori avanza nella battaglia contro le «lobby» che frenerebbero il libero mercato. Bisogna rompere l’egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzione

    Con una mancanza di fantasia e di senso della realtà davvero sconcertante, il governo tecnico dichiara di voler incardinare la fase 2 della sua azione sulle liberalizzazioni. Fra i massimi responsabili della crisi globale e del degrado italiano, ai soliti notai e taxisti romani, si aggiungono così, con Repubblica in prima fila, anche i farmacisti, gli avvocati, gli edicolanti. Incurante del senso politico del voto referendario che chiedeva di “invertire la rotta” proprio rispetto al trend neoliberale di privatizzazioni e liberalizzazioni, il governo dei professori promette di dare battaglia alle lobby che minano la nostra capacità di “crescere e di competere” sui mercati globali.

    Con toni diversi sono intervenuti in questi giorni Massimo Mucchetti sul Corriere e Luigi Zingales sull’Espresso. Il primo avanza dubbi quantitativi (condivisibili) sull’urgenza e l’importanza delle liberalizzazioni nei detti settori, che riguarderebbero poche centinaia di milioni di euro, rispetto alla vera “ciccia” che sta altrove, in particolare nel mercato dell’energia e in quello dei trasporti pubblici dove “ballano” le decine di miliardi (qui per la verità balla pure l’esito formale del referendum contro il decreto Ronchi che non riguardava affatto solo l’acqua: ma di questo dopo Napolitano anche Monti pare volersene fare un baffo). Il secondo, con il solito tono di gratitudine sconfinata per quel sistema universitario americano che lo ha salvato dal precariato accademico, racconta di un’Italia profonda in cui “i notabili” (farmacisti, avvocati, notai e banchieri provinciali) perdono il loro tempo a prendere l’aperitivo al bar (dove non si rilascia lo scontrino) per piazzare i propri figli, invece di “produrre” facendo crescere il Pil e partecipare davvero alla competizione globale.

    Purtroppo anche sul nostro giornale Pitagora non era stato troppo distonico (per fortuna ci siamo riscattati con un Robecchi insolitamente amaro): di liberalizzazioni si parla tanto ma poi non si fanno, proprio come se si stesse parlando di roba per sua natura giusta e desiderabile ma che le contingenze del mondo reale (soprattutto del mondo italico) snaturano e corrompono. Mala tempora currunt se questi discorsi si sentono anche a sinistra (e non intendo il Pd che ne è brodo di coltura).

    È dunque una vera e propria cultura egemonica, un’ideologia ci dice Mucchetti, quella che va superata. Un’ideologia ben più pervasiva di quella un po’ estremista e tutto sommato innocua dei Chicago Boys de’ noantri (gli stessi bocconiani al governo sanno che la politica non è una tabula rasa e in qualche modo trattano) che pervade anche chi ben sa (come lo stesso Mucchetti o come Pitagora) che l’economia politica non è un esercizio di astrazione matematica. Per essere intellettualmentre liberi e critici occorre oggi sforzarsi di superare la visione competitiva dell’esistenza, che misura la vita con parametri quantitativi, inducendo senso di colpa in chi non produce o produce meno di quanto potrebbe. Bisognerebbe finalmente rendersi conto che un mondo bello non è una miniera in cui viene premiato il compagno Stakanov ed in cui le menti migliori, come ci dice Zingales, piuttosto che fare i notai fanno gli investment bankers come i più bravi fra i suoi studenti di Chicago. Bisogna che ci si renda finalmente conto che in questo nostro mondo si produce già fin troppo e che il nostro problema non è quello di produrre di più per offrire merci e servizi a costi sempre più bassi, ma di distribuire meglio quanto prodotto, creando tutti insieme un mondo in cui l’esistenza sia per tutti libera, solidale e dignitosa.

    Certo che il taxi può costare meno, se i taxisti invece di essere parte di un ceto medio-basso che, lavorando duramente, porta a casa uno stipendio decoroso (certo non altissimo) fossero dei lavoratori a cottimo sfruttati che dormono per strada! Ma io credo sarebbe meglio farlo crescere questo ceto medio, piuttosto che umiliarlo laddove esiste. Certo che un pallone di cuoio, cucito a mano da un bambino a Giacarta, può costare anche molto meno al supermercato… ma che criterio di valutazione sociale è mai quello della soddisfazione del consumatore? E poi, al di là della questione etica, oggi sappiamo bene che i beneficiari storici delle liberalizzazioni sono da sempre i grandi oligopoli. Un oligopolio di grandi compagnie con centinaia di taxisti dipendenti, di grandi studi professionali, di banche e assicurazioni o di grande distribuzione colma gli spazi di mercato che le liberalizzazioni aprono. Sappiamo anche bene che i prezzi diminuiscono (forse) in un primo momento ma poi aumentano a dismisura, così come a dismisura aumentano sfruttamento dei lavoratori, stress e dipendenza degli utenti, proprio come avvenuto con il mercato della telefonia mobile. E allora, investire su una riconversione sociale che mette al centro la qualità e la giusta distribuzione significa apprezzare la pace di spirito che deriva dall’acquistare un immobile sapendo che non verrai truffato dalla banca che ti presta i soldi (a questo serve da noi il controllo notarile ed è una fortuna che giovani e bravi giuristi si avvicinino a quella professione), pagare tasse sufficienti a che un trasporto pubblico a buon prezzo (non liberalizzato) possa raggiungere tutti gli angoli delle città, garantendo mobilità diffusa ecologica e accessibile a tutti; apprezzare il variopinto colore delle edicole nel cuore delle città e la dignità degli edicolanti che vogliamo parte del ceto medio (possibilmente che vendano anche giornali che non resisterebbero alle pressioni del mercato ma che fanno informazione di qualità); godere di dieci minuti di conversazione col farmacista, sapendo che costui ha sufficiente tempo per studiare ed aggiornarsi e non è un povero commesso sfruttato.

    Insomma respingere le liberalizzazioni come ideologia significa apprezzare un mondo slow in cui si è contenti che le banche italiane, per incapacità dei loro managers, non si fossero avventurate di più nella competizione globale (anche se non mi piace vedere al governo manager incapaci nel loro campo), o in cui non si è contenti che un governo, fintamente tecnico, sia un migliore esecutore degli ordini odiosi della Bce. Preferisco prendere il taxi sapendo che chi guida ha la pancia piena e non è alla diciottesima ora di lavoro, ma ancora di più preferirei poter prendere un autobus elettrico, guidato da un dipendente pagato il giusto, che mi porta dove devo andare. Quest’ultimo servizio il privato, con la sua logica del profitto, non potrà mai darmelo. Per costruire un mondo migliore non è necessario distruggere quanto funziona di quello che abitiamo. L’ideologia della liberalizzazione non riconosce questa massima di buon senso.

    Credo che vada detto una volta per tutte. Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell’esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza. Inoltre, dobbiamo smettere di ritenere che si possa essere di sinistra auspicando un mondo in cui ogni spazio di vita si piega alle esigenze del mercato, della crescita e della produzione.

    Ugo Mattei
    Fonte: http://www.ilmanifesto.it
    30.12.2011

  26. cari colleghi voglio innanzi tutto farvi gli auguri a voi e alle vostre famiglie per il nuovo anno anche se il momento è difficilissimo poi mi chiedevo se poteva essere valida una forma di protesta inviando migliaia di e-mail al sito del governo o giornali fino all’ intasamento del sito per farici sentire! forse è una proposta stupida vorrei sapere cosa ne pensate

  27. Sierra 96 non è certo a te che stavo parlando. Fabio 72 idea ottima.
    Ci riprovo con una premessa: Marco et Leo che ne pensate di un post ad hoc sul tema della rappresentanza e della trattativa? Purtroppo la democrazia prevede rappresentanze non questa magnifica esperienza di democrazia dal basso diretta di questo blog. E le rappresentanze sempre tendono proprio per il potere che hanno istituzionalmente ad allontanarsi dalla fonte del loro potere cioè chi li ha eletti. Nel caso dei partiti postmoderni è così macroscopico da essere un luogo comune, così nel caso di CGIL-CISL-UIL nazionali che ” concertano” con il governo di tutto e di più senza controllo. MA UNA TRATTATIVA CHE DECIDA SE NOI MANGIAMO O NO DEVE ESSERE ESERCITATA SU MANDATI E VERIFICHE COME IN QUALSIASI IMPRESA DEL MONDO. Altrimenti anche questo blog rischia di diventare al di là delle migliori intenzioni dei nostri due eroi e dei partecipanti, ad UNA DELEGA IN BIANCO, che io personalmente non dò manco allo Spirito Santo. Questo è il mio parere, è quello che ho sempre visto al di fuori del mondo taxi che è un mondo, il nostro mondo, ma non è il mondo, e mi piacerebbe sentire anche il vostro

  28. Koolaas so bene che non ti riferivi a me (sai come la penso), sono d’accordo in toto sul contenuto del tuo post. 36, e’ vero il problema e’ che del parere di chi guida ai sindacati non e’ mai fregato niente, e’ arrivato il momento di farci ascoltare, dobbiamo trovare il modo in cui farlo e velocemente, il blog teoricamente sarebbe ottimo ma non in questo momento perché giocare a carte scoperte con il nemico che ci legge sarebbe da imbecilli ! Chi ha proposte a tal proposito e’ bene che le esponga (ricordandosi del nemico) !

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