Fase 2, commercianti e tassisti in piazza: le riaperture a metà non servono

ilgiorno.it Doppia protesta contro il governo stamattina a Milano. In piazza Duomo una cinquantina di tassisti e commercianti con bandiere tricolore e cartelli, altri con uno striscione che cita i primi articoli della Costituzione. Mentre in piazza Duca d’Aosta si sono ritrovati circa 200 ristoratori e gestori di bar che hanno dato vita alla manifestazione “L’Italia s’è desta”.

In Duomo
Tassisti e ristoratori insieme in piazza Duomo. I conducenti delle auto bianche scrivono “Taxi sempre presenti”. Coloro che hanno organizzato la manifestazione si dicono “stanchi” perché “sono finiti i soldi” e perché “le riaperture a metà servizio non si fanno, non servono a nulla”. Quello che chiedono è di “poter lavorare” e una “riduzione delle tasse”,  anche perché “se noi non lavoriamo non paghiamo i tributi, neanche gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni possono essere pagate”. Alcuni si scagliano contro i provvedimenti dell’esecutivo dicendo “che l’unico aiuto proposto è stato quello di indebitarsi con le banche”.

 Il coordinamento spiega di aver stilato un elenco di 18 punti, concordati “democraticamente”, da inviare i politici. “Ci stanno vendendo il Covid 19 come il vaiolo, ma non mi sembra che non sia cosi'”, dice uno degli organizzatori con il megafono, “mentre a Lugano bevono l’aperitivo”. Per qualcun altro “ci occupiamo delle barche che arrivano piene di profughi e noi facciamo la fame”.

In Centrale
Protesta dei ristoratori e gestori di bar anche in piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, per chiedere  al governo “regole chiare” in vista della riapertura di lunedì 18 maggio. Dopo la protesta con le sedie vuote all’Arco della Pace, e la consegna simbolica delle chiavi dei loro locali al sindaco Giuseppe Sala, dunque, i ristoratori sono tornati in piazza con la manifestazione L’Italia s’è desta.

Erano circa 200, non troppi per evitare il problema dell’assembramento. Ma i loro problemi sono quelli di tutti i 4.800 bar e i 3.400 ristoranti che si trovano città, e che in base alle cifre fornite dal sindaco, alzeranno la saracinesca lunedì. Le richieste, come ha spiegato il loro portavoce, il ristoratore Alfredo Zini, vanno dalla “semplificazione dell’accesso al credito sollecitando le banche, alla velocizzazione dell’iter per la cassa integrazione Di questo e altro una delegazione dei manifestanti ha parlato con la commissione attività produttive della regione Lombardia al termine della protesta. “Siamo stati ricevuti in Regione – ha detto Zini – abbiamo chiesto anche la revisione o la moratoria della direttiva Bolkestein. E la possibilità di fare test sierologici ai nostri collaboratori a un prezzo calmierato, non a 62 euro”.  Insomma richieste di “buon senso” da parte dei ristoratori e di chiarimenti anche su alcuni aspetti burocratici come per esempio il registro che si dovrà tenere con i nomi delle persone che hanno prenotato nelle ultime due settimane. “Cosa questa non facile con l’avventore di passaggio, che non ha prenotato. Cosa si fa, gli si chiede la carta identità?”


Un commento

  1. Se andiamo di questo passo si va a lavorare per pagare I commercialisti e radio, per non parlare delle tasse e contributi

I commenti sono chiusi.