L’indice delle liberalizzazioni della Cgia

azz1Vi ricordate poco tempo fa, in settembre,  cosa riportava l’ indice delle liberalizzazioni dell’ Istituto Bruno Leoni? Praticamente questo:

“Le liberalizzazioni? Al palo. In Italia, calma piatta, anzi, spesso è retromarcia. Negli ultimi cinque anni l’indice generale che misura il livello di apertura del mercato è salito di pochissimo, due soli punti percentuali, dal 47% al 49%. E dal 2009 è addirittura fermo. Come dire che l’Italia è liberalizzata a metà rispetto all’Europa, anzi, meno.”

Ma a stravolgere nettamente l’ analisi dell’istituto Leoni ora ci pensa  la Cgia di Mestre in una sua recente indagine : “Le liberalizzazioni sono un flop I prezzi ai massimi da metà anni ’90”. Questo è ciò che afferma l’ufficio studi della Confederazione degli artigiani Cgia di Mestre, in questo articolo su “Repubblica” del 3 dicembre 2011…


MILANO – Per la Cgia di Mestre le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani. Nella stragrande maggioranza dei casi, rileva l’organizzazione artigianale mestrina, si è registrata una vera e propria impennata dei prezzi o delle tariffe.
Tra l’anno di liberalizzazione ed il 2011, solo i medicinali e le tariffe dei servizi telefonici hanno subito una diminuzione del costo. Per tutte le altre voci del paniere preso in esame, invece, è successo il contrario. "I prezzi o le tariffe sono cresciute con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale – denuncia il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi,

che con il suo Ufficio studi ha preso in esame l’andamento delle tariffe o dei prezzi di 11 beni e servizi che sono stati liberalizzati negli ultimi 20 anni -. Purtroppo, in molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati".
Il flop più clamoroso è avvenuto per le assicurazioni sui mezzi di trasporto (Rc auto) che dal 1994 ad oggi sono aumentate del +184,1%, contro un incremento dell’inflazione del +43,3% (in pratica le assicurazioni sono cresciute 4,2 volte in più rispetto al costo della vita). Male anche i servizi bancari/finanziari (costo dei conti correnti, dei bancomat, commissioni varie). Sempre tra il 1994 ed il 2011 i costi sono aumentati mediamente del +109,2%, mentre l’incremento dell’inflazione è stato pari al +43,3% (in questo caso i costi finanziari sono aumentati 2,5 volte in più dell’inflazione). Anche i trasporti ferroviari hanno registrato un incremento dei prezzi molto consistente: tra il 2000 ed il 2011, sono aumentati del +53,2%, contro un aumento del costo della vita pari al +27,1%.
Se per i servizi postali l’aumento del costo delle tariffe è stato del +30,6%, pressochè pari all’incremento dell’inflazione avvenuto tra il 1999 ed il 2011 (+30,3%), per l’energia elettrica la variazione delle tariffe ha subito un aumento più contenuto (+1,8%) rispetto alla crescita dell’inflazione (che tra il 2007 ed i 2011 è stata del +8,4%). Solo per i medicinali e i servizi telefonici le liberalizzazioni hanno portato dei vantaggi economici ai consumatori. Nel primo caso, tra il 1995 ed oggi i prezzi sono diminuiti del 10,9%, a fronte di un aumento del costo della vita del +43,3%. Nel secondo caso, tra il 1998 ed il 2011 le tariffe sono diminuite del 15,7%, mentre l’inflazione è aumentata del 32,5%.
"Alla luce del risultato emerso in questa analisi – conclude Giuseppe Bortolussi – invitiamo il nuovo Governo Monti a monitorare con molta attenzione quei settori che saranno prossimamente interessati da processi di deregolamentazione".

2 commenti

  1. fate bene a segnalare questa notizia. e suggerisco a tutti di stamparne una copia da esporre sul taxi.
    ho scritto ‘notizia’ anche se, naturalmente, non di questo si tratta. perché è ormai arcinoto che le liberalizzazioni non ottengono gli effetti magnificati e promessi da ogni ottuso neoliberista. l’operazione, storicamente, è documentata e concettualmente molto semplice. il businness dei servizi pubblici era appetibile per alcuni imprenditori ‘che contano’. finché l’idea di stato è stata forte e sorretta da una politica forte, i profitti erano affare pubblico. ma quando la politica, da tatcher a reagan e poi blair e molti altri a casa nostra e all’estero, ha iniziato a sbarazzarsi di idee preziose come quella di stato, welfare e servizio pubblico, si sono aperti spazi perché quegli imprenditori ‘che contano’ potessero chiedere di essere loro a gestire i servizi e a guadagnarci. ma come dire alla gente che il biglietto del treno non l’avrebbero più pagato allo stato – quindi, in qualche modo, a se stessi – ma a una qualche società privata? bisognava avere una buona trovata di marketing. e allora ecco la storia che il monopolista fa le tariffe che vuole e ti da’ un servizio pessimo, mentre la concorrenza ti garantisce servizi ottimi e prezzi bassi. ovviamente la realtà è diversa. le liberalizzazioni servono a spartire il mercato dei servizi tra pochi operatori privati, instaurando un oligopolio retto da accordi sotterranei sul livello dei prezzi e dei servizi offerti. a guadagnare non sono, ovviamente, i fantomatici consumatori. in compenso, la finta battaglia sui prezzi avviene a scapito delle condizioni salariali e di vita di migliaia di lavoratori, sfruttati e sottopagati per vendere ad altri lavoratori, a loro volta sfruttati e sottopagati, l’illusione di essere gran signori che con cinquanta euro volano da milano a berlino. gli unici margini che non subiscono erosione sono quelli di chi tiene le fila dell’intero meccanismo. tanto è vero che le ultime rilevazioni statistiche dicono chiaro che il divario tra profitto e salario si è ulteriormente ampliato a favore del primo. il nostro compito, in qualità di ‘liberalizzandi’, è quello di smascherare tale sordido meccanismo e dire a tutti che si tratta di una colossale bufala. che, tra l’altro, realizza un altro grande sogno di certo capitalismo becero: mettere le persone le une contro le altre, così che sia loro impossibile ragionare sulla propria comune condizione e avanzare rivendicazioni e richieste rese ineludibili dalla forza della massa che le chiede. ci mettono gli uni contro gli altri per imporci tutto quanto vogliono. e l’attuale governo monti ne fornisce un’ulteriore dimostrazione.

  2. bene, era ora che qualcuno se ne accorgesse…tutto sommato magari la scampate. Lo spero, io ormai l’esame al ruolo l’ho passato, è ormai il momento della decisione finale, del trovare licenza/autorizzazione e banca che presti i soldi…e con questo clima di incertezze, le cifre in ballo spaventano un po’

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