Ecco (finalmente) le cose come stanno

Questo articolo del Giornale spiega esattamente come sono andate le cose e il danno che il fumo del vulcano Eyjafjallajökull (ma chi gli ha dato ‘sto nome?) ha provocato al mondo taxi, danno che è stato amplificato dal solito giornalismo d’assalto con attacchi ingiustificati e verità stravolte solo per l’ansia di fare notizia, perchè tanto non ci possiamo difendere!

 «Taxi! Taxi! Ha bisogno di un taxi signorina? Faccio qualsiasi destinazione, anche estera». L’uomo ha ben poco del tassista. Sta tentando il colpaccio. È un autista abusivo, come tanti in questi giorni fuori dall’aeroporto. Portano i passeggeri disperati e gli uomini d’affari ovunque, a tariffe stellari: Parigi a duemila euro, 700 euro per Lione, 150 per Milano, 400 per Roma, tanto i giapponesi mica lo sanno a quanto ammontano le tariffe vere. Parcheggiano l’auto non solo agli arrivi ma anche alle partenze e attendono che dalle porte escano i turisti stranieri, smarriti, dopo aver ricevuto la notizia della chiusura dell’aeroporto.
I tassisti, quelli veri, non ne possono più. E si sono organizzati in turni per presidiare le uscite delle partenze. «Noi non possiamo sostare qui con il taxi – spiegano – e quelli che fanno? Si piazzano con la loro auto e ci soffiano i clienti. Stando qui, cerchiamo di intercettare i clienti e di evitare che salgano sulle auto degli abusivi».
La guerra tra le auto bianche e gli abusivi risale a vecchia data e già da anni i tassisti si sono organizzati in ronde per non farsi portare via il lavoro. «Ne abbiamo parlato anche con i vertici di Sea – spiega Massimo Campagnolo a nome del Consorzio taxi Malpensa -. A parte questi giorni particolari, il problema è soprattutto a ridosso delle porta 6 degli arrivi. Lì sostano i pullman e noi non possiamo stare con il taxi. Proprio in quell’area si piazzano gli abusivi. Abbiamo chiesto più volte a Sea di poter avere sei taxi in corrispondenza di quell’uscita, così come al terminal 2».
I tassisti si lamentano anche per il poco lavoro: da quando l’aeroporto è chiuso non si batte chiodo e solo pochissimi fortunati sono riusciti a fare il colpaccio. Un tassista ha accompagnato dei turisti a Roma, un altro fino a Ginevra. «Per il resto – spiega Campagnolo – ci vengono chiesti tragitti minimi, fino agli alberghi della zona o al massimo fino a Milano. Stiamo lavorando poco. Non è una manfrina per piangere, è tutto vero». Per di più continua l’eterna lotta tra i tassisti del varesotto e quelli di Milano, che arrivano in postazione all’alba. «Stamattina sono arrivato a Malpensa alle quattro – conclude Campagnolo – e la fila dei taxi era già lunga. Ma non c’era lavoro per nessuno».

Fonte: Il Giornale edizione Milano – Redazione – 20/4/2010

l’immagine: "Campo di grano con volo di corvi" (Vincent Van Gogh)

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