In Emilia Romagna ci sono più Ncc che taxi

wired.it È una Regione in cui il numero delle auto a noleggio con conducente supera quello dei taxi. Ma anche quella che ha visto uno dei più recenti bandi per assegnare nuove licenze: viene emesso nel 2018 a Bologna. L’inchiesta di Wired dedicata ai taxi in Italia fa tappa in Emilia Romagna.

Licenze: taxi e Ncc a confronto
Tra l’Appennino e la riviera circolano 1.230 taxi e 1.429 veicoli a noleggio con conducente. Detto altrimenti, per ogni auto bianca sulle strade emiliano-romagnole circolano 1,16 veicoli Ncc. Ecco la situazione, provincia per provincia (nel grafico).

Nel grafico sono rappresentate le licenze assegnate, ne resta infatti una quota prevista ma non affidata, al 30 settembre 2022. E sono rappresentate come incidenza ogni 10mila abitanti. Mancano i dati relativi alla provincia di Parma, che la Regione Emilia Romagna non ha fornito. Come detto, in quasi tutte le province l’incidenza degli Ncc è superiore rispetto a quella dei taxi.

Due le eccezioni: la provincia del capoluogo Bologna, dove circolano 7,4 taxi ogni 10mila abitanti contro le 4,3 auto a noleggio con conducente, e quella di Rimini, dove le prime sono 3,9 ogni 10mila residenti, le seconde 2,4. Sul fronte opposto, a Piacenza ci sono 5,7 auto Ncc ogni 1,1 taxi.

Le licenze assegnabili
Come accennato, c’è un numero di licenze previste, ma non assegnate. Per la precisione, sono 107 le auto bianche che potrebbero essere messe in circolazione senza bisogno di indire nuovi bandi. Nel grafico sottostante la distribuzione provincia per provincia.

La provincia che beneficerebbe maggiormente da questo incremento sarebbe quella di Reggio Emilia, che vedrebbe aumentare la flotta di 44 unità: si tratterebbe di un aumento del 63,8% rispetto al parco circolante attuale. Le 26 assegnabili a Ferrara, invece, farebbero crescere il numero di taxi del 47,3%. Quote ben superiori rispetto all’aumento del 20% consentito quest’estate dal decreto asset.

Normativa della quale potrebbero beneficiare realtà come Ravenna, dove sono appena 2 le licenze previste e non assegnate, o Bologna e Forlì-Cesena, dove si sale a 6. E soprattutto Piacenza: qui le 31 auto bianche previste hanno già un titolare. Per aumentarne il numero, occorre un bando.

L’ultimo bando
E proprio a proposito di bandi, quello emesso da Bologna nel 2018 è uno dei più recenti in Italia. Tra le 50 più grandi città italiane cui Wired si è rivolta per raccogliere i dati, o almeno tra quelle che questa informazione l’hanno fornita, è seconda solo a Venezia. Il capoluogo veneto, nel 2020, aumentò infatti le licenze da 96 a 108.

Due anni prima, invece, sotto le due torri si è passati da 620 a 656, con l’assegnazione di 36 nuove licenze. Ed un incremento percentuale pari al 5,8%, un quarto di quello consentito dalle norme approvate la scorsa estate dal governo Meloni.

Più nel dettaglio, il bando bolognese prevedeva l’assegnazione di 30 licenze per auto con alimentazione esclusivamente elettrica. E sei definite ‘prioritarie disabili’, ovvero adatte al trasporto di persone con disabilità. In questo caso erano ammesse anche vetture ibride o alimentate a metano o Gpl. Ogni licenza venne messa al bando al prezzo di 175mila euro.

Le licenze sono quindi state assegnate nel maggio dell’anno successivo. Wired ha chiesto al Comune di Bologna come sia stata determinato il costo di 175mila euro, se i 6,3 milioni di potenziale incasso siano effettivamente stati riscossi e come siano stati suddivisi. Il decreto Bersani prevedeva infatti di girare almeno l’80% di questa somma ai tassisti come indennizzo per l’aumento della concorrenza: ciascuno avrebbe ricevuto 8.129 euro. Ma il comune di Bologna non ha mai risposto.