Milano vista dal taxi: ciclisti contromano, cantieri e sosta proibita. Quali sono le vie più trafficate

ilgiorno.it “Trenta all’ora? Magari…”. Ore 9.40 di mercoledì, corso Buenos Aires. L’ora di punta è passata da un po’, ma ci si muove ancora a passo d’uomo. Il viaggio in taxi non poteva che iniziare da qui: dall’arteria che ormai le auto bianche (e non solo) cercano in tutti i modi di dribblare e che ritorna in ogni discorso su velocità commerciale e convivenza più o meno forzata con gli altri utenti della strada.

Percorso a ostacoli
La pista ciclabile post lockdown 2020, di recente protetta con cordoli e paletti, ha ristretto la carreggiata a una sola corsia per senso di marcia: la coda è inevitabile, al mattino come a mezzanotte. I parcheggi taxi sono nelle vie laterali, ma basta dare un’occhiata in via Vitruvio per scoprire che sono interamente occupati da macchine private: “I colleghi ci stanno pochissimo perché lì non sono visibili”, ragiona Silla Mattiazzi, 61 anni di cui 33 al volante e delegato di Uiltrasporti.

Senza contare che è complicatissimo fermarsi per far salire o scendere qualcuno senza bloccare tutti gli altri in un imbuto di clacson e improperi: alle 16.20 vedremo un taxi salire sul marciapiedi e infilarsi direttamente nel portone di un palazzo all’angolo con via Spontini per accompagnare fin dentro il cortile un’anziana.

I corrieri si arrangiano come possono, piazzandosi (tra gli insulti dei ciclisti) con le quattro frecce sopra i masselli di cemento.

Ciclabili e traffico
Non va meglio in viale Tunisia: c’è una fila di veicoli posteggiati lungo il marciapiedi in direzione Repubblica (stessa situazione sul lato opposto prima di largo Bellintani); e chi è in movimento è costretto a spostarsi sulla striscia d’asfalto dedicata ai mezzi pubblici, generando un serpentone che ha la testa in Settembrini e la coda in Baires.

Superata la piscina Cozzi, c’è un punto segnalato come molto pericoloso: chi arriva in auto da via Franchetti, con svolta obbligatoria a destra, si ritrova di frequente qualche bici contromano lungo la ciclabile che precede le strisce pedonali. Ciclabili e traffico. Traffico e ciclabili.

Due questioni che per la categoria vanno sempre più a braccetto nei capannelli in Centrale o sulle frequentatissime chat. Due questioni che i sindacati non mancano mai di ricordare al Comune quando si siedono al tavolo per discutere di nuove licenze e di come migliorare un servizio che da un lato deve stare al passo con una metropoli internazionale che si è scoperta irrinunciabile meta turistica e che dall’altro deve giocoforza adeguarsi a un modello di mobilità profondamente cambiato (e in continua evoluzione) rispetto al recentissimo passato.
Ammissioni e giustificazione

D’altro canto, al di là di un ristretto nucleo di irriducibili, ormai i tassisti faticano a smentire le carenze in alcuni momenti della giornata (di notte) e in alcuni giorni della settimana (nei weekend), anche se controbattono di avere mille e una buone spiegazioni ai dati sulle chiamate inevase e mille e una buone risposte alle lamentele dei clienti esasperati.

E in questo elenco le parole “traffico” e “ciclabili” non mancano mai; così come ricorrono puntuali le rimostranze su cantieri stradali, aree di sosta cancellate o spostate e modifiche alla viabilità che avrebbero via via via reso una corsa in centro qualcosa di molto simile a un’insolubile gimcana.
Vietato distrarsi

La prova della strada ci porta alle 10.02 in via Filzi: la Rav 4 ibrida inchioda, un uomo ha pensato bene di attraversare, lontano dalle strisce, sbucando dal retro di un tram in ripartenza.

“Chiedono scusa sì, ma ne capitano continuamente di situazioni del genere – continua Mattiazzi – Bisogna stare attenti a tutto, non ti puoi distrarre un attimo”. In viale della Liberazione ci sono i semafori fuori uso e i ghisa a governare la circolazione: “Ci vorrebbero più vigili in strada…”, ripete come un mantra Mattiazzi.

La fila di viale don Sturzo si allunga fino al tunnel di Porta Nuova: un mezzo dei vigili del fuoco fa lo slalom in sirena. In via Garigliano, all’Isola, c’è il segnale di dare precedenza sulla ciclabile all’incrocio con via Perasto, ma in pochi si fermano; e la visuale di chi gira a sinistra per andare in piazzale Lagosta è completamente oscurata dalle auto parcheggiate.

Il rebus centro
Ed eccoci in centro-centro: i posteggi di via Case Rotte sono colonizzati dai furgoni delle ditte di spedizioni. Siamo in piazza Scala: quanto impiegheremo a raggiungere piazza Duomo? 9 minuti, cronometro alla mano. Il tragitto obbligato prevede via Santa Margherita, via Grossi, via Broletto, via San Prospero, via Meravigli, via Santa Maria Segreta, via Cordusio e via Orefici. E il ritorno? Meglio, 7 minuti. “Ci è andata bene perché sono le 11.30, di pomeriggio resti inchiodato. E se becchi il tram è la fine…”, sorride Mattiazzi. Altra tratta problematica: da San Babila a largo Augusto. In linea d’aria, sono poche centinaia di metri, ma il giro è molto più lungo: 13 minuti, a mezzogiorno.

Giunti a destinazione, ci sono due uomini con trolley a caccia di un taxi lì dove una volta c’era il parcheggio: “Vede, la gente ci cerca, ma non ci trova”.

Minacce contromano
Dopo l’avventurosa traversata di via Mazzini, con gli ammortizzatori iper sollecitati dal pavè dissestato e con decine di pietroni mezzi sollevati (“Quando inizierà a piovere sarà un disastro, qui come altrove”), ci ritroviamo in corso Garibaldi: in pochi minuti, contiamo quattro rider contromano; il quinto brucia col rosso largo la Foppa e schizza verso piazza Lega Lombarda senza essersi minimamente accorto dello scampato incidente.

A proposito di contromano, il record spetta a via Sarpi: sette in un amen. Altra coda in via Procaccini, in corrispondenza degli spartitraffico davanti alla Fabbrica del Vapore: pure i taxi si devono infilare nei due budelli, non possono bypassarli andando dritti come i tram.
Sosta proibita

Poco lontano, c’è il rebus del Mico di via Gattamelata: lo vedi a due passi, ma è un’illusione che diventa realtà solo dopo un complicato giro tra via Arona, piazzale Chiesa e via Colleoni. Una volta a destinazione, un cantiere e la ciclabile non permettono la sosta: chi prova ad arrangiarsi per non lasciare a piedi i reduci di fiere e conferenze deve guardarsi dalle multe.

Tra un camioncino di traverso in corso di Porta Nuova (“Non sapevo dove fermarmi”), due pullman in doppia fila in viale Città di Fiume e la pista di via Visconti di Modrone scolorita al limite della semi invisibilità, arriviamo alle 15.54 in corso Monforte angolo Conservatorio.

Eccola, l’altra ciclabile della discordia. Approdiamo al primo semaforo dopo 4 minuti: verde e rosso si sono alternati per tre volte nel frattempo. Visto dal vivo, il presunto tetris bianco-rosso-a trattini che tanto ha spopolato sui social è tutt’altro che complicato da interpretare: tanto rumore per nulla, viene da pensare.

“Fosse quello il problema…”. Il tempo scorre inesorabile: 14 minuti totali per raggiungere piazza San Babila. “Una vita”, sentenzia alle 16.08 il tassista. Che sa già che la svolta a destra lo riporterà al punto di partenza: corso Venezia, corso Buenos Aires, viale Tunisia… E si ricomincia. Nicola Palma