Stazione Termini a Roma, la rabbia dei tassisti: «Non serve aumentare le licenze se il trasporto pubblico non funziona»

roma.corriere.it Pochi turisti in attesa fuori dal principale hub ferroviario della Capitale, mentre il governo si prepara ad approvare l’aumento delle concessioni del 20 per cento. I conducenti delle auto bianche: «Basta strumentalizzazioni». Mentre il Consiglio dei ministri, lunedì 7 agosto, si prepara ad approvare l’aumento temporaneo delle licenze dei taxi del 20 per cento nelle grandi città (sperimentazione di un anno prorogabile fino a un massimo di 24 mesi), alla stazione Termini, dove nelle scorse settimane si sono registrate lunghe file in attesa delle auto bianche, tra gli operatori monta il malumore. Mauro Bigioni, 61 anni, da 30 in servizio nelle strade della Capitale, si sfoga: «Questa città ormai è ridotta a una fogna.

Macchine in sosta vietata che bloccano gli autobus, preferenziali occupate dai furgoni dell’e-commerce, disagi continui che ricadono su di noi… Non vedo l’ora di andare in pensione». Il tassista è scettico anche sulla doppia guida, introdotta di recente dal Comune per consentire ai titolari di licenza di lavorare di più avvalendosi di collaboratori: «Dovrei mettere la mia auto in mano a qualcuno che non conosco? E se poi me la distrugge? Può succedere tra familiari, ma non tra estranei». Dal suo punto di vista, la viabilità è tra i grandi problemi irrisolti che più incidono sulla categoria: «Se carico in stazione un cliente e il tassametro segna 3 euro, in via Cavour schizza già a 7 euro perché l’attraversamento pedonale è incessante, anche fuori dalle strisce, e nessuno controlla».

«Anche se fossimo 20mila nei momenti di picco ci sarebbe il caos»
Danilo Labbate protesta per quella che ritiene una «strumentalizzazione», mentre a suo avviso i mali della città sono altri: «Atac, Ama, la metro a singhiozzo… Noi dovremmo essere di supporto al trasporto pubblico di linea, invece succede il contrario. Ci sono stati tre mesi di boom turistico senza precedenti, ma al tempo stesso il traffico è peggiorato, sono spuntati cantieri ovunque… soltanto noi, però, siamo stati messi alla gogna perché siamo una preda facile. Perché nessuno si lamenta se per prenotare una Tac ci vogliono sei mesi o quando c’è fila alla posta?». Labbate ritiene che l’incremento del 20 per cento non sia risolutivo: «Anche se fossimo 20mila nei momenti di picco massimo non basteremmo comunque. Tra l’altro, voglio vedere quando nei prossimi mesi il turismo calerà e staremo nei posteggi a girarci i pollici».

«Tariffe bloccate da 13 anni»
Andrea Falasca apre all’ipotesi di allargare la platea dei tassisti, ma non al raddoppio delle licenze con l’obbligo di avvalersi di un secondo conducente: «Siamo pronti a dare a utenza quello che chiede ma il problema non sono i taxi, a Roma ci sono altre emergenze: non c’è un autobus, dal 10 giugno al 10 settembre l’organico di Atac è ridotto, la metro A doveva essere chiusa per tre mesi invece siamo arrivati a nove con chiusura alle 21… Noi siamo disponibili ad avere un numero congruo ed equilibrato di taxi, ma non dimentichiamoci che la tariffa è bloccata da 13 anni quando il costo della benzina è aumentato del 30 per cento». Falasca critica anche la mancanza di programmazione: «Hanno fatto male i calcoli, è arrivato il 20 per cento di turisti in più ed è normale che la situazione sia diventata ingestibile. Quando l’anno scorso, appena usciti dalla pandemia, abbiamo chiesto le doppie guide ci hanno preso per pazzi. I decreti attuativi al Comune di Roma sono arrivati il 26 giugno, qualcuno mi spiega come faccio a trovare un lavoratore per due mesi all’ultimo minuto?».