Il bimbo venuto al mondo in taxi «All’improvviso ho sentito il pianto La corsa più bella della mia vita»

ilgiorno.it Lo sguardo di mamma Deline, stanco ma fiero. Il bambino, Kyaelle Evuanne, aggrappato a lei con le tutte le sue forze, con testa e braccio sinistro che sbucano da una tuta bianca. Stesi sui sedili posteriori del taxi «Delta 74», che ieri mattina si è trasformato all’improvviso in una sala parto itinerante. Giovanni G., 53 anni di cui gli ultimi 25 passati al volante di un’auto bianca del 4040, proprio non si aspettava di vivere un’esperienza del genere: «Incredibile e choccante allo stesso tempo», racconta al Giorno dopo aver portato a termine la corsa più pazza ed eccitante di una carriera lunga un quarto di secolo e aver affidato la mamma di origini filippine e il neonato alle cure della clinica Mangiagalli.

Signor Giovanni, ci racconti com’è andata? «Poco dopo le 9 del mattino, sono andato in via Signorelli, in zona Chinatown, per rispondere a una chiamata arrivata via radio. Ad aspettarmi c’erano una donna incinta e il marito: mi hanno chiesto di portarli alla Mangiagalli ». Poi cos’è successo? «Dopo circa un chilometro, la donna ha iniziato ad accusare dolori e a lamentarsi: sulle prime, mi sono fatto prendere un po’ dal panico, ma poi mi sono detto tra me e me di concentrarmi sulla guida per raggiungere l’ospedale il prima possibile.

Arrivati in piazza Repubblica, le urla si sono fatte più acute e insistenti: in quel momento, ho capito che probabilmente il bambino stava per venire al mondo, ma sono riuscito a mantenere la calma e a non distrarmi. Avevo solo un pensiero in testa: portare quelle persone alla Mangiagalli. In viale Majno, però, ho sentito tutto a un tratto quel pianto: ho guardato nello specchietto retrovisore e mi sono trovato davanti l’immagine di un bambino bellissimo insieme ai suoi genitori. Eravamo in mezzo al traffico, a poche centinaia di metri dalla Mangiagalli.

Appena arrivati, sono sceso e ho chiesto aiuto: sono uscite cinque infermiere e da quel momento si sono occupate loro di mamma e bambino». Cosa ha provato in quei minuti interminabili? «È stato un mix di sensazioni: paura e stupore, panico e gioia. E’ stata senza dubbio la corsa più bella di tutta la mia vita e ringrazio i genitori del bambino, che mi hanno reso partecipe di un’esperienza così importante per loro. Ho lasciato a papà Kenneth il mio numero di cellulare e gli ho chiesto di chiamarmi per darmi informazioni sulle condizioni della moglie e del figlio». Stanno bene, signor Giovanni. «Sono molto contento per loro: in tanti anni, non mi era mai successa una cosa del genere. Ho pensato a mia moglie, ai miei figli, un po’ a tutto. È andata bene, dai». I medici del pronto soccorso ostetrico ginecologico della Mangiagalli hanno proceduto alla chiusura del cordone ombelicale e accompagnato la neo mamma in sala travaglio per le procedure sanitarie del caso. Kyaelle pesa 3,6 chili.
di Giulia Bonezzi e Nicola Palma