Milano ha un problema di taxi (?)


ilfoglio.it Se qualcuno trova sconcertante che il Comune sia intrappolato da tre anni sul nuovo stadio di San Siro, si tenga forte di fronte a questo dato: da quasi vent’anni non vengono più collocate sul mercato nuove licenze per i taxi. Nel frattempo Milano è cresciuta di circa 150 mila abitanti, c’è stata Expo e, soprattutto, è diventata una città turistica raggiungendo nel 2019 circa 10 milioni di presenze che con ogni probabilità saranno superate quest’anno (nei primi anni 2000 erano meno della metà).

Che ci sia bisogno come il pane di nuovi taxi lo ammettono gli stessi conducenti: secondo uno studio di TaxiBlu, il consorzio cittadino più grande, dopo le 18 e nel fine settimana circa il 30 per cento delle chiamate rimane insoddisfatto. Da questi dati ha preso le mosse la mozione approvata la settimana scorsa in Consiglio comunale, con l’astensione dell’opposizione, che chiede un potenziamento del servizio: “E’ necessario anche che in tutti i mezzi sia possibile il pagamento elettronico – spiega il primo firmatario Mauro Orso, della Lista Sala – sarà la giunta a esprimere di quante nuove licenze abbiamo bisogno”. Richiesta su cui avrà l’ultima parola la Regione, che ha già annunciato di non gradire l’iniziativa giudicata sbagliata nel metodo e nei contenuti: “E’ stata fatta senza un confronto con la categoria, è l’ennesimo tentativo di delegittimarla – afferma il capogruppo regionale di Forza Italia Gianluca Comazzi – Ricordo che il 70 per cento dei pagamenti avviene già su Pos e che le chiamate inevase non sono dovute al numero dei taxi ma alla presenza dei cantieri che rallenta la velocità dei mezzi, all’uso delle corsie preferenziali da parte degli altri mezzi e alla presenza eccessiva delle ciclabili”.

Pollice verso del Pirellone con guida a destra, e non è la prima volta. Eppure chi con più convinzione si è intestato le battaglie per le liberalizzazioni è stata l’amministrazione Albertini: dopo di lui, nel centrodestra il tema è diventato sempre fastidioso, se non proprio indigesto. Un’accusa da cui Comazzi prova a svicolare: “Il Comune non sta liberalizzando: per migliorare il servizio dovrebbe puntare di più sulla doppia guida”. Resta il fatto che le nuove licenze sono diventate un tabù per il centrodestra (nazionale), e chi può spiegare bene com’è avvenuto questo passaggio è proprio l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini che nel 2002 suscitò una protesta furibonda dei tassisti: “Avevamo commissionato uno studio al Politecnico e Amat – ricorda per il Foglio – che segnalava l’esigenza di 938 nuovi taxi ma decisi di ridurre la richiesta a 500 perché altrettanti mezzi erano assorbiti dal trasporto da Malpensa”. Ma l’ex sindaco non aveva messo in conto la difficoltà di una mossa simile: “Prima di me solo Tognoli nel 1985 aveva aumentato di appena 14 unità, poi ci ha provato Pillitteri e ha dovuto rinunciare. Ho capito subito perché nessuno è riuscito a mettere mano a questo ambito: i tassisti sono una categoria organizzata e fortissima e si muove come una lobby, allora c’erano 60 mila corse quotidiane che possono veicolare una propaganda contro il Comune molto forte”.

Sul piano politico per l’ex sindaco sono chiare le ragioni dell’imbarazzo che manifesta il centrodestra ogni volta che si parla di taxi: “Quando ho deciso di chiedere le nuove licenze disponevo di poteri commissariali per il traffico, per cui il provvedimento non avrebbe incontrato ostacoli dal Consiglio. Non ebbi problemi con la maggioranza ma capisco che ogni volta che ritorna il tema diventa problematico affrontarlo perché per il centrodestra i tassisti sono una categoria di riferimento al pari di ambulanti, farmacisti, partite Iva”.

Resta la domanda: che fare? “Quello che impedisce ogni aumento è il mercato delle licenze che rappresentano la buonuscita per chi va in pensione. Come uscirne? Il Comune o la Regione o lo Stato possono acquistare le licenze dai tassisti nel periodo in cui i bandi sono emessi, in questo modo non si danneggiano i pensionandi”. Un consiglio interessante che lo stesso Albertini considera non facile da realizzare viste la situazione finanziaria del momento che metterebbe in difficoltà in modo particolare il Comune. Ad ogni modo non è difficile prevedere l’iter di questa nuova puntata: finirà come tre anni fa quando la richiesta di 500 nuovi taxi elettrici restò lettera morta. Con buona pace di chi cerca un taxi di notte, durante la settimana della moda o uno dei tanti eventi.


La foto che accompagna questo articolo è stata scattata in Largo Augusto all’incirca alle dodici e mezza, quindi in orario di “calma”, dove dovrebbe esserci lo spazio per i taxi, in quello che il comune di Milano chiama “stallo”. Gli stalli dei taxi (più comunemente chiamati posteggi) milanesi assomigliano di più a delle stalle, dove qualunque cavaliere accomoda il proprio mezzo, vuoi automobile, furgone, moto, monopattino, come se niente fosse in totale disprezzo per il CdS e per i lavoratori tassisti che sputano rabbia 24 ore su 24 perché ormai Milano è diventata territorio di nessuno. Gli unici che rischiano una multa sugli stalli taxi sono… proprio i tassisti! Perché se passa la pattuglia giusta e trova il taxi incostudito gli rifila la bellezza di 110 euro di multa e la segnalazione alla commissione disciplinare per abbandono del mezzo. Questa è Milano.

Se poi vogliamo parlare del traffico delirante e delle inutili Area B e C… No dai, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, troppo facile!