Concessioni balneari e taxi, come funziona l’Italia delle lobby

… (la prima parte sulle concessioni balneari ve la lasciamo leggere su corriere.it) …
L’altro fronte irrisolto: i taxi
Nello stesso Ddl Concorrenza c’era anche la delega al Governo per riscrivere entro 6 mesi le regole sui taxi, un servizio pubblico la cui prestazione deve essere obbligatoria, capillare sul territorio e accessibile economicamente. La legge che disciplina il settore è la n. 21 del 1992 che rinvia ai Comuni il compito di stabilire il numero di licenze, i turni con il numero di taxi per fasce orarie e le tariffe (art. 5). Chi ha una licenza è titolare di un’impresa artigiana, e iscritto alla Camera di Commercio dopo avere superato l’esame per ottenere il «ruolo di conducente» (solo dopo i 21 anni). Chi ha una licenza da più di 5 anni, o ha compiuto i 60 anni, o per malattia, può indicare al Comune a chi trasferirla. In caso di morte può passare a uno degli eredi, o a chi indicato da loro (art. 9).

Numero di licenze al palo
In media in Italia c’è un taxi ogni 2.000 abitanti contro i 1.160 della Francia (qui) e i 1.028 della Spagna (qui). Nelle 110 principali città italiane le licenze sono 23.139, più o meno le stesse di 15 anni fa. A Milano erano 4.855 e oggi sono 4.852, e le ultime, rilasciate dal Comune a titolo gratuito risalgono al 2004.

Ad agosto 2019 l’allora assessore ai Trasporti Marco Granelli ammette: «È necessario ampliare il contingente in servizio con 450 nuove licenze» (qui il documento). Il motivo? Sulle 33.400 chiamate al giorno tra le 8 e le 10 ne risulta inevaso il 15%; tra le 19 e le 21 il 27%, il sabato e domenica tra le 19 e le 21 il 31%; tra mezzanotte e le 5 il 42%.

Uber e compagnia
L’altra questione da risolvere riguarda il mercato parallelo delle piattaforme digitali, come la californiana Uber black che connette passeggeri e autisti NCC (anch’essi con licenza ma che non svolgono servizio pubblico): l’app permette di conoscere in anticipo il costo della corsa. Come l’italiana Wetaxi. Poi c’è la tedesca Freenow che lavora con i tassisti e permette di pagare la corsa dal cellulare (per esempio con PayPal). Tutto questo nuovo mercato oggi si autoregolamenta.

Cosa diceva il Ddl Concorrenza
L’articolo 10 del Ddl Concorrenza prevedeva di promuovere la concorrenza, anche con il rilascio di nuove licenze, e di regolamentare l’uso delle piattaforme tecnologiche per mettere in contatto passeggeri e conducenti. Ma l’articolo viene stralciato lo scorso 21 luglio dopo l’ennesima rivolta della lobby dei tassisti (qui il Ddl concorrenza e qui lo stralcio): più licenze fa perdere mercato e valore alle licenze stesse vendute anche a 150-200 mila euro.

Uno stralcio rivendicato da Francesco Lollobrigida, braccio destro di Giorgia Meloni: «È merito di Fratelli d’Italia e di tutto il centrodestra». Mentre l’Autorità indipendente per i trasporti chiede una revisione delle regole almeno dal 2015 (qui il documento) e cresce la domanda diservizio taxi, prosperano gli abusivi.