L’auto che non si guida da sola


repubblica.it La cosa era nell’aria da un po’ ma la campana a morto è stata la notizia che Uber ha venduto la sua unità che sviluppa l’auto che si guida da sola ad una startup; la cosa singolare è che alla vendita si accompagna un investimento di 400 milioni di dollari nella stessa startup. Come a dire: basta che ve la prendiate. Il segno che dopo 5 anni di progetti, alcuni incidenti e 2,5 miliardi di dollari di costi era ora di tirare il freno di un progetto che fin qui aveva prodotto solo un’auto che non riusciva a guidarsi da sola per più di un chilometro senza avere problemi.

Il fatto è che il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno dell’auto che si guida da sola. E non lo è stato. Nel 2016 la previsione era di almeno 10 milioni di auto senza pilota nelle nostre strade entro il 2020; Elon Musk aveva promesso un milione di robo-taxi; e il ministro dei Trasporti di Obama poco prima di lasciare l’ufficio aveva scommesso che la figlia nel 2021 non avrebbe dovuto prendere la patente di guida perché non le sarebbe più servita. Ecco, meglio che si iscriva alla scuola guida, invece. Oggi ci sono moltissime auto con guida assistita, con software che aiutano a fare meglio il parcheggio, a tenere la propria corsia, a frenare in tempo.

Ma, come è accaduto spesso nella storia della tecnologia, quel futuro che molti aspettavano, non è arrivato. Il che non vuol dire che non arriverà: da qualche mese, in Arizona, nei dintorni di Phoenix, è attivo il servizio di taxi senza pilota di Waymo, la società di Google, e uno studente si è divertito a filmare e postare una sessantina di corse per dimostrare quanto sia diventata sicura quella guida, addirittura noiosa. Ma quello che dimostra di crederci più di tutti è sempre Elon Musk: qualche giorno fa un primo gruppo di possessori della Tesla ha ricevuto un aggiornamento software che consente all’auto di accelerare e frenare automaticamente, cioè senza ricorrere alle mani o ai piedi del pilota. Lo scetticismo, per questa mossa, fra gli addetti ai lavori è alle stelle anche per via della scelta di non usare i lidar per distinguere gli oggetti ma ricorrere ad una rete neurale che analizza le immagini delle telecamere. Vedremo, la strada sembra ancora lunga. Lunghissima. E’ come se il tempo avesse improvvisamente rallentato: quelle previsioni ottimistiche sono buone per il 2030.