A Berlino, la rete più estesa di piste ciclabili (e regole precise)

Provate a girare a piedi per Berlino, sui suoi ampi marciapiedi camminando con il naso all’aria, ammaliati dal Charlottenschloss, nei vasti spazi di Siemensstadt  o nella centralissima Kurfurstendamm: vi capiterà sicuramente prima o poi di sentire uno scampanellio dietro di voi; questo accade perchè nel vostro passeggiare distratto, non vi siete accorti di occupare una pista ciclabile. A me accadde anni fa e la regola a quanto pare non cambia nemmeno oggi: sarete voi a dovervi spostare, non loro! Guardando le piste ciclabili milanesi, mi viene da piangere… così come per i goffi tentativi della Pubblica Amministrazione, che si traducono spesso in assurdi, dispendiosi disastri.


Se circolare nelle metropoli è una guerra, a Berlino la stanno vincendo i ciclisti. Qualche volta, a dire il vero, cercano di stravincerla. L’anno scorso, per esempio, la polizia ha dovuto sequestrare dozzine di biciclette senza freni, del tipo di quelle che si usano su pista e che si possono fermare solo pedalando all’indietro. Finché le usavano i messaggeri dei servizi di recapito, pazienza. Ma quando le bici «a ruota fissa» sono diventate un fenomeno cool e di massa, le autorità sono intervenute: eccesso di arroganza (e di pericolo) da parte dei ciclisti, proprio come capita agli automobilisti di Milano. Sfrecciare tra auto e pedoni va bene, ma senza freni no.

Il fatto è che nella capitale tedesca, come in molte città dell’Europa settentrionale, alle biciclette si dà spazio da decenni, da ancor prima della caduta del Muro. Chi pedala, dunque, non ha più timidezze: conosce i suoi diritti e ha le sue piste riservate. Chi guida un’auto è ormai avvertito: ostacolare un ciclista è infrazione grave. Chi cammina sa che deve guardarsi le spalle: il pericolo spesso arriva da dietro, ed è veloce e silenzioso. Il risultato è una città che usa regolarmente le due ruote. L’Adfc – il club dei ciclisti – calcola che a Berlino nel 2008 il 13,1 per cento degli spostamenti sia avvenuto su bicicletta: quota molto alta, se si considera che gli spostamenti dei berlinesi in automobile furono poco più del doppio, il 27 per cento. La struttura della città aiuta: l’intensità del traffico non è drammatica e le strade sono piuttosto alte. La chiave del successo berlinese, però, sta nella rete di piste ciclabili. Si tratta di oltre mille chilometri che coprono l’intera metropoli. Di questi, 650 sono ritagliati sui marciapiedi, cioè strisce nettamente separate dalla carreggiata riservata alle auto. «Ma questo sta cambiando – dice Roland Huhn, capo dei Trasporti dell’Adfc -. Prima si pensava che tenere le biciclette lontane dalle auto fosse la cosa migliore, che il ciclista si sentisse più sicuro e protetto. Ma abbiamo visto che non è vero. Innanzitutto, quella sicurezza è mal riposta quando si avvicina a un incrocio. In secondo luogo, queste piste favoriscono gli incidenti con i pedoni. Terzo, il guidatore di un’auto fatica a vedere chi è in bicicletta».

Nel 2009, in città ci sono stati 7.056 incidenti che hanno coinvolto ciclisti, 11 mortali. La città dunque ha deciso di cambiare impostazione: bici e auto è meglio che stiano vicine e si tengano d’occhio. È così partita la definizione di piste per ciclabili che prendono una parte della carreggiata e non più del marciapiedi: di queste ce ne sono ormai 125 chilometri. Altri 150 chilometri sono misti marciapiedi-carreggiata e altri 80 chilometri consentono alle biciclette di usare la corsia degli autobus. Tutto funziona, naturalmente, se c’è il rispetto delle regole. La bici deve avere il campanello che funziona. Ma l’automobile che vuole girare a destra deve lasciare passare tutti i ciclisti, come se fossero pedoni che attraversano la strada. Già… Lasciare attraversare i pedoni.

Fonte: Corriere della sera – D.Taino – 12/10/2010
Foto: segnaletica verticale per ciclisti – una pista ciclabile berlinese