Bollicine in metro

Ci sono ancora sei metri d’acqua. Nei punti peggiori anche otto. Significa che là sotto, tra le fermate Sondrio e Zara della linea 3 del metrò, i binari, un treno e le banchine, fino ai mezzanini del piano superiore, sono immersi in un gigantesco acquario buio. Quattro giorni dopo l’esondazione del Seveso si delineano in proporzioni sempre più pesanti gli effetti del fiume di fango che ha devastato la metropolitana. Alle 6 di mercoledì mattina è stata riaperta la fermata in Centrale. Ma per far tornare i treni nelle altre stazioni (Sondrio, Zara e Maciachini) saranno necessarie alcune settimane. Qualcuno, tra i tecnici dell’Atm, stima addirittura un «tempo ragionevole» di due mesi. Significa che un intero pezzo di città, e i pendolari che arrivano da alcune direttrici Nord, rischiano di vivere settimane di inferno. Ingorghi continui. Lunghe code bloccate sulle circonvallazioni. Con un’aggravante: per un guasto agli impianti della fermata Repubblica, ieri anche un altro lungo tratto della linea gialla è rimasto bloccato fino a Porta Romana. Un’ora di stop, tra le nove e le dieci. Una mattinata da incubo

I disagi dopo l’esondazione I vigili del fuoco sono in prima linea. Hanno montato le idrovore, aspirano acqua dal sottosuolo a un ritmo di 40 mila litri l’ora, si sono calati attraverso le grate di via Copernico per assemblare nuovi sistemi di aspirazione. Ma l’impressione è che per tirar su tutta l’acqua potrebbero esser necessari alcuni giorni, poi bisognerà ripulire dal fango. Solo allora partiranno le verifiche sulle strutture e soprattutto sugli impianti elettrici. Riflette un tecnico: «Sarà piuttosto improbabile che un impianto rimasto ammollo per cinque giorni non abbia riportato danni». Lo stesso tempo, un paio di mesi, sarà necessario per risistemare la galleria del metrò 5 tra viale Marche e Zara. Lavori fermi. E qualche preoccupazione in Comune, per il rischio di non riuscire a inaugurare il primo tratto della nuova metropolitana prima delle elezioni della primavera prossima.

 

Il maltempo allaga Milano La nuova fermata «Marche» era molto vicina alla conclusione, con le scale mobili e gli impianti antincendio già montati. Ora, in alcuni punti, si sono accumulati talmente tanto fango e detriti da poter toccare il soffitto con le mani. Sono gli effetti della massa d’acqua enorme che si è riversata nelle gallerie: i tecnici stimano un volume tra i 200 e i 300 mila metri cubi (una tubatura dell’acquedotto larga 70 centimetri si è spaccata in viale Zara e ha gonfiato ancor più la piena del Seveso). La protezione civile lavorerà anche oggi al fianco dei vigili del fuoco, oltre cento vigili cercheranno di governare il traffico. La giornata di ieri si è chiusa con una pesantissima contestazione dei cittadini durante il consiglio di Zona 2 contro l’unico assessore, Andrea Mascaretti, andato a rappresentare la giunta comunale davanti ai cittadini.] MILANO – Ci sono ancora sei metri d’acqua. Nei punti peggiori anche otto. Significa che là sotto, tra le fermate Sondrio e Zara della linea 3 del metrò, i binari, un treno e le banchine, fino ai mezzanini del piano superiore, sono immersi in un gigantesco acquario buio. Quattro giorni dopo l’esondazione del Seveso si delineano in proporzioni sempre più pesanti gli effetti del fiume di fango che ha devastato la metropolitana. Alle 6 di mercoledì mattina è stata riaperta la fermata in Centrale. Ma per far tornare i treni nelle altre stazioni (Sondrio, Zara e Maciachini) saranno necessarie alcune settimane. Qualcuno, tra i tecnici dell’Atm, stima addirittura un «tempo ragionevole» di due mesi. Significa che un intero pezzo di città, e i pendolari che arrivano da alcune direttrici Nord, rischiano di vivere settimane di inferno. Ingorghi continui. Lunghe code bloccate sulle circonvallazioni. Con un’aggravante: per un guasto agli impianti della fermata Repubblica, ieri anche un altro lungo tratto della linea gialla è rimasto bloccato fino a Porta Romana. Un’ora di stop, tra le nove e le dieci. Una mattinata da incubo.

fonte: corriere.it 22/09/2010