Il raso rosa (una leggenda metropolitana)

Chi peschiamo questa volta dal cilindro del prestigiatore? Realizzare "In Piazza" e "Il Pappagallo" i due giornalini di categoria dei tempi che furono, rappresentava veramente un gioco di prestigio, mica un gioco da ragazzi! Fra coloro che hanno dato un contributo concreto per la fare uscire il giornalino,offrendo idee, fantasia e soprattutto grande buona volontà, spunta un nome importante, quello di Napoleone Pedrielli. Questo suo racconto era contenuto nella collana "Raccontaxi" una edizione speciale natalizia del 1999.






In quel giorno a Pietro non ne andava dritta una. Aveva un pensiero fisso perchè mancavano pochi giorni alla fine del mese e non era ancora riuscito a raggranellare i soldi per la rata del mutuo. Aveva collezionato già due bidoni e meditava sulla malvagità di certe persone che si divertivano a far perdere tempo alla gente che lavorava. Così borbottando tra sè, diresse il suo taxi verso il posteggio di piazza Piemonte, si infilò nell’ultimo posto della fila più lunga del solito e, guardando l’orologio sul cruscotto, mormorò: "Le nove meno un quarto, l’ultima corsa… speriamo almeno che mi porti verso casa, in viale Monza!"  

I minuti passavano lenti e le macchine davanti a lui se ne andavano con un ritmo ancora più lento. II suo umore nero non lo invogliava a fare le quattro chiacchiere con i colleghi e quindi non era nemmeno sceso dall’auto. Finalmente venne il suo turno e ancora guardò l’orologio: "Le dieci meno un quarto, un’ora giusta di sosta, questo mestiere sta diventando uno schifo!"

Si avvicinava lentamente al posteggio, trascinando lentamente il piede destro, una donna, alla quale, pur essendo chiaramente anziana, riusciva diffìcile dare un’età precisa. Si stringeva, per ripararsi dal primo freddo, in un cappotto che pendeva vistosamente da un lato e aveva conosciuto tempi migliori. Al braccio aveva una borsetta con la cerniera di strasse che mal si intonava al personaggio e un sacchet­to del supermercato il cui aspetto tradiva un riutilizzo continuo.

Pietro aveva fatto in tempo a notare tutti questi particolari perchè negli anni aveva acquisito una certa sensibilità a indovinare la destinazione dei clienti da come si muovevano e dal loro abbigliamento. Già si augurava che quella non fosse la sua prossima cliente, perchè sicuramente non sarebbe stata una bella corsa. Invece, la donna, giunta vicino al taxi, si abbassò, bussò sul finestrino e chiese: "E’ lei il primo?" A Pietro venne voglia di rispondere sgarbatamente: "Perchè, non si vede!" ma invece, per quei strani meccanismi che a volte scattano nel nostro cervello, saltò giù dalla macchina e sfoderando un sorriso dimenticato da anni, corse verso la portiera e la spalancò togliendosi il cappello. "Prego, signora, si accomodi!" Lei, sedendosi, di fronte a tanta e forse un po’ esagerata gentilezza, rispose quasi in tono di scusa: " Io devo andare solo in fondo alla via Sardegna, qui vicino, ma sa mi fanno male le gambe…" Pietro a quel punto, un po’ per continuare il gioco del tassista supergentile e un po’ per ironia contro la malasorte, chiuse delicatamente la portiera e sempre sorridendo: " Non importa Signora, sempre a sua disposizione!"

Avviò quindi il suo taxi e approdò dopo settanta secondi alla destinazione: quattro scatti di tassametro! "Quanto le devo?" Sorriso di lui " Seimilaottocento!" La signora cominciò a frugare nella borsa di plastica, la soppesò e prendendola per i manici consunti li annodò con cura e posandola sul sedile di fianco a Pietro disse: "Seimilaottocento grammi esatti! Lei è una persona gentile, buonanotte!" Così dicendo, rivelando un’agilità prima insospettabile. Sgusciò fuori dalla macchina e sparì nel portoncino del quale Pietro non ricordava l’esistenza. Dapprima rimase alcuni istante immobile, sempre attonito anche quando lentamente e con circospe­zione, cominciò a snodare i manici della borsa… La aprì, sbarrò gli occhi: seimilaottocento grammi di banconote da centomila in tanti rotolini legati con un nastrino di raso rosa!  Avviò la macchina e si diresse fischiettando verso viale Monza.

di Napoleone Pedrielli