Il Processo

Dalla collana "Raccontaxi" edizione speciale Natale 1999, ci incontriamo questa  volta con Roberto Martano, già Direttore Responsabile di "Il Pappagallo", giornalino di categoria pubblicato fino a qualche anno fa. Si tratta probabilmente di una storia vera, magari  autobiografica, anche se lui non lo specifica. "Il Processo", qui raccontato e sostenuto nel racconto da Alberto in veste di imputato, riprende l’atmosfera e i toni della classica convocazione in Commissione Disciplinare Radiotaxi. Quando in passato le corse radiotaxi si acquisivano "a voce", bisognava stare molto attenti a dare i tempi giusti, altrimenti si rischiava di andare  in pasto alla disciplinare. Le sensazioni di Alberto erano un po’ quelle del bravo ragazzo che va davanti alla commissione per la prima volta nella sua vita.  Ben diverse erano le sensazioni  provate da coloro che  di routine venivano convocati ogni mese!  Durante i giorni di sospensione si poteva lavorare comunque, ma solo ai posteggi senza possibilità di acquisire corse via radio.

La luce entrava dall’alta finestra e il raggio di sole disegnava strani geroglifici. I tre uomini camminavano immersi in strani pensieri avanti e indietro nell’oscura stanza e di tanto in tanto, sbirciavano con sguardo inquieto la porta che ogni tanto, cigolando, si apriva. Ne usciva qualcuno che frettolosamente e a testa bassa si allontanava e una voce dall’interno della stanza, con tono perentorio urlava:
“Avanti un altro!”
L’atmosfera era lugubre e vi si percepiva il peso di quell’attesa, si notava l’inquietudine sui volti di chi, con nervosismo ed apprensione, attendeva il suo turno. Finalmente la porta si riaprì e Alberto entrò nel luogo in cui quattro arcigni personaggi, chi seduto dietro la scrivania chi su una sedia, lo osservavano con mal celato disprezzo. Alberto, cercando di darsi un’aria fiera e piena di dignità, li guardò fugacemente. Ecco, mi sembra di vedere visi già visti e conosciuti, anche se non propriamente amici.
La voce intimò:
“Siediti!”.
E Alberto si sedette di fronte alla scrivania con sussiego, sentì addosso quattro sguardi inquisitori e abbozzò “Buongiorno”.
Nessuna risposta.
Uno di loro gracchiò:
“Tu sei Orchidea 2, vero?”
Alberto, con flebile voce ed un cenno della testa in avanti, assentì.
Quello alla sua destra con ghigno sarcastico disse:
“E tu sei quello che in cinque minuti va da via delle Rose a via delle Libellule?.
“Mah, veramente non ricordo” rispose agitatissimo.
Alberto fu preso alla sprovvista e cercava di rammentare quella corsa e il tipo che sembrava più importante, seduto dietro la scrivania, interloquì:
“E quale strada hai fatto?”
Alberto entrò in panico, proprio non ricordava il percorso, ma cercò di salvarsi e precipitosamente disse:
“Penso via Roma e via Trieste, ma…”
Il ghigno si trasformò in sorriso irridente e con risata sardonica:
“E tu, con sei semafori arrivi, non è che hai risposto cinque perché con sette dovvi attendere la conferma ? Bel furbo!”
Alberto sprofondò nel caos, veramente aveva fatto un’altra strada, ma chi glielo racconta a questo qui, e allora abbozzò un sorrisetto di scuse e alzò le spallucce. A questo punto il tipo di sinistra attaccò:
” E i tre minuti da via Gatta a via Asinelli?”
“Ma forse…”
Con un dito puntato e alzandosi dalla sedia, il tipo di sinistra concitatamente disse: 
“E i cinque minuti da Piazza Ponte per via Caio?”
La testa di Alberto era ormai in confusione e non tentò neppure di spiegare che a quell’ora e passando da via Libano e poi per via Hassan, forse i minuti avanzavano. Oramai vinto, in un soprassalto di estrema difesa esordì:
“Ma qualche cliente ha mai reclamato?”
“ Non c’entra!” risposero in coro e dopo un rapido sguardo fra loro, il più autorevole e anziano disse:
“Due giorni di sospensione, l’ 11 e il 12”:
Alberto debolmente, ricordandosi che aveva già deciso una sera di festa per il 15, replicò con un filo di voce:
“Non si potrebbe fare il 15 e il 16?”
La risposta fu netta e precisa: 
“Si bravo e perché non a Natale e Santo Stefano? Abbiamo finito, VAI !”
Fuori splendeva la luce del sole e Alberto, respirando a pieni polmoni la fresca aria di Milano disse a sse stesso:
“Mah, in fondo un paio di sere di relax mi faranno bene”
 
di Roberto Martano