Alta tensione in centro. La notte dei tassisti in presidio anti-ncc ai posteggi del Duomo

ilgiorno.it “Andiamo a bere un caffè tutti insieme”. Il tam tam è partito venerdì pomeriggio. Destinazione: piazza Duomo. Le foto, però, non fanno pensare a una riunione al bar tra colleghi, quanto a una sorta di raduno della base per dare un segnale forte e chiaro ai naviganti. Segnatamente ai noleggiatori con conducenti. Sì, perché ieri notte decine di tassisti si sono ritrovati ai posteggi dietro le aiuole con gli alberi, sul lato opposto rispetto alla Cattedrale: quattro lunghe file di auto bianche a occupare interamente il tratto di strada da via Mazzini a via Mengoni. Nessun coinvolgimento diretto dei rappresentanti di categoria, come già capitato in passato.

Almeno per un’ora, l’area più centrale della città è stata presidiata, anche se, a differenza di altre occasioni, il servizio non è mai stato interrotto. Stesso copione ieri notte. L’impressione è che i tassisti vogliano far capire che quella zona è off limits per gli ncc, o quantomeno per quelli che a loro dire non rispettano le regole. E in effetti è questo il messaggio arrivato sull’altra sponda, se è vero che sulle chat interne qualcuno ha scritto attorno all’una: “Piazza Duomo bloccata dai taxi, evitate di passare di lì”. In mattinata, Giovanni C., titolare di una società con otto veicoli, ha riferito di un raid in quei minuti contro un van Mercedes guidato da un suo driver. Un racconto che ha confermato al Giorno e che nel tardo pomeriggio è finito in una denuncia ai carabinieri di Corsico: “Erano una decina – ha messo a verbale l’autista ventiduenne –. Uno di loro mi ha addossato la colpa di una presunta aggressione avvenuta il giorno prima. Poi si sono scagliati contro il veicolo, graffiando la carrozzeria, forando lo pneumatico posteriore destro e danneggiando il paraurti posteriore”. L’ennesimo episodio di una serie che sembra non avere fine.

Il primo faccia a faccia violento è avvenuto proprio in piazza Duomo nei primi giorni del 2025: un noleggiatore, infastidito dalle accuse di abusivismo e dall’insistenza delle domande su app e fogli di servizio, si è infilato nell’abitacolo di un’auto bianca e ha malmenato un tassista, per poi tornare sui suoi passi e salire a bordo del van. Nel pomeriggio del 19 gennaio, il “ring” si è spostato alla porta 4 dell’aeroporto di Linate. Lì un tassista di 54 anni ha iniziato a riprendere un noleggiatore, avvicinandosi al finestrino del van per immortalare il display dello smartphone con la schermata dell’applicazione Uber. L’altro ha aperto all’improvviso la portiera, facendo volare il cellulare; quando il tassista ha infilato la mano nel finestrino per mostrare i danni, il noleggiatore è ripartito a tutta velocità, facendo rovinare sull’asfalto il conducente e provocandogli la frattura di una costola.

Quattro giorni dopo, ecco la scazzottata di piazzale Baiamonti: una manovra contestata, la lite al semaforo e lo scambio di pugni e spintoni che va avanti per circa un minuto. Finita? No, perché giovedì sera c’è stato l’ennesimo scontro, stavolta ai posteggi di via Leopardi: diverse e contrastanti le vesioni sul motivo scatenante, ma il bilancio finale parla di un tassista di 61 anni al Policlinico con un trauma cranico e di un ncc di 32 anni al Fatebenefratelli con contusioni al volto. I presìdi delle ultime due notti somigliano tanto al primo segnale della “protesta della base”, in un clima estremamente teso.

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2 commenti

  1. Cari colleghi, le multinazionali del trasporto stanno sistematicamente impoverendo la nostra categoria. Le nostre condizioni di lavoro sono sempre più dure, con orari che minano la nostra salute fisica e morale. L’avvento delle app e ha ulteriormente ridotto la nostra capacità di negoziare condizioni di lavoro migliori, rendendoci sempre più vulnerabili. È necessario un cambiamento: occorre una regolamentazione più severa e una maggiore consapevolezza pubblica per contrastare questa tendenza che ci impoverisce in favore dei pochi che controllano queste aziende. Uniamoci, facciamo sentire la nostra voce per reclamare il rispetto che meritiamo e le condizioni di lavoro che ci spettano.

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