Porto di Mare: La storia dimenticata di un porto mai realizzato a Milano |di Davide Pinoli

Per la “new generation” Milanese (tassisti compresi) la fermata della Metro 3 Porto Di Mare desta da sempre curiosità: perché si chiama così una zona di periferia estrema a metà tra il Corvetto e Rogoredo da dove il mare più vicino dista almeno 200 km è davvero un mistero che stuzzica i più curiosi..

La storia di questa immensa area verde, che del mare non conserva un solo fossile, risale forse già ad un periodo antecedente alla costruzione della vicina Abbazia di Chiaravalle quando imbarcazioni cariche di mercanzie risalivano il Po e il Lambro per arrivare quanto più vicino a ciò che era Mediolanum.

In un periodo relativamente più recente, le origini del mistero di Porto di Mare ci riportano alla fine dell’800 quando l’esigenza di far scomparire i corsi d’acqua dal centro di quella città divenuta Milano crea l’esigenza di un nuovo porto punto di approdo per un grande canale che avrebbe collegato Milano al mare (naturalmente via Po) idealizzando il tutto in un’area collocata che, primo confine a sud, avrebbe potuto essere adatta a convogliare tutte le acque del milanese: in pratica si trattava di creare nella zona una nuova Darsena più grande e più efficiente per la mole enorme di materiali trasportati via barconi dal Po e dal Lago Maggiore.

Infatti, già nei primi decenni del 900 il numero di imbarcazioni che arrivano al Ticinese tramite i Navigli superava, ad esempio, quello dei porti marittimi di Brindisi, Bari e Messina facendo della Darsena il quinto porto commerciale d’Italia che, con il progetto Porto di Mare, avrebbe potuto essere ben più performante consentendo a battelli da 7/800 tonnellate un collegamento navigabile che avrebbe di fatto unito Milano a Venezia.

Passati gli anni e con essi la volontà di creare quella via d’acqua e quel grande porto cittadino che, forte di addirittura 5 enormi moli di attracco, avrebbe dovuto allacciarsi alla Martesana, passando ad est dell’Idroscalo per connettersi con le linee ferroviarie di Rogoredo e di quello Scalo Romana ormai prossimo ad essere riconvertito nel Villaggio Olimpico 2026.

La storia non finita del grande bacino portuale si conclude con un solo, breve spezzone di canale lungo poco meno di 20 chilometri e con l’acqua di falda a riempire uno scavo che diventerà dapprima una cava e successivamente, nel dopo guerra, un’area utilizzata da pescatori e bagnanti.

Tra progetti non realizzati e burocrazia che si ferma sui tavoli delle istituzioni si arriva agli anni 70 quando il bacino si prosciuga e la Darsena dismettere le sue attività lasciando di fatto Milano una città senza Porto.

Nel 1991 la linea tre della metropolitana gialla arriva a fare capolinea a San Donato e, appunto tra Corvetto e Rogoredo si dispone una fermata intermedia che avrebbe dovuto chiamarsi Fabio Massimo ma che si preferisce dedicare all’opera incompiuta: ecco così, in risposta alla curiosità iniziale, che la fermata Porto di Mare diviene un omaggio al mai realizzato progetto milanese.

Una storia sicuramente sconosciuta anche molti driver milanesi che mi auguro possano da oggi raccontarla a chiunque sia a chiedere.