Dal quotidiano Libero un articolo di Davide Pinoli

I fatti che riempiono le pagine della cronaca milanese riportano inevitabilmente agli anni del “gangsterismo” urbano, periodo tra gli anni 70 e 80 che si pensava tramontato. Senza bisogno di tornare a raccontare l’epopea dei Vallanzasca, interessante è approfondire attraverso la testimonianza di chi ha vissuto e sta vivendo  periodi così distanti in prima persona attraverso un osservatorio davvero unico: Il Taxi. Dopo mille avventure vissute in oltre quarant’anni di notte alla guida di un’auto pubblica, Gualtiero Felisi, “giovanotto” classe 1954 è uno di quei personaggi che ha passato la vita “sulla strada” a suo modo da protagonista; alto, di bell’aspetto e dal capello portato ancora lungo, Gualtiero non è tipo da inutili giri di parole “Settant’anni e non sentirli verrebbe da dire a chi ti incontra… “: “Ho sempre tenuto all’aspetto, oggi come ieri serve a presentare la persona che sei, al pari del mio taxi che ho sempre tenuto pulito e in ordine”.

“Da cosa vogliamo cominciare?” “Visto il tema, posso cominciare dalla Quarto Oggiaro degli anni 70, il quartiere della mia giovinezza: un posto duro, di emigrati e di figli di emigranti che vivevano la ribellione dovuta al disagio sociale”
“Un ghetto? ” “No, assolutamente, ma un posto dove si cresceva sicuramente in fretta”
“E poi il taxi: per te un mezzo per fuggire dalla realtà della periferia?” “Anche in questo caso no. Non avevo bisogno di fuggire da niente e quel quartiere era la mia casa… certo che poi una volta sul taxi, ci volle poco a capire che quella Milano girava a due velocità”
“Parli della famosa Milano da bere?” “La Milano degli aperitivi sarebbe venuta dopo: quelli erano soprattutto gli anni dei Night Club e dei Casinò clandestini luoghi frequentati non solo dalla delinquenza ma anche e soprattutto dalla Milano dei danee”

“La zona grigia citata anche dal boss della Magliana Massimo Carminati?” “Di grigio in quegli anni Milano aveva soprattutto il cielo” (ride) “nel concreto era una Milano dove si produceva e dove i soldi giravano davvero. La malavita dell’epoca era molto diversa da quella odierna in primis perché chi contava cercava di evitare i “casini” che se proprio dovevano esserci si risolvevano tra di loro: in più, la malavita del tempo, teneva un suo ordine dato da un codice di vita da strada che oggi sembrerebbe non esserci più”
“Puoi spiegarti meglio?” “Non voglio far l’elogio di niente e di nessuno ma trovo che ciò che accade oggi soprattutto di notte nelle zone dei locali, in quegli anni non sarebbe stato permesso soprattutto perché prima ancora della Polizia ad intervenire sarebbe stata la Malavita stessa regolando chi dava fastidio facendo prepotenze”
“Malavita intesa come mafia o ndrangheta?” “Malavita e basta. A quei tempi mafia e ndrangheta a Milano erano parole quasi sconosciute. Era soprattutto la Milano di chi rispettava e si faceva rispettare, una città dove anche chi viveva nell’illegalità non si sarebbe mai permesso una violenza su un a donna o su un anziano. Oggi, quel mondo è praticamente finito”

“Lo stai dicendo con nostalgia?” “No, perché io pur vivendo la notte facevo il tassista e non il bandito. Ma da tassista ti posso assicurare che la gente era rispettosa e non c’era l’arroganza dei giorni d’oggi dove l’educazione manca a più livelli, partendo dalle scuole fino ad arrivare a più alti livelli sociali”
“E cosa pensi di baby gang e emigrazione violenta?” “L’ho detto all’inizio: la rabbia nasce dal disagio, ma penso che oggi si stia esagerando. Le leggi già esistono, bisognerebbe solo farle rispettare”
“Un’ultima domanda: cosa fa oggi Gualtiero ?” “Dismessa di recente l’attività Taxi mi godo la pensione anche se il richiamo della notte, per chi come me l’ha vissuta, rimane sempre fortissimo. Milano rimane una città fantastica che, con qualche accorgimento, potrebbe diventare davvero unica” .