Como I taxi in più in città? Non prima di tre anni


laprovinciadicomo.it Per delle nuove licenze taxi ci vogliono «almeno due anni e mezzo», forse tre. Così sostiene il sindaco Alessandro Rapinese. I pochi taxi in giro per strada, soprattutto la sera in estate, sono un problema. Le licenze attive, 45 a Como, sono ferme dal dopo guerra e non riescono a rispondere al fabbisogno di una città sempre più turistica come la nostra. Peraltro il territorio circostante è quasi scoperto, non ci sono macchine pubbliche. Dunque la nuova amministrazione comunale in campagna elettorale aveva promesso già dall’estate il rilascio di nuove licenze: 14, per la precisione. Le procedure però non sono immediate e la speranza dell’amministrazione era quella di essere pronti per la prossima stagione estiva. Così auspicava a fine agosto l’assessore al commercio Michele Cappelletti. In consiglio comunale però il sindaco ha spiegato che «in base alle normative ci vogliono almeno due anni e mezzo».

«Noi però siamo già partiti – ha detto il sindaco – più di così non potevamo fare». La nuova giunta ha anche riferito l’intenzione di bandire sette licenze per Ncc, i mezzi con il conducente che non girano su strada, ma attendono la chiamata dei clienti dalla rimessa. Queste sette licenze, su un totale di 55 attive a Como, sono disponibili e non vengono assegnate da Palazzo Cernezzi da parecchi anni. Sempre sulle macchine pubbliche il Comune vuole costruire una commissione con le associazioni di categoria per organizzare meglio i turni, le ferie, per evitare di lasciare senza taxi determinate fasce orarie e periodi dell’anno.

Ma non risultano richieste
Ma perché tante attese sui taxi? L’ente che ha il potere di rilasciare le licenze è il Comune, ma l’assessore Cappelletti ha spiegato che occorre prima passare da un ente governativo, L’Autorità di regolazione dei trasporti, che ha sede a Torino. Questo ente deve rilasciare un parere vincolante al quale le amministrazioni locali devono attenersi. Sentita l’autorità in questione, dagli uffici di Torino spiegano intanto che non risultano ancora essere pervenute nuove richieste dal Comune di Como. Inoltre l’autorità di regolazione dei trasporti fa sapere che i tempi d’attesa per l’invio dei pareri si sono molto ridotti in questi ultimi anni grazie a delle nuove linee guida di recente approvate. Per fare un esempio, l’ultimo parere è stato dato al Comune di Sanremo a inizio settembre, per una domanda arrivata a metà giugno. Dunque tre mesi circa. Al Comune di Parma che ha bussato alla porta dell’autorità a inizio maggio è stata data risposta a fine giugno, dunque in due mesi. L’ente torinese rifiuta dunque la responsabilità di possibili lungaggini.