Che tristezza! -di Davide Pinoli

Non si è mai visto un attacco mediatico cosi accanito e spietato nei confronti di una sola categoria di lavoratori: non servono sociologi o esperti del diritto in quanto basta leggere le migliaia di risposte smodate e forcaiole di cittadini e utenti, conseguenza di articoli e post pubblicati su digitale e carta stampata. È indubbio e altrettanto evidente che il taxi sta diventando il capro espiatorio di una Nazione (l’Italia) atta da sempre al malcostume che soprattutto in quest’ultimo periodo ha trovato una valvola di sfogo in quella che è probabilmente rimasta l’ultima categoria a non volersi piegare al giogo del “politicaly correct” con cui una parte politica favorevole alle liberalizzazioni, alle multinazionali e che tollera pertanto pertanto la reale evasione dei grossi capitali, condiziona quel popolino che in mancanza d’altro si contenta di “poter picchiare la sella perché impossibilitata a picchiare il cavallo”.

Che tristezza !!!

Una tristezza dettata dall’ignoranza alimentata soprattutto sui social, mezzo di progresso atto a dare a tutti, ma proprio a tutti, modo di esprimere non solo la non conoscenza (ignoranza) ma anche la cattiveria e l’invidia repressa (perché proprio di invidia si tratta) nei confronti di chi può ancora lavorare decidendo di non essere il “burattino ” di nessuno. Pertanto, se è vero che la resistenza nei confronti dei pagamenti elettronici da parte di una minoranza di tassisti è da condannare perché anacronistica e stucchevole (perché è  vero che anche alcuni tassisti dovrebbero smetterla con l’arroganza da posteggio che troppo, troppo spesso, soprattutto presso stazioni e aeroporti, viene esibita come una sorta di machismo),  altrettanto antipatica e ingiusta è la campagna mediatica evidentemente strutturata contro tassisti e partite iva in genere.

Il fatto accaduto nei giorni scorsi in zona Stazione Centrale, dove con un video che ha fatto il giro del Web si vede un tassista litigare con i suoi clienti per motivi non ancora accertati, provoca una reazione esagerata nei toni perché alimentata anche da un post pubblicato su Facebook da un assessore della giunta milanese che al posto di dare soluzioni nel suo ambito si interessa a dare risalto ad una discussione che,  per quanto deplorevole, non rappresenta un un centesimo delle problematiche legate a quella sicurezza di cui lo stesso dovrebbe invece occuparsi .

Per certi fatti costituiti da “dispute da strada” che per quanto antipatiche non dovrebbero includere il richiamo ad un giustizialismo da social network, esiste una commissione disciplinare del Comune preposta a giudicare in merito ad “eventuali” responsabilità da parte di un operatore di un servizio pubblico gestito appunto dal Comune stesso così che, senza la necessità di enfatizzare ogni volta il nulla, ai giustizialisti e ai sostenitori del liberalizzare a favore di nultinazionali estere, si vorrebbe far notare che sarebbe la deregulation da loro auspicata a togliere quella giustizia e quelle regole che vengono invece garantite da apposite commissioni (e non da internet) che si trovano nel servizio taxi a garanzia di chi li utilizza.