Sciopero taxi confermato il 5 e il 6 luglio, Bellanova: «Tentiamo la mediazione»

ilmessaggero.it Lo sciopero dei taxi di 24 ore dei tassisti previsto con ritrovo e corteo a Roma il 5 e 6 luglio è confermato. Lunedì la vice ministra delle Infrastrutture e Trasporti Teresa Bellanova, su delega del governo, ha nuovamente convocato i sindacati per trovare una mediazione in extremis. I tassisti protestano contro l’articolo 10 del Ddl Concorrenza.

Sciopero taxi 5 e 6 luglio, le motivazioni
‘Non ci ascoltate ma stavolta, statene certi, ci sentiretè. Recita così il volantino che da ieri impazza sui social e che annuncia lo sciopero nazionale dei tassisti indetto per 48 ore il 5 e il 6 luglio, con ritrovo a Roma e corteo che si snoderà da Piazza della Republica a Piazza Venezia al quale parteciperanno tassisti provenienti da tutta Italia. Ancora una volta in piazza per difendere »il nostro lavoro, che è servizio pubblico, dobbiamo sottolinearlo sempre, contro la deregolamentazione del settore prevista nell’articolo 10 del Ddl Concorrenza ma che ricalca la storia delle liberalizzazioni che si sono tentate di fare nel tempo a danno della nostra categoria«. Per tentare una mediazione in extremis la ministra Bellanova, su mandato del governo, ha convocato i sindacati delle auto bianche per lunedì, alle 13. Seguirà alle 17 quello con gli autoservizi pubblici non di linea, ncc.

Ma i tassisti non accetteranno passi indietro e mireranno allo stralcio dell’articolo 10. »L’articolo 10, per come è scritto, sembrerebbe soddisfare gli appetiti di chi vuole deregolamentare e fagocitare il servizio solo per interessi di capitale. Senza contare che le norme europee prevedono l’esclusione del servizio taxi dalle liberalizzazioni. Senza stralcio la protesta sarà forte«, spiega Alessandro Genovese, responsabile nazionale di Ugl taxi.

Non è la prima volta che i tassisti sono pronti a scendere in piazza scioperando per rivendicare i loro diritti: era luglio del 2006 quando l’allora ministro Bersani del governo Prodi tentò di liberalizzare le licenze taxi ma senza risultato, dopo i forti tumulti in tutte le città. Nel 2012 ci provò anche il governo Monti, un tentativo che andò a vuoto dopo le prese di posizione di sindacati e categoria. Nel 2017 la senatrice Pd Linda Lanzillotta, governo Renzi, con un emendamento approvato di notte, sospese per due anni tutte le regole per gli Ncc: anche in quel caso, i tassisti protestarono a lungo.

In seguito, il governo giallo-verde riscrisse nuovi regolamenti per il settore mai entrati in vigore per la mancanza dei decreti attuativi tanto attesi dai tassisti, come ad esempio, la famosa e più volte richiesta regolamentazione delle piattaforme di intermediazione tra tassisti, noleggiatori e utenza, oggi ancora sul tavolo del governo. »Sono più di 15 anni che tra decreti e emendamenti viviamo una situazione lavorativa che non ci garantisce serenità – spiega Carlo Di Alessandro, responsabile di Federtaxi Cisal – Garantiamo le regole previste dal servizio pubblico, come la tariffa amministrata che non varia a seconda del mercato, come avviene per le piattaforme gestite da multinazionali che non si fanno scrupolo di alzare i prezzi quando c’è maggiore richiesta e nei momenti d’emergenza, sfruttando i lavoratori; abbiamo l’obbligo di garantire il servizio a tutti, a prescindere dalla convenienza della corsa; e voglio ricordare il lavoro svolto con abnegazione dalla nostra categoria durante tutta la pandemia quando abbiamo trasportato, spesso anche gratis medici, infermieri, malati, medicinali, garantendo il servizio h24, anche quando i mezzi pubblici dovevano rimanere fermi. Siamo stanchi, chiediamo che le regole a cui siamo sottoposti valgano per tutti«.