Ddl Concorrenza, taxi in sciopero il 5 e 6 luglio: “No alla norma sulle piattaforme di intermediazione”. Lunedì incontro col governo

ilfattoquotidiano.it I sindacati sostengono che il testo “lascia presagire l’interesse a regalare la gestione del settore a intermediari che pensano di arricchirsi alle spalle dei lavoratori, relegando la funzione del tassista a quella di un rider della mobilità”. Il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi richiama la categoria per gli “episodi di astensioni collettive poste in essere da parte dei conducenti di taxi sul territorio nazionale”.

I sindacati dei tassisti hanno indetto per il 5 e 6 luglio uno sciopero con il fermo del servizio di 48 ore per protestare contro il Ddl Concorrenza e la liberalizzazione del settore. L’annuncio arriva nonostante lunedì prossimo al ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili siano stati convocati incontri con le rappresentanze sindacali dei tassisti e degli Ncc. Intanto il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli, richiama la categoria: in riferimento agli “episodi di astensioni collettive poste in essere da parte dei conducenti di taxi sul territorio nazionale, riportate dalle principali agenzie di stampa”, ricorda che “al di fuori di una legittima proclamazione di sciopero, non è sufficiente garantire le sole corse di emergenza, ma deve essere assicurato il regolare svolgimento del servizio nella sua interezza”.

Il documento unitario presentato dalle sigle sindacali del settore durante l’audizione alla Camera sul Ddl Concorrenza chiedeva lo stralcio della norma sulle piattaforme di intermediazione digitale e un’accelerazione sui decreti ministeriali, a partire dal Registro elettronico nazionale dei taxi e dei n.c.c. per concludere l’annunciato “riordino disciplinato del trasporto pubblico non di linea e contrasto ai diffusi fenomeni di abusivismo“. Nel mirino dei sindacati c’è soprattutto l’articolo 10 sull’”adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Una formulazione che, sostengono, “lascia presagire l’interesse a regalare la gestione del settore a intermediari che pensano di arricchirsi alle spalle dei lavoratori, relegando la funzione del tassista a quella di un rider della mobilità, senza diritti ma con rischi di impresa a carico”.

Nel documento fa riferimento all’incontro a Palazzo Chigi con i vertici della multinazionale statunitense Uber: “Le ultime vicende di cronaca, che riferiscono di un accordo tra una famosa piattaforma internazionale di intermediazione e una rappresentanza di radiotaxi, non rappresentano la volontà della categoria dei tassisti” e “troviamo gravissime le notizie apparse sulla stampa circa un possibile incontro tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ceo di una famosa piattaforma internazionale di intermediazione, la quale mira a divenire l’unico interlocutore per la domanda di trasporto italiana nel giro di qualche anno: dichiaratamente, essa opera per costituire una posizione dominante di mercato che vedrà i lavoratori costretti a subire una forma di caporalato digitale per poter esercitare la loro professione”.

Per le sigle sindacali, Governo e Parlamento sono chiamati a decidere se “tutelare un modello altamente efficiente che tiene uniti lavoro e capitale” oppure riproporre “il modello ottocentesco della concentrazione finanziaria così ben riproposto dalle multinazionali della predazione, dello sfruttamento del lavoro, dell’elusione fiscale”.