Concorrenza, resta il nodo taxi dopo accordo sui balneari. Via libera in commissione

ilsole24ore.com Trovato l’accordo sui balneari, è arrivato anche il via libera al Ddl concorrenza in commissione Industria al Senato. Il testo è atteso ora in Aula il 30 maggio per l’approvazione. La partita poi si sposterà ora alla Camera, dove l’obiettivo del governo è chiudere nella prima metà di luglio per poi avere il tempo di definire tutti i decreti attuativi entro l’anno, rispettando così la scadenza fissata dal Pnrr. E si preannuncia un passaggio parlamentare tormentato anche a Montecitorio. I deputati della Lega Elena Maccanti, capogruppo in commissione Trasporti, ed Edoardo Rixi, responsabile nazionale Infrastrutture, hanno già chiarito che aria tirerà chiedendo con largo anticipo lo stralcio dell’articolo 8 sulla riforma dei taxi.

Dalle licenze alle sanzioni: il nodo taxi
L’articolo 8 contiene la delega al Governo ad adottare un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea. Tra le disposizioni previste: «l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti. Ma anche (punto tra i più delicati) «la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati». Nonché «l’adeguamento del sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, anche al fine di contrastare l’esercizio non autorizzato del servizio di trasporto pubblico, demandando la competenza per l’irrogazione delle sanzioni amministrative agli enti locali.

Balneari, accordo sugli indennizzi: un decreto per calcolarli
Quanto al testo approvato in commissione, sui balneari si è optato per affidare la definizione dei risarcimenti, che saranno a carico dei subentranti, al successivo decreto legislativo con il quale il governo dovrà definire le regole per le nuove gare. Confermato poi, rispetto alle prime riformulazioni discusse da governo e maggioranza, l’allungamento di un anno della scadenza delle concessioni, fino alla fine del 2024, nel caso in cui i Comuni incappino in impedimenti oggettivi, compresi contenziosi, che non permettano la conclusione delle gare entro il 2023 come previsto dalla sentenza del Consiglio di Stato che aveva bocciato la maxi-proroga al 2033.

Servizi pubblici, in house senza motivazione
Su servizi pubblici locali, partecipate statali e porti lo schema originario del governo esce ridimensionato. Dalla riforma dei servizi pubblici locali è stato stralciato l’obbligo per gli enti locali, per gli appalti sopra soglia comunitaria, di giustificare con una motivazione anticipata, da trasmettere all’Antitrust, la scelta di ricorrere alla gestione in-house.

Società partecipate, ruolo limitato per la Corte dei Conti
Limitato il testo del governo sui compiti della Corte dei conti nella valutazione della costituzione di nuove società pubbliche. Con la modifica approvata in commissione, la Corte deve dare il suo parere su sostenibilità finanziaria, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, entro 60 giorni, trascorsi i quali l’amministrazione interessata può comunque procedere

Porti, possibili accordi integrativi
Sui porti rispetto al testo base del governo, viene reintrodotta la possibilità per le Autorità di sistema portuale, nell’ambito delle procedure di affidamento delle concessioni, di stipulare accordi integrativi o sostitutivi con i privati ai sensi della legge 241. Confermata la possibilità di cumulo di concessioni nello stesso ambito portuale (se si tratta di grandi porti)

Stralciato articolo su nomina componenti Authority
Soppresso l’articolo 32 sui criteri di nomina dei componenti dell’Authority su cui si era registrato un fuoco di sbarramento a livello parlamentare, con la maggioranza contraria alle commissioni di tecnici che dovrebbero selezionare i candidati mentre resterebbe alle Camere la definizione delle procedure di nomina di loro competenza.