Ruba il tablet del taxi e lo porta a casa. Ma i carabinieri lo localizzano col gps

cuneodice.it La tecnologia può essere la migliore alleata della legalità, non solo quando si tratta di telecamere o intercettazioni. Nel caso del furto di un tablet, perpetrato nel giugno di tre anni fa ai danni di un tassista, a portare gli inquirenti sulle tracce del responsabile è stato il gps.

Intorno a mezzanotte il taxi aveva raccolto due giovani all’ex mercato delle uve di Cuneo, portandoli a Boves. Al momento di pagare, però, uno dei due passeggeri aveva strappato il tablet dal supporto e se l’era data a gambe assieme all’amico. Al tassista non era rimasto altro da fare che denunciare l’accaduto ai carabinieri. Su come siano stati rintracciati ha deposto in aula il luogotenente Alessandro Dall’Amico, comandante della stazione di Boves: “Abbiamo effettuato accertamenti sul numero di cellulare dal quale era partita la chiamata al servizio radiotaxi. È emerso che lo aveva in uso un giovane di Boves, che è stato denunciato”. Il ragazzo, finito a processo per furto aggravato e insolvenza fraudolenta, ha poi optato per il rito abbreviato e ha risarcito il tassista dei danni subiti.

In un diverso procedimento si è invece trovato a rispondere dei medesimi reati il presunto autore materiale del furto, M.J.M, anche lui residente a Boves. A lui si è arrivati seguendo il tracciato degli spostamenti che il tablet ha continuato a registrare dopo il furto: “Il tracciato si interrompeva proprio in corrispondenza della sua abitazione” ha precisato il luogotenente Dell’Amico. Per questo i militari avevano chiesto e ottenuto un mandato di perquisizione nei confronti del giovane. Nella sua abitazione non era stato rinvenuto il tablet, ma in un posacenere si era trovata una scheda sim che era risultata corrispondere a quella fornita al taxi. La vittima del furto, in seguito, aveva riconosciuto M.J.M. come il passeggero che sedeva di fianco a lui e che aveva afferrato il tablet con un gesto repentino.

Alla luce della successiva remissione di querela, il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto di non doversi procedere per l’ipotesi di insolvenza fraudolenta. È invece rimasta in piedi quella di furto, perché aggravata dalla violenza sulle cose e dall’aver agito all’interno di un mezzo di trasporto e sottraendo un bene esposto alla pubblica fede. Per questo reato la richiesta di pena da parte dell’accusa era di due anni e mille euro di multa. L’avvocato Chiara Tomatis, difensore dell’imputato, ha rilevato come l’identificazione da parte del tassista non fosse stata effettuata con assoluta certezza.

Ciononostante il giudice Giovanni Mocci ha ritenuto sussistenti gli elementi raccolti a carico dell’imputato, condannandolo per furto alla pena di otto mesi e 200 euro di multa, con il beneficio della sospensione condizionale.