Taxi elettrici, a Firenze sale la protesta: «Il Comune si occupi di noi»

corrierefiorentino.corriere.it «Palazzo Vecchio si occupi dei taxi elettrici. Non è possibile che in una città come Firenze ricaricare un’auto elettrica diventi un’impresa titanica. Siamo stati i pionieri in materia di viabilità green ma negli ultimi cinque anni è stato fatto molto poco. Sicuramente di mezzo ci sono stati due anni di pandemia, ma adesso che speriamo di ripartire chiediamo al Comune un impegno maggiore. Servono più colonnine e soprattutto serve che qualcuno si occupi di riparare quelle che non funzionano».

Silvia Scaletti, della cooperativa Cotafi, fa parte dei 70 che nel 2017 si sono aggiudicati a Firenze una licenza per taxi a propulsione elettrica. «Non avrei mai pensato di avere tutte queste difficoltà — racconta — La mattina comincio la giornata andando a caccia della colonnina per ricaricare la macchina e non sempre la trovo». E in quel caso? «In quel caso resto ferma. E se mi chiedono una corsa fuori città sono costretta a rinunciare perché non ho la certezza di farcela a ritornare. Una situazione di estremo stress che si aggiunge a quello, già pesante, provocato dal traffico».

«Il problema è che se l’auto si ferma, ed è accaduto, non c’è altra soluzione che il carroattrezzi — ribatte Silvia Veroni, rappresentante dei taxi elettrici per la cooperativa Socota — La situazione rispetto a qualche anno fa è migliorata. All’inizio ne avevamo solo due dedicate a noi, oggi ne abbiamo ben sei (ma dall’anno prossimo diventeranno pubbliche e allora i disagi aumenteranno). Abbiamo anche un numero riservato se c’è un problema ai nostri punti di ricarica, ma non è sufficiente. Bisognerebbe avere la possibilità di mettere le auto in carica anche la notte senza penalizzazioni una volta fatto il pieno».

I problemi denunciati dai tassisti sono gli stessi di un qualsiasi automobilista con un’auto elettrica: non si trovano colonnine di ricarica funzionanti, i parcheggi selvaggi, i vigili che non arrivano. La settimana prossima è in calendario un incontro con Palazzo Vecchio. «Quando i punti di ricarica sono fuori servizio ogni volta parte lo scaricabarile tra chi deve occuparsene», dicono.

A Firenze ci sono 180 vecchie colonnine del Comune, la maggior parte ha più di 20 anni e ha un attacco solo per i motorini. «Sono obsolete e andrebbero sostituite». Enel spiega che a Firenze le infrastrutture di ricarica non sono di sua gestione e quindi non possono intervenire né possono aprire ticket per guasti sulla App. Palazzo Vecchio, che tramite Firenze Smart gestisce i punti di ricarica, aspetta i pezzi necessari che deve fornire Enel. E si ritorna così alla casella di partenza: impossibile ricaricare.

C’è poi la questione dei costi: «Le tariffe sono troppo alte. Ci sono gestori che si fanno pagare 65 centesimi al Kilowatt, oggi ci sono auto che con un litro di benzina fanno 12 chilometri. Alla fine non c’è risparmio», dice Silvia Veroni. «Bisognerebbe che fosse il Comune a interfacciarsi con i vari gestori, anche sul fronte delle tariffe» la proposta che arriva dai tassisti. Quanto ai parcheggi abusivi davanti alle colonnine Silvia Scaletti offre una soluzione: «Segnalare in modo più evidente gli spazi riservati, in modo da non offrire alibi agli automobilisti distratti».