Firenze, centro deserto e tanti restano chiusi. Sembra di esser tornati in lockdown

corrierefiorentino.corriere.it Via degli Strozzi. Il commesso di Cartier, elegantissimo in abito nero con cravatta e mascherina nera, aspetta i clienti per aprire loro la porta d’ingresso. Scruta fuori per un minuto, che poi diventano due, che poi diventano dieci. Ma i clienti non arrivano. I clienti sono pochi, pochissimi. Uguale da Louis Vuitton: commessi pronti a entrare in scena per servire i clienti, ma niente, i clienti non ci sono. E i commessi restano lì, a parlare tra di loro, a raccontarsi che sembra di rivivere un altro lockdown. Non c’è lockdown, ma le strade del centro storico assomigliano a quelle dell’anno scorso.

Piazza Duomo fa impressione. La bancarella di souvenir non ha clienti: «Riduzione dell’80 per cento», dice il gestore. Ancora di più piazza della Signoria. Ci sono più piccioni che persone. Chiuso Rivoire e chiusi, in fila uno dietro l’altro, la gelateria artigianale, la caffetteria Letizia, la pizzeria Il bargello, il ristorante Il David. Soltanto l’osteria dell’Orcagna è aperta, ma è vuota. Di solito ci sono i turisti asserragliati sui tavoli, adesso no. Colpa della bassa stagione, certo, ma colpa anche del Covid e di Omicron che tiene in quarantena tante persone, e quindi anche tanti potenziali turisti, fiorentini e negozianti, costretti ad abbassare la saracinesca. Sono oltre 20 mila i fiorentini in quarantena, 200 mila in tutta la Toscana.

È un altro centro. Nei giorni feriali strade semideserte. Si vede da via dei Pescioni, dove il parcheggio dei motorini — cosa più unica che rara — ha ampi spiazzi vuoti. Si vede dalla lunga fila di taxi in attesa in piazza della Repubblica. Si vede osservando i tantissimi rider che consegnano il cibo a domicilio delle tante persone chiuse in casa. Si vede in Por Santa Maria: giù le saracinesche della gioielleria Falai, del ristorante La Borsa, del money exchange. Si vede alla Galleria degli Uffizi, dove non ci sono visitatori in coda. Si vede, ancora, in piazza della Repubblica, dove i famosi bar Gilli e Paszkowski sono stati chiusi per alcuni giorni e adesso sono aperti ma faticano. I clienti sono pochi, nei dehors non c’è quasi nessuno. «Diversi nostri dipendenti sono stati contagiati e quindi sono rimasti in quarantena — ha detto Marco Valenza, titolare di entrambi i bar — Per questo siamo stati costretti a restare aperti per un solo turno nell’arco di tutta la giornata, quello che va da metà mattinata a metà pomeriggio». Niente colazione e niente aperitivi.

Semivuoti all’ora di pranzo e all’ora di cena i ristoranti. Ai Fratellini non c’è la consueta coda per i panini: «Invece che chiudere alle 17.30 come di consueto, adesso chiudiamo alle 15.30 visto che c’è poca gente in giro», dice Armando. Non c’è coda nemmeno al lampredottaio al Porcellino, dove solitamente c’è la fila. E poi Ponte Vecchio, non certo intasato di turisti, anzi. Alcuni gioiellieri sono chiusi, quelli aperti sono vuoti. Come Diamonds Gold, dove la titolare è fuori dal negozio a cercare sprazzi di sole in attesa di clienti. «Per alcuni giorni di fila navighiamo a incasso zero».

Alla fiaschetteria Nuvoli in piazza dell’olio se la prendano con l’amministrazione comunale: «Ci hanno fatto togliere i tavolini, erano l’unico modo per avere clienti», dice il titolare Rossano. Meno gente del solito anche ai mercati di San Lorenzo e Sant’Ambrogio. Ma qui, a mancare non sono tanto i clienti, quanto le bancarelle, almeno 6 quelle non presenti nei giorni feriali di questa settimana. Resistono i negozi dentro al mercato, ma con fatica, come la macelleria Menoni: «Siamo rimasti tre dipendenti su otto, andiamo avanti con difficoltà», dice Luca Menoni.

Pandemia e bassa stagione si fanno vedere anche tra gli alberghi, molti dei quali sono vuoti. Alcuni addirittura chiusi causa quarantena, come l’Hotel Paris in via de’ Banchi, il cui titolare Francesco Bechi (anche presidente di Federalberghi Firenze) è furioso: «La situazione è drammatica, gli hotel hanno camere occupate all’8 per cento, il governo deve soccorrerci e invece al momento nessun aiuto, mentre le bollette aumentano e si paga la Tari anche se produciamo pochissimi rifiuti». Lancia l’allarme anche Aldo Cursano, presidente Confcommercio Toscana: «Il centro storico vuoto rispecchia una tragedia in corso. Se non si attua subito una politica per aiutare gli esercenti si rischiano danni ingenti».