Altri venti ciclofattorini chiedono di essere risarciti

ilgiorno.it Altri 20 rider hanno chiesto di costituirsi come parti civili, per gli eventuali risarcimenti danni, oltre ai 44 già entrati, nel processo milanese a carico della manager di Uber (sospesa) G. B. accusata di caporalato a seguito dell’inchiesta del pm Paolo Storari. La filiale italiana di Uber era stata commissariata il 29 maggio del 2020. I giudici della Sezione misure di prevenzione lo scorso marzo avevano poi revocato il commissariamento dopo il riconoscimento del percorso “virtuoso” intrapreso dalla società. Inoltre, come hanno chiarito i legali dei fattorini, tra cui l’avvocato Giulia Druetta, davanti al giudice della nona penale Mariolina Panasiti, arriveranno altre richieste di costituzione da parte di altri rider. La notizia della sentenza “storica” di venerdì scorso, con la condanna dei responsabili di una società di intermediazione e i risarcimenti di 10mila euro l’uno per 44 rider, “ha raggiunto altri lavoratori che non sapevano dell’esistenza dell’indagine e che si stanno facendo avanti”.

Cinque rider erano anche presenti ieri in aula e in mattinata, prima dell’udienza, hanno inscenato pure un presidio di protesta fuori dal Palazzo di Giustizia spiegando di essere stati “trattati come schiavi” e di volere “giustizia”. Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf milanese, i lavoratori venivano “pagati a cottimo 3 euro”, “derubati” delle mance e “puniti” con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole.

L’udienza “vista la mole degli incartamenti prodotti a sostegno della costituzione delle parti civili” è stata rinviata al 17 dicembre prossimo per fissare il calendario – le udienze visti gli impegni della nona sezione si concentreranno probabilmente il venerdì e il sabato – e con l’invito alle parti a “snellire” la richiesta di prove.

Anna Giorgi