Milano, la corsa in taxi poi il parto sull’auto: il racconto del tassista Giovanni

Milano, la corsa in taxi poi il parto sull’auto: il racconto del tassista Giovanni
Milano, la corsa in taxi poi il parto sull’auto: il racconto del tassista Giovanni

milano.corriere.it Passi «ventisei anni di vita» sul tuo taxi, in quel turno di notte in cui te ne «sono accadute di ogni», dai furti di destrezza alle rapine, dalla gente che scappa per non pagare agli ubriachi, e poi in 14 minuti nella notte di Pasqua del secondo anno Covid, vieni risucchiato nel vortice della vita. «È la prima cosa bella che mi succede durante il turno notturno» ci scherza su il giorno dopo Giovanni, per tutti «il Vanni», autista cittadino dagli anni 90, classe 1963, protagonista di una corsa sulla sua Fiat Tipo bianca diventata mangiatoia di Betlemme. Non vuole pubblicità e ci tiene a essere descritto così: «Come uno dei 200 tassisti milanesi che, alle due di notte, a Pasquetta, erano al lavoro nonostante il coprifuoco, solo per dare un servizio alla città». Le corse, infatti, «si contano sulle dita di una mano».

La chiamata dal radiotaxi Taxiblu 4040 arriva alle 2.15. Quattro minuti per arrivare a destinazione in via Ortica. Altri quattro per rendersi conto dello stato della cliente («una donna nordafricana di circa 30 anni in preda alle doglie con il marito, agitatissimo») e per raggiungere il presidio della «Macedonio Melloni» più velocemente di una chiamata al 118. Infine gli ultimi cinque minuti per attendere l’intervento di medici e ostetriche e veder sbucare la testolina alle 2.29 nello specchietto retrovisore. Un maschietto dato alla luce, in una macchina, come se non bastasse in movimento. «Una donna, non so se medico o ostetrica è salita a bordo e mi ha detto di andare verso il passo carraio, dove il personale era corso ad aprire il cancello. La giovane incinta urlava, sdraiata sui sedile, l’altra era in piedi tra i due schienali: è stata veramente un mago a farla nascere così, mentre guidavo». «In un attimo, sono tutti corsi dentro». Ritorna la calma, e Vanni resta lì. Due parole con la guardia giurata e poi si riparte, verso il self service di via Corelli, dove risistemare la vettura armato di igienizzanti, guanti e mascherina. Al mattino, il ritorno alla Melloni, dove viene accolto dal personale con complicità, due chiacchiere e un caffè: «Non sono riuscito a vedere né la donna né il piccolo, ma mi hanno confermato che stavano bene: ero contento».

In questi mesi di Covid di lavoro azzerato, i tassisti si sono trovati sempre più spesso a dare un servizio alla città, dalle corse Covid a quelle solidali o per la spesa a domicilio. Era solo gennaio quando a pochi metri da un altro taxi, nacque una bambina in via Pirelli. «Sono riuscito a mantenere la calma come è giusto fare, nonostante le urla e la responsabilità. Ma, davvero, non è nulla di speciale: solo una corsa in taxi». Diventata sorriso.

Giacomo Valtolina.