I taxisti di Bologna contro Uber. “Alleiamoci”


bologna.repubblica.it Di fronte al gigante, meglio restare uniti. È quel che pensa il presidente della cooperativa di taxisti Cotabo Riccardo Carboni a nome di 600 autisti bolognesi. E il gigante è Uber, arrivato alcuni mesi fa sotto le Torri portando con sé una delle più grandi piattaforme informatiche di controllo del trasporto e della logistica nelle sue varie declinazioni presente in tutto il mondo.

L’idea di Carboni, espressa ieri nel corso dell’assemblea di Legacoop, è di creare un’alleanza tra taxisti indipendenti che abbia come fulcro una piattaforma in grado di riunire tutte le centrali radiotaxi e le loro diverse applicazioni al punto da creare una massa critica capace di fronteggiare la strapotenza organizzativa ed economica di Uber.

Una prospettiva che già la presidente di Legacoop Rita Ghedini aveva prefigurato all’indomani dell’annunciato e poi realizzato accordo tra gli oltre cento autisti di auto blu riuniti sotto l’egida di Cosepuri. A questi, la società americana aveva proposto un pacchetto di viaggi mensili garantito in cambio di una collaborazione che consentisse a Uber l’accesso al mercato bolognese.

«Ci candidiamo a costruire uno strumento che possa garantire uno sviluppo e un futuro migliore di quello che oggi viene proposto dalle piattaforme esistenti» ha detto Carboni. Il messaggio è diretto alle altre centrali taxi, non solo emiliane, ma di tutto il Paese. «Di fronte a grandi piattaforme che hanno enormi disponibilità finanziarie e organizzative, risulta complicato tutelare i soci e il lavoro».

Un primo passo sarebbe riunire in una nuova organizzazione l’altra anima del taxi bolognese, vale a dire il consorzio Cat. «Noi siamo già all’interno di una applicazione che funziona su tutto il territorio nazionale, vale a dire “It taxi”», valuta il presidente di Cat Giordano Pedrucci. «L’idea di una piattaforma unica non è sbagliata, forse il futuro è quello, ma occorre studiare attentamente sia il percorso da compiere per giungere a quel risultato, sia l’organizzazione che dovrebbe mettere assieme coop e consorzi con impostazioni differenti fra loro. Certo, un’esigenza di questo tipo ce l’ha più chi non ha alle spalle una applicazione valida in tutto il Paese».

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