Decreto ristori: «Noi tassisti dimenticati da tutti, gli aiuti promessi non sono mai arrivati»


ilmattino.it La cassa integrazione, Ugo Di Mare, tassista di 31 anni, l’ha ricevuta ieri. Quattrocento euro complessivi per il periodo compreso tra l’11 maggio e il 16 agosto. Quattrocento euro in tutto. Una moglie, una figlia di dieci mesi, un bimbo di otto e le spese della macchina da sostenere, oltre quelle di casa e della vita. Risorse già andate in fumo in un battibaleno tra le bollette da pagare, un finanziamento che non ha potuto sospendere, la spesa. È uno degli oltre 2300 tassisti in ginocchio. Una delle categorie più penalizzate dalla pandemia e che non si è mai fermata neanche la chiusura rischiando i contagi, portando medici e pazienti negli ospedali. Sono i dimenticati. Quattrocento euro arrivati ieri e certo non serviranno a trascorrere un Natale sereno.

Ugo viene da una generazione di tassisti, il padre guidava l’auto bianca, il nonno, il bisnonno. Poi è toccato a lui alla morte del padre cinque anni. È andata bene all’inizio – spiega – si viveva non nel lusso, ovviamente, ma si viveva. «Ora non ci sono turisti – aggiunge – c’è il coprifuoco, faccio il turno fino alle 6 del mattino e scendo nella speranza che qualcuno salga, ora e ore fermo in un parcheggio perché alle 23 chi vuole che ci sia per strada? Nessuno». Ha deciso di appellarsi a De Luca e non solo. Anche al sindaco De Magistris, al vice Panini, all’assessore Clemente nella speranza che qualcuno l’ascolti. «Un aiuto l’ho avuto – racconta – i duemila euro dal governatore, come l’hanno avuto gli altri. Ma avevano promessi altri sussidi, l’amministrazione comunale cosa fa? Cosa ci da? Promesse mai mantenute. In questa situazione drammatica ci troviamo tutti e le spese corrono, non si fermano. Io non riesco a guardare negli occhi mia moglie, i miei figli. Stiamo perdendo la dignità e questo non può essere consentito a nessuno». Speravo – spiega – che qualcuno mi rispondesse, è calato il silenzio.

Di Mare fa parte del consorzio «Today tour», radiotaxi 8888, numero di licenza 2228. Scrive nella lettera. «Purtroppo la mia situazione come quella di tutto il comparto taxi è disastrosa non solo siamo senza fondi ma siamo al di sotto, siamo senza dignità a casa io non riesco più a vedere mia moglie negli occhi, siamo senza un centesimo. Dovevo comprare il latte in polvere a mia figlia e se non era per mia madre che è una pensionata non avrei potuto darle il latte, bene primario. Vi rendete conto? Tra pochi giorni è Natale e lo deve essere per tutti confido in un vostro sussidio altrimenti sarò costretto a portare la mia famiglia sotto la regione a Santa Lucia o palazzo San Giacomo perché lo ripeto io non sono più in grado di sfamarli».

Di Mare scende al lavoro a giorni alterni, in base alla regola decisa dal Comune del pari e dispari. «Ora a febbraio – si legge nella lettera inviata – scade anche l’assicurazione, 2100 euro. E rischio di perdere anche la macchina. Tutti siamo allo stremo aiutateci dateci una proroga almeno sulla polizza perché se mi bloccano anche la macchina io verrò a dormire sotto la Regione». Ora è il momento – incalza Cosimo La Malfa dell’Usb – che le istituzioni dimostrino di essere disposte ad impegnarsi per noi, il Governo nel decreto di agosto ha stanziato dieci milioni di euro a fondo perduto per taxi e Ncc, somme gestite dagli enti locali e mai arrivate». E non è certo un regalo di Natale, ma la sopravvivenza.