Dove sarà la verità? Di Davide Pinoli


Non è la prima volta che la parola taxi viene associata, spesso in maniera impropria, a un qualsiasi fatto di cronaca reale oppure millantato, ad uso e consumo dell’opinione pubblica. La scorsa notte, una ventenne accetta un passaggio gratuito da un tassista o “presunto” tale al termine del quale denuncia una sempre “presunta” violenza subita da parte dello stesso.

Peccato che per una “presunta” situazione cosi ignobile capitata ad una giovane alla quale si potrebbe FORSE rimproverare una maggior attenzione nell’accettare richieste di amicizia occasionali, venga sottolineata a più riprese la parola taxi mettendo negativamente in risalto un’attività onesta che è garanzia di sicurezza per chi la utilizza a qualsiasi ora del giorno e della sera.

Un taxi è bianco, ha un turno di servizio, una scritta illuminata sul tetto, un numero di riconoscimento e soprattutto un tassametro che regola importi decisi dalle Autorità competenti e, a Milano, non un servizio sui generis, ma da anni al vertice di una classifica del settore, indetta dalla Comunità  Europa: le vetture sono controllate e revisionate annualmente e gli autisti tutti con requisiti di idoneità alla professione. Se illecito o peggio ancora violenza è stata fatta e se davvero il lupo ha incontrato cappuccetto Rosso, sarà la magistratura ad accettarlo (e non l’opinione pubblica) e la categoria, attraverso la voce dei suoi rappresentanti, la prima a puntare il dito e a condannare ma, fino ad allora, si ha il dovere di difendere un servizio pubblico e quella del lavoratore a lei collegato che, nel peggiore dei casi, rimarrebbe completamente slegato dalla figura di tassista in quanto delinquente e nulla più.


2 commenti

  1. Tutto vero quello che dici.
    Però lo scalpore nasce dal fatto che tutti, checché se ne dica, ripongono una incondizionata fiducia nei taxi regolari certi di trovare persone perbene.
    Nel caso specifico ed in generale ovviamente bisogna accertare obbiettivamente i fatti prima di sbattere il mostro in prima pagina

  2. Vanno accertati i fatti, non si può dare ora nessun giudizio in merito; certo, sper proprio che non si tratti di un collega, altrimenti sui due giornaloni subiremo tutti attacchi di fuoco.

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