Coronavirus, le richieste dei tassisti alla Regione Lombardia: “Mascherine, tamponi e divisori: vogliamo lavorare in sicurezza”

Le associazioni di categoria hanno preparato un protocollo con varie regole: se un cliente toglie la mascherina durante il viaggio si può interrompere la corsa, abitacolo sanificato dopo ogni cliente e divisori milano.repubblica.it

Salute a rischio, come dimostra la morte del tassista Beppe Allegri, oltre alle corse calate del 90%. La crisi sanitaria legata al coronavirus sta colpendo in maniera molto dura anche la categoria dei taxi. Che, ovviamente, lavorano pochissimo – visti i divieti di uscire di casa se non per motivi di stretta necessità – e quando lo fanno rischiano più di altri, visto lo spazio ristretto degli abitacoli. Per questo tutte le associazioni di categoria propongono alla Regione Lombardia un protocollo sanitario da applicare il prima possibile.

Con diverse prescrizioni: mascherina obbligatoria per tassista e clienti (e possibilità di non prendere a bordo il cliente se non la porta e di farlo scendere se la toglie durante il tragitto), clienti solo sui sedili posteriori e più distanziati possibile, quindi se i clienti sono due serve una macchina da quattro posti, se già sono tre ne serve una da otto. E ancora: niente chiacchierate in auto, ma solo comunicazioni sul tragitto da compiere e di servizio, taxi ventilato e pulito con disinfettante alla fine di ogni corsa, cartelli in italiano e inglese con il decalogo sanitario dell’Ats, protezioni (guanti mascherine) dalla Regione, tamponi periodici sui tassisti e la possibilità di dotarsi di paratie divisorie per separare il posto di guida da quello dei clienti.

Una questione, l’ultima posta dalle associazioni (Unione artigiani, Tam, Satam-Cna, Fit Cisl Lombardia, Confocooperative unione regionale Lombardia, Consorzio Taxi Malpensa, Confartigianato Bergamo, Unica Cgil, Acai Milano, Federtaxi, Uritaxi Lombardia, Lega cooperative Orsa taxi Milano, Uil Trasportim Radiotaxi 8585, 4040, 6969) che tra i tassisti sta tenendo banco. Per questo motivo dopo il via libera dell’Ufficio Auto pubbliche all’installazione di un divisorio tra sedili anteriori e posteriori, è partita la corsa ai dispositivi di sicurezza: “Ho ripreso le corse dopo un mese, anche se il lavoro è pochissimo al momento – spiega Alessandro Viol -. Ho installato una paratia, in cellophane, fatta di un materiale morbido che in caso di incidente non sarebbe pericoloso. Inoltre è sigillata completamente: evita l’effetto spiffero e non fa passare l’aria tra il passeggero e il conducente”. I divisori ridurranno, ma non elimineranno, il rischio contagio anche se ci sono tassisti come Giuliano Silvestri che al momento non lo vogliono: “Capisco i colleghi che lo adoperano – commenta – perché si sentono più tranquilli. Io non lo installo perché il Comune ci ha dato sì l’autorizzazione, ma manca l’omologazione per installarlo. Se ci dovesse essere un incidente, l’assicurazione non mi rimborserebbe. Per cui io aspetto l’omologazione: in questo modo potrò usufruire del rimborso del 50% grazie al decreto Cura Italia”. Adesso la palla balza alla Motorizzazione, a cui l’Ufficio Auto pubbliche ha chiesto lumi: gli unici omologati, finora, sono quelli previsti per le forze dell’ordine.

“Il lavoro è quasi ridotto a zero perché purtroppo i clienti business, esteri o i turisti non ci sono più a Milano – sottolinea Davide Viol del Radio Taxi -. Le uniche corse sono per andare agli ospedali o per le consegne di farmaci o beni di prima necessità”. All’inizio della quarantena molte auto bianche sono rimaste parcheggiate in garage “perché non volevo rischiare la mia salute e quella della mia famiglia: per questo sono rimasto a casa – spiega Viol -. All’inizio di questo virus non si sapeva niente e questo mi aveva spaventato”.