Lombardia, sulle strade il pirata è il traffico

ilgiorno.it Ogni giorno, sui quasi 70mila chilometri di strade lombarde (tra i 700 di autostrade, gli oltre 10mila di strade provinciali, circa mille di statali e i 58mila di comunali) si verificano una media di 89 incidenti , muore più di una persona (1,3, a dirlo come si direbbe in aritmetica) e altre 122 rimangono ferite. Con un costo sociale di quasi 3 miliardi di euro all’anno. E sono i tratti autostradali urbani il tallone d’Achille della rete regionale «a causa degli elevati flussi di traffico e della pluralità dei mezzi», secondo quanto emerge dall’ultimo studio realizzato da Aci sulla “Localizzazione degli incidenti stradali 2018”.

E infatti in Lombardia ci sono la terza autostrada urbana e la seconda strada extraurbana più pericolose d’Italia. Si tratta, nel primo caso, della Tangenziale Nord di Milano, in particolare nei 2,9 chilometri in provincia di Monza dove si sono verificati 30 incidenti, ovvero 10,3 a chilometro, a fronte di una media nazionale di 1,3 incidenti ogni mille metri: maglia nera in Italia dietro soltanto alla cosiddetta Penetrazione urbana della A24 a Roma (12,9 incidenti a chilometro) e al Raccordo di Reggio Calabria (12,5). Mentre tra le strade extraurbane, la più pericolosa d’Italia è la Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga nei tratti in provincia di Monza (con 9,8 incidenti al chilometro) e in provincia di Milano (7,6 incidenti al chilometro), seguita Ss131 in provincia di Cagliari, che registra una media di 8,6 incidenti al chilometro. Quando, invece, la media italiana è di 0,6.

Sono numeri preoccupanti , perché se da un lato in Lombardia gli incidenti non sono aumentati (32.553 – sui 172.553 in Italia – nel 2018, uno in più rispetto all’anno precedente) e le persone rimaste ferite sono diminuite dalle 44.996 alle 44.625 del 2018, dall’altro lato gli schianti mortali sono passati da 404 a 451 con 483 decessi (60 in più rispetto al 2017). Mortali che sono avvenuti soprattutto su strade urbane (167), extraurbane principali (116) e secondarie (106), autostrade (41) e comunali (21). Tra le province, la frequenza degli incidenti peggiora nelle province di Brescia (3.390 incidenti con 77 morti), Cremona (1.096 con 26 decessi), Lecco (910, 24), Lodi (507, 8) e Pavia (1.634, 28). Invariato il numero di incidenti nel Mantovano (1.156, con 31 morti rispetto ai 33 del 2017). Nelle altre province, è vero che il numero di incidenti è diminuito, ma nello stesso tempo ci sono stati più morti: a Bergamo 49 decessi in 2.899 incidenti, a Milano 111 su 13.803 sinistri, in Brianza 23 su 2.623. Stesso numero di decessi (23) nel 2018 in provincia di Como (1.587 incidenti).

Complessivamente , a pagare il prezzo maggiore sulle strade lombarde come del resto avviene in tutto il resto del Paese sono soprattutto ciclisti e motociclisti: i veicoli a due ruote, infatti, sono coinvolti in quasi il 44% degli incidenti stradali, con un indice di mortalità molto più elevato di quello delle quattro ruote: più di 3,6 morti ogni 100 mezzi coinvolti in incidente, rispetto all’1,3 delle auto. Tra i mezzi protagonisti di incidenti sulle strade lombarde, la maggior parte sono auto (oltre 39mila), 4.409 tra veicoli commerciali e industriali, 399 autobus e 14.027 tra ciclomotori (1.807), moto (7.779) e biciclette (4.441).

«Siamo davanti a un quadro carico di luci e ombre – il commento di Geronimo La Russa , presidente dell’ Automobile club di Milano -. Da un lato, ad esempio, dobbiamo registrare che la Lombardia ha l’indice più basso fra le regioni italiane per indice di mortalità sulle strade (1,5 rispetto all’1,9 nazionale). Dall’altro, nel 2018 abbiamo avuto sulle strade lombarde 60 vittime in più rispetto all’anno precedente. Ci siamo così allontanati dagli obiettivi europei di sicurezza stradale con un eccesso di 125 vittime, registrando, oltre agli immensi drammi umani, un costo sociale degli incidenti enorme». Per questo , «n on bisogna abbassare mai la guardia – il monito di La Russa -, monitorando costantemente la rete infrastrutturale, studiando nel dettaglio gli incidenti per intervenire sui cosiddetti punti neri sia in ambito urbano (dove avviene il 77% dei sinistri) sia in ambito extraurbano (dove si registra il 55% delle vittime). Ma, anche, aumentando la consapevolezza degli automobilisti, a partire da chi usa l’auto per lavoro la cui incidentalità è in costante aumento negli ultimi anni: in questa direzione, con Inail Lombardia e la Regione negli ultimi mesi abbiamo offerto corsi di formazione gratuiti a centinaia di dipendenti di enti, aziende e istituzioni».

Marco Galvani