La madre del tassista Luca Massari: “Uccisero mio figlio, mai ricevuto le scuse”

ilgiorno.it Milano,12 novembre 2019 – «Ogni anno la ferita si riapre. Ma è un dolore che non passa mai: quando mi viene in mente quello che è successo, in un qualsiasi momento, devo sedermi perché mi sento mancare». Francesca Zanardi Massari, 78 anni, è la mamma di Luca Massari, il tassista massacrato di botte 9 anni fa in largo Caccia Dominioni, tra i quartieri Morivione e Vigentino, per aver investito e ucciso un cane. Morì un mese dopo, l’11 novembre, all’età di 45 anni. Ieri, giorno dell’anniversario, la mamma è tornata sul luogo del pestaggio, si è fermata ai piedi della magnolia piantata nel 2013 per Luca, ha accarezzato le lettere dorate impresse sul marmo dell’aiuola («A Luca Massari, che ha pagato con la vita il rispetto dei valori civili») nel giardinetto che il Municipio 5 propone di intitolare ufficialmente a suo figlio «per il prossimo anno, quando ricorrerà il decimo anniversario della scomparsa», spiegano il presidente Alessandro Bramati e l’assessore al Verde, Giovanni Esposito.
Intanto, ieri, in quel fazzoletto verde che è stato riqualificato per l’occasione, circa 30 persone si sono riunite per una piccola commemorazione. Vedere tante persone è un conforto?  «Altroché. Oggi è tutto perfetto nonostante la pioggia. È sempre piacevole constatare che tutti gli anni Luca viene ricordato: il quartiere e il Municipio 5 non hanno mai “lasciato perdere“ e questo mi solleva molto, mi fa sentire meno sola, anche se vicino ho sempre mio marito e un altro figlio che non vive più con noi. Ringrazio tutti. Luca non è morto per niente, se posso sentire tutto questo calore». Ha avuto contatti con i due aggressori, condannati per omicidio, in questi 9 anni?  «No. Non mi hanno mai cercato, non mi hanno mai chiesto scusa. Ma io non voglio sapere nulla di loro. So che hanno ucciso Luca e che ce l’avranno sulla coscienza per sempre». Che persona era, suo figlio?  «Un bravo ragazzo. Sono di parte, certo, ma non lo dico perché sono la madre. Era gentile e premuroso con tutti, pronto a darsi da fare, ad aiutare le persone più anziane del paese (risiedeva a Torrevecchia Pia, nel Pavese, ndr), non litigava mai con nessuno. Anche quel giorno si era fermato subito a prestare soccorso al cane, a scusarsi.
Mi voleva un bene dell’anima: non dimenticherò mai che il giorno della Vigilia di Natale mi portò in giro sul suo taxi a Milano – io abito in un piccolo comune – per farmi vedere lo spettacolo delle luminarie. Questo era il mio Luca». Qual era la sua più grande passione?  «Voleva girare il mondo. Lavorava come tassista mettendo da parte i soldi per i suoi viaggi. Quando se n’è andato aveva realizzato i suoi sogni e questo un pochino mi consola».
Cosa aveva realizzato?  «Aveva incontrato una donna con la quale si era fidanzato, poco prima del giorno tragico. Io non lo sapevo ancora: l’ho conosciuta in ospedale. Siamo state vicine, in quei giorni ci siamo confortate a vicenda. Poi i contatti si sono persi, è giusto che lei si sia fatta la sua vita. Non solo: Luca si era appena comprato un’auto nuova, una Volvo, per il suo lavoro. Ci teneva molto, era il frutto dei suoi risparmi. La vita gli stava sorridendo, quando se n’è andato. Se ci penso sorrido. Ma è un minuscolo sollievo dentro al dolore che ormai è parte di me».
Marianna Vazzana

2 commenti

  1. Il prossimo anno per il decennale dalla morte del povero Luca sarebbe bello ricordare a tutti i colleghi di partecipare numerosi alla commemorazione. Spero taxistory si impegni a comunicare per tempo data ora e luogo della commemorazione. Grazie

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