Disruption nella mobilità: con Uber a New York i taxi hanno dimezzato le corse in 4 anni

economyup.it In questo grafico un confronto tra le corse mensili di Uber e dei taxi nella Grande Mela: nel 2015 le prime superavano appena i 2 milioni, le seconde erano pari a 12,6 milioni . Quadro ribaltato nel 2019: Uber oltrepassa i 14 milioni, i tassisti dimezzano con 6,2 milioni. E nascono nuovi player.

A New York Uber ha ampiamente superato l’industria dei taxi in soli 4 anni. La startup, fondata nel 2009 a San Francisco da Travis Kalanick e Garrett Camp con l’obiettivo di fornire un’applicazione per chiamare una vettura con conducente da smartphone, ha quasi sterminato il mondo dei tassisti in metropoli come Los Angeles, San Francisco e appunto nella Grande Mela, per poi estendersi in varie parti del mondo. In Europa il servizio è diventato operativo in alcuni Paesi, mentre in altri è stato fortemente contrastato. In Italia, per esempio, negli anni scorsi i guidatori delle auto bianche hanno organizzato accanite proteste contro Uber. Intanto emergevano questioni legali e giuridiche sull’effettiva legalità della sua circolazione sul territorio, fin quando l’azienda ha preferito puntare sul delivery con le consegne a domicilio di UberEats. D’altra parte la carica innovativa dell’app proposta dalla società californiana ha indotto anche i tassisti italiani ad adottare nuove tecnologie in grado di migliorare l’esperienza del cliente. Anche per questo Uber è, e resta, un esempio di disruptive innovation in grado di trasformare in pochissimo tempo interi settori.

Lo si vede da questi grafici ricavati dagli open data della municipalità di New York. Nel 2015, a febbraio, i taxi erano ancora padroni del mercato: le loro corse mensili erano pari a 12,6 milioni, quelle di Uber non superavano 2,019 milioni

Nel 2019 il quadro è completamente ribaltato. La startup statunitense, che è risultata per molti anni la più valutata del mondo (per poi quotarsi in Borsa a marzo di quest’anno)  [e precipitare nel valore in questi giorni, vedi link], ha superato i 14 milioni di corse mensili, mentre i taxi hanno praticamente dimezzato la quota iniziale, con 6,2 milioni di passaggi dati in un mese.

Inevitabile l’affermazione di ulteriori, nuovi player in questa arena della mobilità urbana. Lyft, la principale concorrente di Uber (che, come lei, ha debuttato quest’anno a Wall Street), Via e Juno si sono imposti nel mercato di New York contribuendo alla discesa agli inferi dei tassisti. Mentre Green Taxi ha visto calare notevolmente la propria presenza.

L’elemento straordinario non è tanto – e non è solo – la crisi profonda di un mercato a vantaggio di un altro, ma la rapidità con cui tutto questo è avvenuto: una caratteristica esclusiva della digital disruption.


7 commenti

  1. Mi sembra di vedere lo scrittore dell’articolo. Me lo immagino mentre scrive che si gongola e si compiace del poter testimoniare questa bella novità . Con un bel nome accattivante “digital disruption”. Che figata, vero? Ma non vale per i tassisti come non vale per gli autisti di ruberie. La figata resta e sarà solo per i padroni delle piattaforme. L’innovazione del caporalato digitale e della guerra tra poveri. Che novità !

  2. MILANO – Altro capitolo nella battaglia del trasporto privato: restano in vigore le disposizioni che obbligano gli Ncc, gli autisti di auto a noleggio, ad iniziare e terminare il servizio presso la propria rimessa, ovvero il Comune di rilascio della licenza, e a compilare sempre il foglio di servizio anche dopo prenotazioni on line. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che non ha sospeso l’efficacia della Circolare Interpretativa del decreto di riforma del settore Ncc. Una sospensione che era stata sollecitata da Uber.

    La decisione nel merito è stata rinviata al Tar del Lazio, intanto le rappresentanze dei taxi esultano: Fit Cisl, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Uiltrasporti, Satam Cna, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unimpresa e Ati taxi scrivono che “il Consiglio di Stato non accoglie la richiesta dei legali di Uber di sospendere le norme in vigore nel settore. La potente piattaforma digitale californiana dovrà rispettare le regole del trasporto pubblico non di linea che prevedono per gli operatori del noleggio, l’inizio e la fine del servizio in rimessa”.

    Nella loro nota sollecitano “ora la conclusione dell’iter di riforma del settore, attraverso l’approvazione di uno specifico DPCM che finalmente disciplini in modo chiaro e netto l’operato delle piattaforme tecnologiche. Auspichiamo inoltre – aggiungono – che in un periodo nel quale la politica e le istituzioni si affannano per reperire risorse pubbliche, annunciando nuove misure contro l’evasione fiscale, si possa far pagare regolarmente le tasse ai grandi operatori digitali che stanno disarticolando il nostro settore e più in generale il mondo del lavoro, tutti puntualmente con sede legale in Paesi con un sistema fiscale più vantaggioso”.

    Diverso il parere del Codacons, secondo il quale “qualsiasi limite agli Ncc e a Uber rappresenta un danno per gli utenti dei trasporti pubblici non di linea”. Per il presidente Rienzi, “Palazzo Spada contrasta nettamente con il nuovo mercato aperto alle tecnologie moderne e con le esigenze dei consumatori, che chiedono più scelta e tariffe più basse”.

    La società fa sapere di esser “soddisfatta” perché “l’ordinanza del Consiglio di Stato, accettando la nostra richiesta, ha sollecitato un intervento sul merito da parte del Tar. Si tratta di un ulteriore segnale che l’Italia ha bisogno di una riforma organica della mobilità. Continueremo a cercare un dialogo costruttivo con le istituzioni e gli operatori per costruire città più sostenibili per tutti”.

  3. E’ un peccato che l’autore dell’articolo non abbia colto la cosa più importante nel cambiamento avvenuto che non è tanto lo spostamento degli utenti dai taxi a Uber quanto piuttosto l’aumento estremamente significativo del totale degli utenti di un qualche tipo di trasporto con autista.
    Nel febbraio 2015 gli utenti erano stati 12,6 + 2 milioni, ossia 14,6 milioni. Aggiungendo anche qualche altro player forse si arrivava a 15-16 milioni.
    Nel febbraio 2019 gli utenti sono stati 14 + 6,2 + 4,7 di Lyft, quasi 25 milioni.
    Insomma ci sono state 10 milioni di corse con autista in più, In qualche caso si sarà trattato di persone che prima usavano autobus o metro e che, trovando un’alternativa non troppo costosa, hanno potuto godere di un servizio più comodo. Immagino però che nella maggior parte dei casi si sia trattato di persone che prima usavano l’auto privata, inquinando e creando traffico.
    In estrema sintesi della crescita di Uber e Lyft ha beneficiato l’intera cittadinanza, in un modo o nell’altro. Questo penso sia la cosa importante

  4. Vincenzo coi conti della serva non si va da nessuna parte, hai dimenticato che stai parlando di un servizio illecito che ha creato abusivismo ed elusione fiscale. Il cancro va estirpato perché alla lunga fa morire l’organismo ospite.

  5. Marco Taxistory, non conosciamo con la precisione leggi, regolamenti e quant’altro sia applicabile a New York, quindi a parlare di servizio illecito, abusivismo ed elusione fiscale si fanno solo ipotesi. La realtà parla di 10 milioni di corse in più con tutti i benefici conseguenti. Sta al legislatore di New York valutare il fatto e regolamentare il servizio in modo adeguato ma senza perderne i benefici.

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