Uber, perdite record e nuovi dubbi sul futuro: per gli analisti potrebbe non fare mai utili

it.businessinsider.com Per ogni corsa prenotata, Uber perde circa 9 centesimi. Se la tech company americana fosse una normale azienda di taxi avrebbe già chiuso da anni. Invece, a dispetto di una perdita cumulata di oltre 14 miliardi di dollari in 10 anni, Uber – a Wall Street – vale oltre 62 miliardi di dollari (valeva 83 miliardi al momento della quotazione a inizio maggio). Una valutazione costruita sullo storytelling e sulle aspettative di ritorni futuri, ma dopo l’ennesimo flop gli analisti stanno iniziando a chiedersi se Uber sarà mai in grado di genere utili.

“Le nostre prospettive di redditività a lungo termine per Uber sono radicate nell’idea che le sue principali attività (Ridesharing e Uber Eats) utilizzano un modello di business di marketplace online a bassa intensità di capitale che, come abbiamo visto con altre società, tende ad essere redditizio in un grande mercato per il primo operatore (e spesso anche per il secondo)” ha spiegato in una nota ai clienti Tom White di DA.

“Inoltre – ha aggiunto l’analista – siamo d’accordo con Uber quando dice che la società leader del settore avrà margini di profitto più elevati rispetto a concorrenti. Nel frattempo, però, con la posizione / il mercato della categoria leader godrà probabilmente di margini di profitto più elevati rispetto ai suoi concorrenti più piccoli. Nel frattempo, tuttavia, Uber è attiva in un business esteso geograficamente in un settore particolarmente affollato e competitivo. E molte aziende hanno capitali e ambizioni di consolidamento all’estero”.

“E’ un titolo verso il quale c’è sempre più scetticismo: difficile capire quali saranno i futuri margini” fa eco Daniel Ives, analista di Wedbush. D’altra parte la compagnia ha circa 22mila dipendente e 3 milioni di autisti, ma nel secondo trimestre dell’anno ha perso 5,2 miliardi di dollari e ha visto rallentare il ritmo della propria crescita: i ricavi sono saliti a 3,17 miliardi, il 14% in più, molto meno delle attese del mercato.

Certo gran parte delle perdite sono legate ai costi di quotazione, ma anche al netto delle spese straordinarie il rosso arriva a 1,3 miliardi. Ad alimentare le preoccupazioni sono anche i numeri di Lyft che ha scelto – per esempio – di concentrarsi esclusivamente sul mercato americano. Se è vero che il competitor più forte sarà quello che guadagnerà di più, è altrettanto vero che gli analisti iniziano a pensare che Lyft possa vincere contro Uber: i ricavi nel trimestre sono cresciuti a 867 milioni, mentre le perdite sono calate da oltre un miliardo a 644 milioni. Come a dire che la società pare aver trovato la sua strada verso l’utile.

Per migliorare i propri conti Uber potrebbe ridurre gli incentivi agli autisti, ma dopo aver aumentato la propria commissione dal 20 al 25% della corsa, andrebbe incontro a pesanti proteste che potrebbero minacciare la tenuta dell’azienda. Insomma l’equilibrio resta delicato, mentre le regole sul ridesharing diventano sempre più stringenti in ogni parte del mondo. Anche per questo White sottolinea come “le entrare dalle corse siano sostanzialmente piatte da tre trimestri”.

Uber confida nelle auto a guida automatica per migliorare la propria redditività, ma servirà ancora tempo e soprattutto i primi mezzi saranno costosi e per la società potrebbe non essere semplice reperire nuove risorse per finanziare altri investimenti.


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