Respinti gli emendamenti ammazzataxi

Oggi il Governo ha respinto i due emendamenti presentati da Forza Italia e PD tesi alla liberalizzazione selvaggia degli ncc per conto di un sedicente “Comitato”  che, sinceramente, non avevamo mai sentito nominare prima d’ora. E’ curioso sentire invocare la libertà di stabilimento, la libertà di impresa, cioè la libertà di fare esattamente quello che passa per la testa a chiunque voglia violare le elementari regole di convivenza e rispetto da parte di chi fino a ieri si occupava di tutt’altro nella vita e che oggi si inventa tassista con in tasca un pezzo di carta comprato nel Comune di Chissàdove con la mancia al personaggio giusto e 16 euro di bollo.Ma tant’è, il cancro americano ha portato talmente tanti sconvolgimenti che addirittura c’è chi si è comprato i clienti dei tassisti coi soldi degli stessi tassisti e ora glieli rivende al 10% di commissione. E’ un mondo strano, a volte invidio chi si è ritirato e ha lasciato la patata bollente in mano a qualcun altro e a volte (quasi sempre, a dire la verità) invece credo che sia il caso di non cedere e di fare nostro il motto degli amici di Tutela Legale Taxi che dice: RESISTEREMO UN MINUTO IN PIU’ DELL’ULTIMO ABUSIVO!


 

2 commenti

  1. Il comitato del turbocapitalismo. Onorevole mule’ torna a fare il giornalaio per conto del vecchietto

  2. era il 17 febbraio 2017 quando gianluigi paragone scriveva questo articolo che ricordo con emozione

    Io sto con i tassisti.
    E sto con loro anche se talvolta non li sopporto. Però finalmente si vede una categoria che protesta e che fa male. Sto coi tassisti perché difendono il loro lavoro a costo di apparire ancor più anticipati.
    Sto con loro perché non vogliono restare a casa disoccupati. Perché questo è il rischio che corrono. E se ne fregano di quello che tutti noi possiamo pensare. Sono una categoria? Certo. Ma hanno una licenza, hanno il diritto di esercitare il loro cavolo di mestiere senza che arrivino questi nuovi “liberalizzatori” di Uber e delle varie piattaforme “tana liberi tutti”. Un cavolo, tana liberi tutti. Questi signori – ai quali suggerisco che l’educazione e la pulizia del mezzo non è mai abbastanza – sono sotto assedio per colpa di una arroganza camuffata da liberalizzazione. Stanno difendendo il loro lavoro, i loro investimenti. E quando uno deve difendere il proprio stipendio fa benissimo a paralizzare le strade. A brigante, brigante e mezzo. Si chiama sciopero, si chiama manifestazione, si chiama protesta. Crea disagio a tutti noi? Amen. Se io fossi nelle loro condizioni farei altrettanto. E, anzi, mi sono sempre stupito come la marea di disoccupati o di disagiati non abbia ancora prodotto la paralisi. Penso agli insegnanti – e qui li farò arrabbiare – lamentosi per la violazione dei loro diritti ma non abbastanza “cazzuti” (francesismo) da difendere con la contestazione il loro posto di lavoro e i loro diritti maturati per effetto di un concorso.
    Il potere ormai si è abituato al disagio lamentoso ma privo di forza. Per questo i tassisti mi piacciono. E li appoggio. Perché sono una categoria, sono un pugno che si chiude e che colpisce. Come ad avvertire: giù le mani dal nostro posto di lavoro, dal pane che portiamo a casa. Gli Ncc e, peggio ancora, le piattaforme tipo Uber non possono fare quello che vogliono, non funziona così. Soprattutto per la società di Travis Kalanick, che produce fatturati considerevoli pagando il meno possibile gli autisti che prestano servizio sotto le insegne di Uber. Già, perché chiamarli lavoratori di Uber non si può: Uber fornisce solo la piattaforma di chiamata. Eppure Uber sta perdendo fior di cause di lavoro in giro per il mondo.
    Basta con questa pseudo modernità – come rivendicano gli imprenditori 2.0 – per cui a loro i profitti e agli altri le briciole. Basta con questa cretinata delle app che ci rendono la vita più semplice e più economica quando poi il grosso di questi imperatori della Silicon Valley è campione mondiale di evasione fiscale. Basta con questo falso mito della sharing economy con cui stanno rimbecillendo la gente.
    Uber – che già una sentenza del tribunale di Milano ha dichiarato illegale – e i suoi fratelli se ne stiano tranquille, rispettino le regole. Lo dico anche agli autisti Ncc: non cadete nelle trappole della multinazionale perché vi lascerebbero le briciole; fuori dalle vostre scazzottate (perché accade anche questo) c’è gente che nel giro di un decennio è pronta a lasciarvi entrambi a casa perché è pronta la macchina col pilota automatico.
    Le liberalizzazioni fatte con il solito criterio di apparire moderni o di superare le corporazioni sono una strada che non ha per nulla favorito il cliente: ha solo arricchito i padroni. Quindi fanno bene i tassisti a non cedere nemmeno di un millimetro. E bene faremo noi, quando il tassista si presenta con la vettura sporca o puzzolente, a chiamare un altro taxi così impara.
    Ormai è una guerra a difendere i propri soldi e i nostri diritti. E bene ha fatto quel meraviglioso rappresentante degli studenti al Politecnico di Torino a irridere il ministro Calenda sui miracoli del Jobs Act e sulle tante promesse con cui la politica si riempie la bocca. Non sono distanti quei mondi. Sono diversi i linguaggi. Tra poco tutti i punti si uniranno: la sopraffazione dei cosiddetti miti moderni sarà palese presto anche alla massa di pecoroni che non ha ancora capito la valanga prossima a seppellirci. Allora in piazza non scenderanno solo i tassisti ma anche tutti gli altri. E la folla tornerà a essere popolo, comunità.

I commenti sono chiusi.