Waymo one debutta a Phoenix, i taxi robot aprono la portiera

Ingranano la prima, ma in Arizona sono pronti a scalare le marce i taxi-robot di Waymo, società di Alphabet nata dal progetto Google Car: la flotta di veicoli self-driving, cioè a guida autonoma, con un servizio battezzato Waymo One ha iniziato a far salire a bordo i primi passeggeri a Phoenix e in quattro sobborghi della città statunitense. Qui per circa un anno e mezzo le vetture sperimentali hanno circolato eseguendo test, sia in presenza sia in assenza del safety driver, cioè della persona incaricata di supervisionare l’attività e intervenire in caso di bisogno mettendo le mani sul volante o il piede sul freno. 

In effetti, a Phoenix i primi clienti dei taxi a guida autonoma hanno viaggiato in compagnia di un “non conducente”, un dipendente di Waymo posizionato davanti al volante per assicurarsi che tutto filasse liscio. Sul poggiatesta dei sedili anteriori, rivolti all’indietro verso i passeggeri, schermi touch interattivi che mostrano in diretta gli oggetti percepiti dai sensori dell’auto, le altre vetture, i pedoni, le strisce pedonali e gli edifici.

La flotta di Waymo è attualmente composta da 600 veicoli distribuiti su 25 città, mentre il numero esatto di quelle operative a Phoenix non è stato comunicato. La società ha però fatto sapere che “con il tempo speriamo di rendere disponibile Waymo One a un pubblico più vasto”, come scritto in un blogpost dal chief executive John Krafcik. “La tecnologia di guida autonoma è nuova per molti, quindi procediamo con cautela”. Negli Stati Uniti le sorti e soprattutto le tempistiche di questo e di analoghi progetti (di Uber, Apple, Tesla, Itel, per citare i principali) sono in parte legate al progetto armonizzazione legislativa attualmente fermo al Congresso.

Ma com’è viaggiare su un taxi-robot? Vale la pena dare un’occhiata al video pubblicato dal collaboratore di The Verge che ha provato personalmente il servizio. La sensazione riportata dal giornalista Andrew Hawkins è quella di una normale corsa in taxi (anche la prenotazione via app non è niente di nuova), eccetto che per una manciata di momenti in cui la vettura impiega più tempo di quanto farebbe mediamente una persona per decidere quando immettersi in carreggiata o svoltare dando precedenza.

I software di guida autonoma, incluso quello di Waymo, sono in larga parte ancora perfettibili e la loro evoluzione andrà di pari passo con quella dell’intelligenza artificiale. La sicurezza è e sarà la principale preoccupazione di chi si è tuffato in questi progetti, specie alla luce di un incidente mortale come quello causato da un’automobile di Uber proprio in Arizona, a Tempe, e la cui colpa era stata attribuita a un’impostazione del software usato. Certamente molti occhi e aspettative sono ora puntati su Waymo One.


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