Il referendum su ATAC a Roma è fallito

Ha votato solo il 16,4 per cento degli elettori, al referendum consultivo sul trasporto pubblico di Roma ilpost.it

Il referendum consultivo sulla liberalizzazione del trasporto pubblico di Roma di domenica non ha raggiunto il quorum del 33 per cento: ha votato solo il 16,4 per cento degli aventi diritto. Tra questi il 74 per cento ha votato per la fine del monopolio quasi completo che l’azienda municipalizzata ATAC, nota in tutta Italia per una serie di disservizi e problemi, ha nel settore del trasporto pubblico cittadino. La liberalizzazione non avrebbe comportato la privatizzazione del servizio, ma la messa a gara della sua gestione: la scelta di percorsi e tariffe sarebbe rimasta in mano al comune, mentre il servizio sarebbe stato gestito dal soggetto – pubblico o privato – che si fosse aggiudicato l’appalto. 

Il deputato radicale Riccardo Magi, tra i promotori del referendum insieme al comitato “Mobilitiamo Roma” e al suo partito, ha annunciato che ci sarà un ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio per la decisione del comune di Roma di mantenere la soglia del 33 per cento per la validità del voto nonostante il nuovo statuto di Roma non preveda più nessun quorum (d’altra parte era un referendum consultivo, quindi dall’esito in ogni caso non vincolante).

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Scrutinio #ReferendumAtac
Sì più forti nei 2 municipi del centro dove #affluenza è stata più alta:
Municipio 1 (affl. 20,3%) Sì 86%
Municipio 2 (affl. 25,1%) Sì 88%

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Scrutinio #ReferendumAtac
1° quesito (70% sez.) Sì 73,4%
2° quesito (15% sez.) Sì 72,2%

Magi ha anche criticato l’organizzazione delle procedure di voto. Secondo i promotori del referendum più di 300mila persone che avrebbero potuto votare secondo le regole, come gli studenti fuori sede e i lavoratori non residenti, non lo hanno fatto perché il Comune ha diffuso l’informazione che avrebbero potuto farlo solo 48 ore prima del voto. Se anche avessero tutti votato, non si sarebbe comunque raggiunto il quorum di 800mila persone: hanno votato un po’ meno della metà. Magi ha anche riferito le lamentele di alcuni cittadini a cui sarebbe stato impedito di votare perché non avevano la scheda elettorale, anche se questa non era necessaria per partecipare al referendum.

I problemi dell’ATAC
ATAC, che è affiancata dall’azienda privata Roma TPL solo per i collegamenti periferici, è in grossa difficoltà da anni. Ha più di 1,3 miliardi di euro di debiti e usa mezzi insufficienti e che continuano a guastarsi: sono duemila ma ne vengono usati solo 1.300 in media perché molti sono in attesa di riparazioni. Ha inoltre un personale organizzato in decine di piccole sigle sindacali che scioperano moltissimo – nonostante i dipendenti di ATAC lavorino meno dei loro omologhi delle altre grandi città italiane – e rendono difficile raggiungere qualsiasi accordo. È a corto di denaro e investimenti soprattutto a causa della difficile situazione economica del comune, principale azionista della società. Il risultato è un servizio inaffidabile e scadente.

All’inizio di gennaio era stata approvata una delibera che aveva prolungato il contratto di servizio con ATAC, in scadenza nel 2019, fino al 2021, quindi per altri quattro anni. Il comune aveva motivato la decisione spiegando di voler dare tempo all’azienda di rimettersi in sesto dal punto di vista finanziario con il nuovo piano industriale presentato a novembre 2017, allora ancora in fase di definizione. L’approvazione del piano industriale da parte del Tribunale fallimentare è arrivata infine il 27 luglio. ATAC è stata ammessa al concordato preventivo, e quindi ha evitato il rischio di un fallimento immediato. Per un determinato periodo di tempo i creditori – principalmente fornitori – non potranno presentare ingiunzioni di pagamento e l’azienda avrà il tempo di ristrutturarsi.


Un commento

  1. Ai romani Roma… il trasporto pubblico…e tutto il resto gli va bene così come….

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