Tribunale Usa riconosce status dipendenti ad autisti Uber

La sentenza apre un nuovo capitolo sulla regolarizzazione dei lavoratori della gig ecomomy negli Stati Uniti d’America

tg24.sky.it Negli Usa gli autisti Uber potrebbero presto essere riconosciuti ufficialmente come dipendenti assunti dalla società. Le autorità dello stato di New York si sono espresse in favore di tre ex autisti che avevano presentato un reclamo federale contro la società del trasporto privato dopo che le loro richieste per ottenere il sussidio di disoccupazione erano state rifiutate. Il caso potrebbe aprire nuovi scenari per la contrattualizzazione stabile di tutti i lavoratori della cosiddetta gig economy. La battaglia legale durata due anni ha messo in discussione come Uber classifichi i propri driver. Questa settimana la corte d’appello dello stato di New York ha deliberato che ai tre autisti debba essere riconosciuto lo status di dipendenti. Una sentenza che non si applica solo ai tre ricorrenti, ma anche agli autisti che si trovano in “una posizione simile”. 

Una possibile zavorra per i conti di Uber
Uber avrà la possibilità di contestare la decisione della corte. Nonostante la startup californiana non abbia ancora annunciato come procedere fanno sapere di “non essere d’accordo con la sentenza e di essere fiduciosa che queste si applichi unicamente ai tre ricorrenti”. Se Uber non dovesse fare ricorso, dovrà provvedere a versare i sussidi di disoccupazione dei tre ex autisti. Ad oggi nella grande mela lavorano più di 65mila autisti di Uber con un reddito spesso inferiore al salario minimo in vigore nello stato. Dal momento che la compagnia ha un alto turnover, Uber rischierebbe di dovere pagare centinaia di dollari ogni settimana in sussidi di disoccupazione per tutti i driver non attivi. Un’eventualità che metterebbe a dura prova i conti della società.

Uber sospende autista che metteva in streaming corse con passeggeri
In attesa dei prossimi sviluppi Uber ha sospeso dal servizio un autista che lavorava a Saint Louis nel Missouri per aver registrato e messe in streaming su Twtch diverse corse senza il consenso dei passeggeri violando, di fatto la loro privacy. Nel frattempo un autista che prestava servizio a St. Louis, Missouri, è stato sospeso dalla piattaforma per aver registrato diverse corse e mandate in streaming su Twitch senza il permesso dei passeggeri, violando dunque la loro privacy. L’autista ha cercato di discolparsi dicendo che “cercavo di catturare delle interazioni naturali tra me stesso e i passeggeri, che poi è quello che è l’essenza di una corsa su Uber”. La motivazione non è, evidentemente, stata reputata idonea dal colosso dei noleggi con conducente privato.


2 commenti

  1. Non vi preoccupate pure i giudici americani si piegheranno in favore del Dio denaro. Google, Amazon, Facebook e simili sono diventate quello che sono perché nessuno ha voluto prende provvedimenti.

  2. Ma l’errore è stato ed è tuttora politico……non si può far operare una società nata inizialmente con gli NCC senza le dovute licenze e farle fare un servizio taxi….guardate a NY che fine hanno fatto i nostri colleghi ,ben 13800, sull orlo della fame perchè DE Blasio e chi sopra di lui nel Partito Democratico ha permesso a mister RU… che dagli NCC passasse ad usare i privati con la formula UberX ( quello che da noi era Uberpop )
    e arruolando ben 65000 driver…….ma ke kazzo….altro che andare davanti al municipio e suicidarsi per protesta come hanno fatto alcuni colleghi della grande mela……ma li era da andare al municipio e…. …. …. ..!!!!

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