2 commenti

  1. E’ incredibile che proprio nella mecca del capitalismo finanziario venga perpetrato un simile crimine.
    E non parlo dei poveracci che si sono indebitati e che ora con la perdita di valore del loro investimento ma soprattutto con il crollo di REDDITO causato dalla concorrenza SLEALE di Uber stanno replicando la stessa tragedia a suo tempo andata in scena con le liberalizzazioni in Irlanda.
    Ne parlo invece proprio dal punto di vista finanziario/fiscale.
    Che succede se l’ordinamento decide di legalizzare il servizio taxi senza licenza – cioè Uber?
    Se si permette che Uber operi nel mercato SENZA REGOLE mentre gli operatori già presenti operano rispettando REGOLE e LEGGI, ovviamente nessuno ha più bisogno di una licenza da tassista per fare il tassista, dunque il valore di quelle licenze si riduce o si azzera.
    Il problema è che su quelle licenze c’è investito del denaro privato.
    Un patrimonio con cui ci si poteva/può/potrà comprare una casa, darsi alla pazza gioia, investirlo in borsa, è finito invece in una licenza taxi.
    Per l’Italia diciamo circa 40.000 licenze al valore medio di 100.000€ fanno 4 miliardi di euro di patrimonio privato bruciati sull’altare di questa “modernità” demenziale.
    Patrimoni privati ma anche un sicuro introito fiscale per le casse dello Stato.
    La cessione delle licenze è tassata al 23% che fa la bellezza di quasi 1 miliardo di € in fumo anche per il fisco.
    Non stiamo parlando di noccioline.
    Un legislatore non completamente rincitrullito dovrebbe cercare un modo per non buttare nel cesso quei soldi.
    La questione di U… non ha nulla a che vedere nè con la tecnologia, tantomeno con l’innovazione.
    E’ una semplice questione di regole/leggi ed alla capacità del “sistema” di distruggere valore quando la sua “gestione” sia affidata a degli idioti.
    Il trucco è questo: le licenze hanno un valore perchè sono commerciabili ed esclusive, due qualità che non sono stati i tassisti ad inventarsi ma attribuite dal legislatore.
    Se in un mercato “regolato” si permette l’ingresso a competitors che non rispettano le stesse regole c’è qualcosa di grosso che non funziona nel “sistema”.
    E’ come giocare ai soldatini contro uno che ha armi vere.
    Ci si riempie la bocca di tecnologia ma Uber è un tassì chiamato per telefono. Come chiunque sperimenta quotidianamente, viviamo nell’epoca dei cazzari, degli incantatori di serpenti o, se volete, in quella del gioco delle 3 carte. Con la plateale collusione del quarto, potere si butta nel frullatore mediatico una narrazione abbastanza credibile come quella dell’innovazione (sich!) e quella del “con un semplice click” ed ecco che inizia il tormentone del giorno/settimana/mese con cui saturare palinsesti, cervelli e zebedei e catturare share buono per vendere pubblicità ad una platea ormai lobotomizzata dalla somministrazione della giusta dose quotidiana di disinformazione e terrore. Questa tecnologia che ci viene decantata manco fosse la pietra filosofale lo sarebbe davvero se per andare da A a B lo facesse con il teletrasporto e SENZA bisogno di auto e autista. Finché ci sarà bisogno di loro questa tecnologia semplicemente NON c’è. E’ solo un numero di telefono in più (assieme a tutti gli altri che esistono da sempre) per chiamare un taxi. Quindi stiamo parlando di FUFFA.
    Uber è un taxi chiamato per telefono tale e quale come quello di tutti gli altri fornitori dello stesso servizio con la differenza che il CASH ESENTASSE lo incassa UBER e non il driver.

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