Se a NY si dimezza il traffico: un software smisterà taxi e auto

repubblica.it A NEW York, per antonomasia la città dei taxi, gli ‘yellow cab’ sono oltre 13.000, ogni anno compiono 150 milioni di corse. Per lo stesso lavoro ne basterebbero poco meno di 9.000, fino al 40% in meno. Numeri che farebbero gola a qualsiasi business manager e toglierebbero dalle strade migliaia di veicoli, decongestionando il traffico e limitando le emissioni di gas serra e inquinanti. Nelle metropoli del futuro, con le auto a guida autonoma, potrebbero bastare addirittura la metà delle vetture in circolazione. Ma come fare per coordinare una flotta di migliaia di taxi che circolano ogni giorno in una metropoli come Manhattan? E per città molto diverse come Milano e Roma?

A NEW York, per antonomasia la città dei taxi, gli ‘yellow cab’ sono oltre 13.000, ogni anno compiono 150 milioni di corse. Per lo stesso lavoro ne basterebbero poco meno di 9.000, fino al 40% in meno. Numeri che farebbero gola a qualsiasi business manager e toglierebbero dalle strade migliaia di veicoli, decongestionando il traffico e limitando le emissioni di gas serra e inquinanti. Nelle metropoli del futuro, con le auto a guida autonoma, potrebbero bastare addirittura la metà delle vetture in circolazione. Ma come fare per coordinare una flotta di migliaia di taxi che circolano ogni giorno in una metropoli come Manhattan? E per città molto diverse come Milano e Roma?

A trovare la soluzione sono stati i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche assieme ai colleghi del Massachusetts Institute of technology di Boston e della Cornell University. L’algoritmo per la ‘flotta minima’ è valso agli studiosi la copertina di Nature.
“Oggi i sistemi di taxi in gran parte sono autogestiti dal tassista stesso, ognuno ha propria strategia, non c’è un sistema centralizzato – spiega Paolo Santi, ricercatore al Senseeable City Lab del Mit e allo Iit-Cnr, che ha guidato il team – tendono a concentrarsi in alcune zone più popolate trascurando le altre. Così si crea un eccesso di taxi in certe zone e mancanza in altre”. La chiave per organizzarli sta nella distribuzione delle corse in modo tale che ogni veicolo compia il minor tragitto possibile senza passeggero.

·IL ‘PROBLEMA MANHATTAN’
Il team di ricerca ha tracciato per un anno tutte le corse dei taxi di Manhattan. Ogni singolo viaggio di taxi è stato ‘taggato’ con le informazioni sull’ora e le coordinate Gps di partenza e arrivo. L’algoritmo sviluppato dai ricercatori ha quindi calcolato la sequenza di corse che potevano essere servite da un singolo veicolo. Il risultato ha portato a una riduzione possibile del numero di auto della flotta di oltre il 30% con livelli di servizio ‘quasi ottimali’. I calcoli non hanno reso necessario che le corse fossero condivise tra più utenti ma è il frutto della riorganizzazione, un’operazione che potrebbe essere eseguita con una semplice app per smartphone.

“Se prendiamo Manhattan nel suo complesso, potremmo soddisfare teoricamente la sua richiesta di mobilità con 140.000 auto, circa la metà di quelle che circolano ora – sottolinea Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit – questo significa che il problema della mobilità del domani può essere affrontato non necessariamente con più infrastrutture, ma con più intelligenza: in altre parole, con più silicio e meno cemento”.

Ora si attende che lo studio, magari spinto da un interesse anche politico di gestione e pianificazione della mobilità, possa essere replicato in altre metropoli nel mondo, magari anche in Italia, come a Milano o Roma. Qui però le cose si fanno più difficili: “Abbiamo una quantità notevole di dati da tante città del mondo – prosegue Santi – ma non da città italiane. In Europa c’è molta più frammentazione e le norme molto restrittive sulla privacy rendono difficile poter testare questi modelli. Per questo abbiamo scelto New York, dove l’accesso ai dati avviene tramite una sola autorità”.

Ma in città così diverse, come le metropoli italiane, questo sistema potrebbe funzionare? Gli scienziati sono ottimisti: “In una ricerca di un paio di anni fa abbiamo analizzato i viaggi condivisi in diverse metropoli. E abbiamo notato che i comportamenti sono gli stessi tra centri molto differenti come Vienna, città storica, e New York. Da Roma e Milano ci possiamo aspettare riduzioni simili in termini di efficientamento. Discorso diverso per le città più piccole”.

·IL FUTURO DELLA MOBILITA’
Il panorama del movimento nelle città è cambiato radicalmente negli ultimi dieci anni con l’avvento dei servizi di mobilità on demand. E ci si attende che, in futuro, sempre più privati si affideranno a servizi di condivisione del trasporto mentre prenderanno piede flotte sempre più numerose di auto a guida autonoma. Uno scenario in cui la gestione informatica dei movimenti si rivelerà fondamentale.

Un giorno potrebbe essere dunque un algoritmo a dirigere il traffico: “Noi abbiamo analizzato il sistema dei taxi perché è un caso di studio interessante e avevamo molti dati disponibili – puntualizza Santi – ma si applica pari pari a realtà come Uber e Lyft e ancora di più nel futuro delle auto a guida autonoma. Gran parte della mobilità sarà servita da questi servizi on demand, che grazie a questi studi potranno dimensionare opportunamente la flotta”.

L’altro grande interrogativo riguarda la questione delicata del lavoro. Una flotta ridotta significa meno auto e meno posti: “I nostri studi hanno come obiettivo ultimo migliorare il lavoro del tassista, rendendolo più efficiente con benefici anche per il traffico e per la qualità della vita – conclude Santi – ovviamente non vogliamo togliere il lavoro a nessuno, solo fare in modo che in futuro tutti lavorino meno per guadagnare lo stesso. Ma questo è un contributo a una discussione che spetta alle autorità cittadine e nazionali per regolare il mercato e modernizzare il sistema”.


Un commento

  1. L argomento in se stesso mi sembra interessante e in se stesso prodromo di approfondimento, il mio pensiero va però oltre il mero argomento taxi, nel senso che mi domando se un giorno qualcuno arriverà a concepire un algoritmo che decida il nostro spazio quotidiano riguardante le minzioni corporali, e questo mi preoccupa

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