Alfredo, 23 febbraio 2014

alfredoTre anni fa, la sera del 23 febbraio 2014,  Alfredo Famoso ci abbandonava nel giro di pochi minuti. Perse la vita mentre era in servizio, a causa di una lite con una coppia di passanti in via G.B. Morgagni a Milano, per banali motivi di precedenza. Un gesto inconsulto si trasformò così in tragedia, come avvenne alcuni anni prima per l’altro nostro collega, Luca Massari. Due esistenze stroncate dall’odio, dalla violenza fine a se stessa. Dal furto dell’incasso,  si è passati gradualmente alle aggressioni per futili motivi. In tempi più recenti, la tutela del lavoro di ciascuno di noi sembra non essere più garantita dalle istituzioni e la latitanza dello Stato è in parte complice di gravi fenomeni di intolleranza che rischiano con il tempo, di degenerare (non sia mai) con gravi conseguenze. Se il futuro sembra debba essere inevitabilmente contaminato da veleni micidiali  allora vorrà dire che la scomparsa di una vita umana non ha insegnato nulla a nessuno e rappresenta, con disonore, la clamorosa vittoria della violenza sulla ragione.

5 commenti

  1. Ricordiamo allora , anche la vita del Sig , Pasquale Leonardo ucciso in un hotel di Roma a pugni da un tassista .
    L’unica sua colpa fu trovarsi a svogere la sua professione , con un servizio regolarmente prenotato .
    Condannati comune e Camera di commercio al risarcimento poiche il tassista arrestato risultava pluripregiudicato per reati analoghi

  2. Quante volte ci è capitato di essere insultati gratuitamente? Solo magari per aver messo la freccia ed aver chiesto di svoltare?
    Non dico che succede in tutti i momenti, ma mi sono accorto che questo accade sempre più spesso, sopratutto in determinati periodi come quello attuale.
    Non dico che non sbagliamo mai, che a volte, per aiutare un cliente a non perdere il treno, si tenta di svincolarsi un po’ da una coda. Si, forse talvolta può capitare, ma sempre credo nell’ambito della corretezza generale e del buon senso.
    Nessuno è perfetto. In strada non vi siamo solo noi. Però a differenza di altre categorie di lavoratori “su strada” noto spesso un certo astio nei nostri confronti. Forse qualcuno di noi è particolarmente antipatico; non so. So solo che a mia memoria non ho mai sentito ucciso, per una discussione stupida, un camionista, un netturbino o un postino.
    Non è forse che a furia di essere dipinti dalla stampa e dai media in generale come una lobby dei privilegiati, dei evasori, dei incivili o adesso anche dei nazifascisti, a qualcuno vien voglia di vendicare tali ingiustizie nei confronti della “società”?
    Ciao Alfredo.

I commenti sono chiusi.