Senza licenza né permessi I taxi condivisi della movida

milano.corriere.it Lo schema è (quasi) lo stesso utilizzato per decenni dai tassisti abusivi e messo in campo più di recente dagli autisti di Uberpop. «Siediti davanti» ordinavano allora gli autisti, ora il consiglio arriva, più discreto, via app: «Psst, ricordati di sederti davanti». Meglio non dare nell’occhio: «Tassisti troppo bellicosi» o «vigili troppo solerti» spiega il driver. Vettura priva di simboli («tra noi ci riconosciamo»), nessuna licenza nel cruscotto («mica siamo professionisti») e polizze assicurative, nella migliore delle ipotesi, da normali padri di famiglia («ma con una copertura speciale per il passeggero»). Una volta erano quelli che sostavano solo davanti ad aeroporti e stazioni; in tempi più recenti, con Uberpop, giravano per tutta la città grazie a telefonini e geo-localizzazione; oggi, dopo le proteste, i disordini di strada e le sentenze del Tribunale sono tornati nei luoghi della movida, tra i giovanissimi, nelle sere di ogni fine settimana. 

L’ultima società arrivata a Milano è la francese «Heetch», variazione sul tema della parola hitch hiking, l’«autostop» con il pollice all’insù, come da logo della app. In Rete, la descrizione di Heetch è quella di un «trasporto sociale»: un car pooling (o ride sharing) che riporta a casa i ragazzini, magari ubriachi o senza patente, dalle feste, solo tra giovedì e domenica tra le 20 e le 6 (tutti orari in cui non si paga il ticket di Area C). Tuttavia, — contestualmente — sullo stesso sito si invitano le persone a diventare «driver» per «integrare il proprio reddito» (secondo lavoro), proponendo dunque quei guadagni che discriminano, secondo i giudici, un regolare car pooling dall’esercizio abusivo della professione. Proprio come accadeva a Uberpop, dichiarato fuorilegge per concorrenza sleale ai tassì.

Ma se Uberpop chiedeva corse da pochi euro, i viaggi di prova del Corriere con Heetch hanno sempre generato importi più alti da 8,50 a 23 euro, cifra entro la quale, con un taxi, partendo dal centro città, si arriva tranquillamente fino a Linate. E questa è una sorpresa: perché qualcuno dovrebbe spendere la stessa cifra di un taxi legale per un trasporto offerto da un autista senza titoli né licenze? La risposta è da cercarsi nella notte, «quando all’uscita dalle discoteche, la domanda di trasporto è alta, e l’offerta poca». Racconta il driver più giovane incontrato (in una forbice tra i 25 e i 60 anni): «È un secondo lavoro. Faccio tre ore al giorno quando esco dall’ufficio e prima di andare a divertirmi con i miei amici».

Per essere driver non serve nulla di particolare: un’automobile, una patente, un telefonino, la fedina penale pulita (richiesta solo a inizio collaborazione), la app è la stessa di quella degli utenti. Sui costi, i driver tengono a precisare che «non si paga un prezzo ma si fa una donazione», avvalorando così il ruolo sociale del servizio, molto sottolineato dal brand marketing di Heetch, sui social network. La tariffa si calcola tramite un algoritmo e l’applicazione Wave. In Francia, dove le proteste dei taxi contro Uber sono state più violente che in Italia (dove si arrivò comunque a uno sciopero selvaggio di cinque giorni), il primo nemico di Heetch era proprio Uber. A Milano, le «frecce» dei vigili urbani conoscono il problema ma fanno fatica a intercettare gli autisti delle app. E la corsa al nero può essere a doppio taglio anche per la stessa Heetch. A fine corsa, un driver infatti chiede: «Prenditi il mio numero di telefono, così la prossima volta mi chiami direttamente».

Giacomo Valtolina – CORRIERE DELLA SERA

6 commenti

  1. Stesso problema a Torino…qui abbiamo Z-go LAVORANO giorno e notte senza alcun problema hanno addirittura i loro posteggi fissi…Gli ex driver di U… sono passati alla nuova ditta e proliferano. Tutto questo non è sopportabile mi chiedo cosa stiamo aspettando a farci sentire…cosa dobbiamo attendere ancora!!!

  2. I vigili fanno fatica ad intercettarli? Basta che i vigili li chiamano con l’app e l’autista che si presenta è bell’e preso. Non ci vuole Einstein, diciamo che non c’è la voglia perchè magari è ancora una cosa in piccolo, raccontateci meno fregnacce…. E’ vero che a volte capita di aspettare il taxi, ma non per questo ci devono essere abusivi.

  3. Allora quando c\’è fila in banca o alle poste con l\’applicazione uno chiama \”et voilà\” arriva il solerte impiegato in nero per arrotondare! Magari perché non lo facciamo anche per il dottore, l\’infermiera, il panettiere, il bigletttaio e così via. Tutti ad arrotondare. In culo a chi fa il lavoro seguendo le regole.
    Questa non è innovazione.

  4. adesso capisco perche il lavoro di notte e calato parecchio siamo alle solite iniziamo come u… pop e poi vediamo cosa succede bisogna fare qualcosa senno finisce a ……..

  5. Pienamente d’accordo con Stefano Bulegato…..non ci vuole niente a prenderli, basta scaricare l’applicazione e presentarsi some clienti.
    Nel giro di quache settimana uno per uno li prendi tutti …..per cui che non raccontino stupidaggini, è che non cè la volontà di prenderli !!
    Per quel che riguarda Z-Go a Torino vale lo stesso identico discorso,non cambia proprio nulla.
    Mi pare che a riguardo però c ‘è una causa legale in corso da parte del nostro Ottimo Studio Legale Pavia Ansaldo che stà curando la causa anche contro U…-Black.

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