Singapore in coda per nuTonomy, il taxi “italiano” che si guida da solo

nuTonumylastampa.it Il primo taxi al mondo a guida autonoma ha acceso i motori una settimana fa, tra i grattacieli futuristici e i laghetti urbani di Singapore. «Per ora è una sperimentazione. Utilizzarlo è gratis e l’accoglienza è stata molto buona. Abbiamo la fila di gente che lo vuole provare». Emilio Frazzoli lo racconta con l’entusiasmo di un bambino. Professore e direttore della Transportation initiative al Mit di Boston, assieme al collega Karl Iagnemma è il fondatore di nuTonomy, la startup che ha inventato il taxi-robot prenotabile via app. Frazzoli si occupa di automazione da 20 anni. All’inizio lavorava con droni ed elicotteri in ambito militare. Poi ha iniziato ad applicare i suoi studi sulla robotica ai software delle auto, per creare quella che definisce: «una nuova forma di mobilità sostenibile»  

«I taxi che si guidano da soli hanno un vantaggio importante rispetto a quelli tradizionali», spiega. «La mancanza dell’autista aiuta a contenere i costi. Ma, al tempo stesso, proprio come un taxi normale, ci lasciano direttamente a destinazione. Questo – racconta – è un plus rispetto al car sharing: qui, non dobbiamo fare chilometri in più per trovare un parcheggio riservato al servizio. La macchina va via da sola verso il posteggio oppure a caricare il cliente successivo». Insomma: aumenta la comodità mentre le tariffe si abbassano: «Stimiamo che una corsa con nuTonomy costerà la metà di quella su un taxi».

Ma resta la questione sicurezza. Frazzoli non vuole quasi sentir parlare del caso dell’uomo rimasto ucciso in un incidente a bordo della sua Tesla mentre guidava in modalità Autopilot. «Quelle vetture devono essere sempre tenute sotto controllo dal guidatore. Noi progettiamo mezzi che possano davvero viaggiare da soli garantendo massima affidabilità. Purtroppo, studi raccontano che le auto a guida autonoma andrebbero guidate almeno per 5 miliardi di miglia perché si possano davvero definire sicure. E Google, Tesla e naturalmente pure noi siamo molto lontani dal traguardo». Anche per questo, a bordo delle sei vetture di nuTonomy appena entrate in servizio è previsto un “controllore” in carne ed ossa, un ingegnere dell’azienda pronto a intervenire in caso di anomalie.

L’azienda punta a far partire il servizio a pagamento senza safety driver nel 2018, con un parco auto di almeno 100 esemplari soltanto a Singapore, città-stato ad altissima densità abitativa, da sempre attenta a evitare il proliferarsi di macchine di proprietà. Mentre vanno avanti le trattative per portare i taxi robot in altri Paesi. Ma intanto Uber, che a breve lancerà le sue prime auto a guida autonoma a Pittsburgh, è battuta sul tempo.

3 commenti

  1. è inutile l’ auto autonoma se in germania sono gia in fase di sperimentazione i taxi a drone pilotabili senza alcuna patente speciale come leggevo qualche settimana fa su taxistory. Poi l’ auto autonoma in Italia non prenderá mai piede

  2. L’auto autonoma di proprietà non prenderà mai piede da nessuna parte: che senso ha acquistate una simile vettura senza poterla guidare? Probabilmente neanche i portatori di handycap saranno mai sensibilizzati a questa tipologia di vettura. Solo per il trasporto pubblico di persone è teoricamente appetibile

  3. E vero non ci sara il taxista ma un ingeniere controllore del sistema quello si e chi lo paga ha gia noi guadagnamo di piu un ingeniere dopo un sacco di incidenti cambi di corsia passaggi col rosso piste ciclabili contro mano pezzi interi di tragito fatti sul marciapiede il morto non sono riusciti ha nasconderlo pero non ne vogliono parlare capisco anch’io se fossi una multinazionale che tenta di babare qualche milione di pirla non ne parlerei un esempio eclatante dei fallimenti di questi innovatori costati alla gente un sacco di soldi e la telefonia umts eha generato un buco in queste multinazionali di miliardi di dollari ma va be e dimenticato via ha un nuovo progetto il progresso non si ferma e poi qualche altro milione di pirla si trova sempre

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