TTIP, l’accordo Usa-Ue al vaglio dei parlamentari

bandiera ttipLa Commissione Europea ha appena approntato una agenda che definisce le linee guida per l’economia collaborativa, ed è già polemica sui contenuti: non sono poche le divergenze tra coloro che vedono positivamente il documento e altri che sono di opinione opposta; ci sono molti aspetti in quella agenda che lasciano poca tranquillità per il futuro. In tandem proseguono gli accordi USA – UE per il trattato di libero scambio (TTIP) finora tenuti accuratamente segreti (chissà perchè…), ma da qualche giorno pare sia disponibile una “bozza” per pochi privilegiati, che ne faranno richiesta. Le due questioni mostrano evidenti incroci.

La bozza del trattato transatlantico su commercio e investimenti disponibile al Ministero. Ma alcuni deputati lamentano: “Poco tempo per consultarla e troppa segretezza”

Da due giorni i parlamentari possono sapere tutto del trattato sul commercio fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Per la prima volta la bozza del Ttip (Trattato transatlantico su commercio e investimenti) sbarca in Italia e può essere consultata da deputati e senatori che ne faranno richiesta. Per poter visionare i documenti, oggi “desecretati” grazie all’apertura del ministro Carlo Calenda, basta inviare una richiesta all’Ufficio di competenza della Camera o del Senato: una volta accolta, infatti, il parlamentare può recarsi sì al ministero dello Sviluppo economico, in via Veneto, ma dovrà attenersi a un registro stringente. 

Vietato portare con sé smartphone, computer e macchine fotografiche. Consentiti solo un taccuino e una penna per prendere appunti. Giulio Marcon, deputato di Sinistra Italiana, è stato il primo a varcare la reading room, la sala di lettura. «Sono andato nella giornata di martedì, il tempo ha a disposizione era talmente poco che ho potuto semplicemente sfogliare le oltre mille pagine. A occhio però posso dire che non mi sembra di aver notato nulla di nuovo». La sala di lettura dove campeggia la scritta “Ttip” è al quarto piano del Mise, una stanza che si raggiunge dopo avere percorso un lungo corridoio. All’interno un carabiniere e un funzionario del ministero («entrambi gentilissimi e cortesi», dicono) accolgono e monitorano chi consulta il testo. 

Un unico faldone, tutto scritto in inglese (a proposito, un dizionario Garzanti è a disposizione dei parlamentari), che contiene otto fascicoli, uno dei quali è la summa del trattato. Un accordo, quello fra Ue e Usa, che consisterebbe «nell’eliminazione degli ostacoli non tariffari causati dalla differenza di disciplina tra Usa e Europa», e soprattutto nell’apertura degli appalti pubblici e dei settori dei servizi. Con una stima sulle rispettive economie tale da far crescere il reddito nazionale dello 0,3 per cento annualmente e da far aumentare le esportazioni sia per l’Ue che per gli States. 

Una dozzina di parlamentari hanno subito fatto richiesta e iniziato a spulciare la “bozza” del trattato. Assieme a Marcon c’era anche Florian Kronbichler, parlamentare bolzanese della sinistra radicale che si dispera: «Ti danno tutto per nascondere tutto. Troppo poca un’ora di tempo, farò infatti richiesta per tornare un’altra volta. Per di più sfogliando il plico ho notato che i grafici sull’andamento economico facevano riferimento al periodo compreso fra il 2008 e il 2012. Ma siamo nel 2016. Eppoi non c’è un indice, non c’è una numerazione progressiva». 

Anche una delegazione dei Cinquestelle capitanata dal capogruppo a Palazzo Madama Stefano Lucidi ha visionato le carte sul Ttip. Fra questi c’era anche il deputato Riccardo Fraccaro che non si sbilancia: «Non possiamo dire nulla di quello che abbiamo letto. Ci hanno messo il bavaglio». Nei prossimi giorni sarà la volta dei leghisti Centinaio, Divina e Candiani. 

Anche il Partito democratico si è subito mobilitato nonostante siano gli ultimi scampoli di campagna elettorale. La prima fra i dem è stata la siciliana Gea Schirò Planeta rivela: «È un trattato ampio e interessante da quello che ho potuto vedere. Ci sono dei vantaggi per le piccole imprese, che potranno usufruire dell’eliminazione dei dazi doganali. In sostanza, se io voglio esportare un prodotto italiano negli Stati Uniti non pagherò più i dazi. Ad ogni modo bisognerà aspettare il round negoziale di luglio». Ma fra i dem c’è chi sostiene che «il negoziato non si chiuderà finché non sarà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti».   (La stampa)

4 commenti

  1. Sarà una partita importantissima, per il nostro paese, perchè sono in gioco le biodiversità (il nostro paese ne ha tantissime e sono la caratteristica che ci premia come made in italy), ci sono l’azzeramento delle leggi a livello nazionale a favore di un arbitrato sovranazionale (un gruppo di avvocati che si scambiano i ruoli a seconda delle circostanze per difendere questa o quella multinazionale) che detterà legge nei paesi, alla faccia della democrazia. Eclatante la questione dei polli americani che vengono da loro, prima di essere messi sul mercato, lavati con il cloro cosa invece da noi vietatissima perchè altamente sospetta di cancerogenità come pratica. Ma per saperne di più questo è il link del comitato Stop TTIP https://stop-ttip-italia.net/

  2. Il popolo non ha diritto sapere ciò che sarà il mercato e quello che dovrà consumare. E immorale un giochetto delle MULTINAZIONALI. Da rifiutare.

  3. Per tutti i colleghi che non sono ancora troppo sul pezzo e si vogliono chiarire le idee in vista del voto referendario, posto uno stralcio di uno dei pochi articoli seri che si trovano in rete. fonte “Il Corsaro”

    “A cosa serve, quindi, la riforma costituzionale? Serve a rendere più agile e priva di qualsiasi attrito, anche quello morbido di parlamenti tutt’altro che all’altezza del proprio ruolo, l’implementazione in Italia delle decisioni prese altrove. Serve a rendere più semplice e stabile il rapporto tra la politica e le élite finanziarie transnazionali, i cui interessi sono serviti in maniera molto più sicura e affidabile dal rapporto diretto con un presidente del consiglio che controlla direttamente maggioranze bulgare in entrambe le camere che da un sistema di divisione dei poteri. Serve a privatizzare di più, licenziare di più, picchiare di più in piazza. Altro che Berlinguer e i partigiani: più che dello storico dibattito sulla riforma del parlamento, la legge Renzi-Boschi è parente del TTIP e del fiscal compact. Sarebbe il caso che la campagna per il No, oltre a difendere la bellezza e l’eleganza del testo del ’47, si occupasse un po’ anche di questo. Giusto per informare i cittadini su cos’è veramente in ballo al prossimo referendum.”

    P.s. serve anche a liberalizzare a manetta!!

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