I taxi: la battaglia continua

la_battaglia_continua_il_giornoilgiorno.it I tassisti ne sono sicuri: Benedetta Arese Lucini ha pagato salata la cena coi parlamentari di una settimana fa. E ovviamente non si riferiscono allo scontrino del noto ristorante della Capitale, bensì al presunto danno d’immagine per Uber. I conducenti s’intestano così l’addio della manager, comunicato lunedì sera dalla start-up: «È tramontata la sua era – il commento di Giovanni Maggiolo di Unica-Cgil –. E il merito va anche alla nostra campagna sui social #tuttiacena.

Ora ne arriva un altro, non si fermano. E non ci fermeremo nemmeno noi». Silla Mattiazzi, segretario regionale Uiltrasporti, va oltre: «Ora pure quei deputati che si sono seduti a tavola dovrebbero fare la stessa fine». 

Insomma, per i padroncini Arese Lucini è stata mandata via e rimpiazzata con il numero due Carlo Tursi, già general manager di Uber Roma. Non proprio una scelta di discontinuità. Lettura legittima, per carità, ma che non trova conferme ufficiali. Nella nota dell’azienda si parla di «rapporto concluso di comune accordo». E pure la diretta interessata, contattata ieri dal Giorno, conferma a mezza bocca la «scelta condivisa». Progetti per il futuro? «Sì, ma non ho ancora deciso». I dubbi restano, anche perché l’avvicendamento nel quartier generale di via Forcella non pare fosse previsto. Per di più in una fase così delicata per lo sviluppo della società in Italia, che a luglio ha dovuto fare i conti con la sentenza anti-Uber Pop: bocciata per «concorrenza sleale» la versione low cost che consente a chiunque abbia la patente, un’auto di proprietà e la fedina penale pulita di caricare clienti a prezzi bassi.

«Spero non sia un cambio a fini lobbistici – si augura Francesco Artusa, presidente della Fai trasporto persone –. Col nuovo gm Uber si è avvicinata anche fisicamente ai palazzi del potere, proprio quando il disegno di legge sulla concorrenza entra nella fase decisiva». In ogni caso, avvisano i tassisti, «la nostra battaglia continua». Come dire: «A noi interessa che Uber vada via da Milano, non c’importa nulla della Lucini o di chi prenderà il suo posto», chiarisce Mattiazzi. Certo, in questi due anni i padroncini hanno fatto di tutto per mettere in difficoltà l’ormai ex gm. Dal blitz al Wired Fest agli applausi ironici alla Festa del Pd. Dai volantini sulle colonnine di chiamata ai nomignoli spregiativi tipo «Benny ’a carogna» e «Maledetta Arese Lucini».

Senza dimenticare i manichini appesi al Lorenteggio e lo striscione sotto casa in centro, anche se in questi due casi – è bene precisarlo – non è mai stato accertato un coinvolgimento diretto di qualche tassista. Episodi ai quali Arese Lucini non ha mai replicato direttamente, ma che sicuramente l’hanno ferita e costretta a girare sotto scorta. Ora tocca a Tursi. «Così cadrà pure l’alibi del sessismo – chiosa Maggiolo –. Noi non abbiamo mai contestato Lucini come donna, ma in quanto espressione di una società che viola la legge».

nicola.palma@ilgiorno.net

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7 commenti

  1. DATE LE DIMISSIONI E VERGOGNATEVI !!! I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO SOVRANO CHE VANNO A CENA CON LA MULTINAZIONALE A CUI DEVONO DEI FAVORI. MAGISTRATURA INTERVIENI .QUESTI PARLAMENTARI NON POSSONO NE PROPORRE NE LEGIFERARE SONO TROPPO COINVOLTI 《ci sei anche tu CAMANZI) DEL Antitrust .

  2. Bal abbandona il lato oscuro della forza e racconta al mondo tutte le porcate di u.

  3. ieri il corriere della sera nella pagina economica dava Luc.ni al ministero dei trasport come consulente da settembre. Se non imparate a leggere i giornali sindacalisti in testa non capirete mai niente

  4. Ma perché in Italia più sono mediocri e più li mandano avanti ? Perché ? Perché ?

  5. BAL al ministero dei trasporti ? … ci farà sparire proprio , mi informo subito per un corso da giocoliere , professione che eserciterò ai semafori per guadagnarmi la pagnotta … ITALIA CHE TRISTEZZA

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