Ancora guai per UberPop, dopo lo stop del tribunale la causa del Comune contro i driver

popMILANO – Non c’è pace per Uber Pop. Dopo la sentenza che ha disposto l’oscuramento della piattaforma web, ora arrivano le cause contro i driver. In realtà, i procedimenti giudiziari riguardano vecchie contravvenzioni contestate dai driver associati all’app e contro-impugnate dal Comune in caso di sconfitta dal giudice di pace. È il caso di M.G., fermato il 6 giugno di un anno fa dalle Frecce dei vigili perché «adibiva vettura (di sua proprietà Renault Mazda) immatricolata a uso proprio a servizio di taxi senza licenza». Come da Codice della strada, in quell’occasione i ghisa applicarono le sanzioni accessorie previste per la violazione dell’articolo 86: sequestro cautelare del veicolo, sospensione della patente (quattro mesi su decisione della Prefettura) e multa salatissima. Il 16 aprile 2015, però, il giudice di pace ha bloccato tutto, accogliendo nel merito il ricorso del conducente improvvisato perché «fortemente attenuato fino a non sussistere l’elemento psicologico della colpa nella commissione del fatto contestato».

ORA L’AVVOCATURA di Palazzo Marino, su richiesta della Direzione centrale Sicurezza Urbana, ha impugnato il verdetto di via Sforza davanti al Tribunale civile. Il motivo: «È opportuno – si legge nella delibera – appellare la decisione resa in primo grado, che appare contraddittoria e irragionevole, poiché ha deciso oltre quanto richiesto creando una diffusa incertezza sulla doverosità della sanzione e sulla punibilità dell’illecito contestato, anche in ragione della gravità delle norme violate dettate per evidenti ragioni di sicurezza». E ancora, «la sentenza impugnata, in contrasto con altra giurisprudenza dello stesso giudice di pace, costituisce un grave precedente poiché con motivazione perplessa paradossalmente induce a quella confusione sul lecito e il non lecito che induce a usufruire di un servizio rivolto al pubblico al di fuori di ogni regola e garanzia in quanto svolto senza alcun preventivo controllo e, quanto più grave, usufruibile anche dai più giovani». Più o meno la stessa argomentazione utilizzata dai giudici che hanno respinto il reclamo dell’app settimana scorsa. Si va in aula.

Nicola Palma nicola.palma@ilgiorno.net per “ Il Giorno”

7 commenti

  1. Queste sono prese di posizione che ti danno la sensazione di vivere in un paese civile . La certezza del diritto.

  2. Schiaffi e ancora schiaffi….. RU… è l’inizio di una lunga serie di schiaffi….. ….. …..

  3. Certo, tanto paga pantalone, no? Mi dite adesso quanto durerà una causa del genere, considerando che la prima udienza sarà forse a inizi del 2016, e se costerà più o meno il valore della multa che il Comune dovrebbe intascare? Che godiamo a fare di una notizia del genere?

  4. Lorenzo il tuo è un appunto inutile, se un GdP annulla impropriamente un giusto verbale della Polizia Municipale il minimo è che il Comune resista in tribunale. Altrimenti “diritto” sarebbe una parola senza senso.

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