Omicidio tassista di Roma del 2005, pene ridotte in appello

corte_appello_romamister-x.it Erano accusati anche di una serie di rapine nel dicembre 2005 – Condanne ridotte in appello per Walter De Luca e Danilo Segna, accusati di aver compiuto una serie di rapine a tassisti di Roma nel dicembre 2005, una delle quali portò alla morte Filippo Spugna, un cinquantenne in servizio al ‘3570’. Sedici anni e dieci mesi sono stati inflitti dalla I Corte d’assise d’appello a De Luca; dodici anni a Segna. In primo grado, la III Corte d’assise di Roma nel novembre 2012 li aveva condannati rispettivamente a 18 anni (De Luca) e a 17 anni (Segna) di reclusione.

La riduzione di pena è stata motivata con una serie di assoluzioni per alcune delle rapine contestate e con la dichiarazione di non doversi procedere per prescrizione per un’altro episodio. I due erano stati arrestati la notte del 23 dicembre del 2005 dopo aver tentato di rapinare una tassista romano; tre mesi dopo fu loro notificata un’ordinanza per la morte di Spugna che, ferito il 16 dicembre 2005, era morto il successivo 7 febbraio. Pistola in pugno, secondo l’accusa i due avevano letteralmente terrorizzato i tassisti in servizio nel centro di Roma. 

Nel caso della rapina a Spugna, ferito da un proiettile, erano saliti sul taxi dell’uomo alla stazione Tiburtina nel cuore della notte. Poi, sempre secondo l’accusa, giunti in località Settecamini avevano estratto l’arma e sparato.


Morto il tassista rapinato La moglie accusa l’ ospedale

L’ agguato il 16 dicembre, poi l’ infezione  archiviostorico.corriere.it

È morto all’ alba di ieri Filippo Spugna, il tassista di Centocelle colpito il 16 dicembre da un proiettile esploso da uno dei rapinatori che gli hanno portato via l’ incasso di una nottata. La sua agonia è durata 47 giorni. Ieri la moglie, però, non piangeva. «Non ha avuto nemmeno la fortuna di morire subito», si sfoga la signora Liliana. La sua rabbia è più forte del dolore. «Mio marito è stato ucciso dai balordi che gli hanno sparato per pochi soldi e poi anche da qualcosa di altro…». Il riferimento è a «un virus che lo avrebbe infettato nel reparto di rianimazione del Pertini». Avevano sperato fino all’ ultimo. Il paziente, infatti secondo il racconto della moglie, era migliorato fino al 26 gennaio, giorno in cui i chirurghi hanno estratto il proiettile che dalla schiena era finito quasi in gola. «Aveva ripreso a mangiare – fa notare con voce sofferta la donna -. Sorrideva, salutava pure con l’ unica mano che poteva muovere. Ma dopo l’ operazione il tracollo». I parenti del tassista hanno già nominato un perito di parte che assisterà all’ autopsia richiesta dal magistrato per capire se sia possibile individuare eventuali responsabilità, negligenze o errori da parte dei sanitari. Filippo Spugna, 52 anni, appena compiuti e papà di Barbara e Flavio, 27 e 28 anni, aveva passato una vita al volante di un taxi. Il mestiere lo aveva imparato da suo padre, Giuseppe, 92 anni, che ora piange per il figlio sapendolo ucciso da un incidente stradale, non da una pallottola. «Amava lavorare di notte – ricorda la sorella -. Con le strade libere, Roma gli sembrava più bella». Invece due clienti, abbordati vicino alla stazione Tiburtina si sono fatti accompagnare fino a Settecamini ed una volta là gli hanno rubato l’ incasso della serata ed esploso un colpo di pistola. Erano le 3. E lui con una voce flebile era riuscito a chiamare la sorella. «Aiutami, aitami», le sue uniche parole. Qualche ora dopo un barista lo ha notato riverso sul sedile. «Filippo lavorava per il 3570 – racconta il cognato, Giacomo – Presto gli dedicherò un sito con la sua sigla “Latina 48”: lì i tassisti potranno raccontare le loro storie». Sarà una perizia balistica sul proiettile estratto a confermare o meno se ad uccidere Spugna è la stessa arma usata da due rapinatori arrestati qualche settimana dopo il ferimento per una serie di colpi ai danni di altri tassisti.


RAPINE A TAXI:BITTARELLI,IN LIBERTÀ PRESUNTI OMICIDI SPUGNA  noitassisti.com

«Spesso i casi di rapina o di aggressioni non vengono nemmeno denunciati. C’è un pò di sfiducia». A parlare è il presidente del cooperativa 3570, uno dei leader dei tassisti romani, Loreno Bittarelli, segretario nazionale dell’UriTaxi, a proposito dell’ultima rapina, la notte scorsa, in cui vittima è rimasto un tassista di 34 anni. Il 6 gennaio un altro tassista era stato rapinato e ferito con una coltellata in via Palmiro Togliatti. Bittarelli sottolineando come la questione «sicurezza è un tema caro a tutti noi e va affrontato» ricorda, in tal senso, Filippo Spugna, il tassista di 51 anni morto in seguito ad un’aggressione subita nel dicembre del 2005. «Le forze dell’ordine – dice Bittarelli – riuscirono subito ad individuare i presunti colpevoli che ora però sono tornati liberi». Il lavoro dei tassisti «purtroppo espone a rischi» e nonostante «la massima collaborazione da parte delle forze dell’ordine», secondo il presidente dell’UriTaxi sarebbero necessari sistemi per l’incolumità di chi fa tale mestiere. Primo fra tutti, Loreno Bittarelli, parla di un dispositivo con microtelecamere posizionato nelle auto bianche collegato alle centrali operative e di cui viene segnalata ai clienti la presenza a bordo: «Farebbe innanzitutto da deterrente per i malintenzionati e poi, in caso di aggressione, sarebbe utile per l’allarme. Nessuno può estrapolare le immagini se non gli organi competenti». Ma il problema di tale sistema è il costo elevato e, secondo Bittarelli, «servirebbe un aiuto da parte delle istituzioni per mettere questo dispositivo nelle vetture». Per Bittarelli, poi, bisognerebbe anche «togliere l’uso della cintura ai tassisti almeno all’interno della città così come era in passato. Poichè non risulta un’incidenza di incidenti nella categoria per mancato uso di cinture di sicurezza – sottolinea il presidente dell’UriTaxi -, questa potrebbe essere una piccola cosa: spesso accade che si è bloccati da dietro proprio con la cintura che ci impedisce di scappare, anzi ci blocca».